Settembre 2009
No al Trattato di Lisbona
Intervista con Joe Higgins, Parlamentare Europeo del CWI
Alle Elezioni Europee dello scorso Giugno, l'irlandese Joe Higgins è stato eletto Parlamentare Europeo. E' membro del Socialist Party, organizzazione affiliata al Comitato per un’Internazionale dei Lavoratori (CWI/CIL), presente in 40 paesi in tutto il mondo.
L'1 e 2 Ottobre 2009 gli irlandesi saranno chiamati ad esprimersi nel referendum sul Trattato di Lisbona, che in realtà è una mini-costituzione europea. Eletto come "rappresentante dei lavoratori con un salario operaio", Joe è uno dei promotori della campagna del "No".
Perchè ti sei schierato per il "No" al referendum sul Trattato di Lisbona?
Il Trattato rappresenta gli interessi del grande capitale europeo, nonchè dei dirigenti politici e di tutto il comparto industriale militare. E' in definitiva contro gli interessi della classe lavoratrice. Promuove ulteriori politiche neoliberiste e intensifica il processo militare nell'Unione Europea, come ad esempio il formale riconoscimento dato alle industrie di armamenti che trova spazio per la prima volta in un trattato europeo. Istituzionalizza le decisioni della Corte di Giustizia Europea che promuove il diritto per i padroni di prelevare e sfruttare manodopera da altri stati, rappresentando questo un serio colpo al lavoro, ai salari e alle condizioni dei lavoratori nei paesi dove i posti di lavoro e i servizi vengono forniti. In altre parole una "corsa al ribasso".
Perchè gli irlandesi devono tornare ad esperimersi sul Trattato?
Lo scorso anno il 54% degli irlandesi si è espresso per il No al Trattato, ma l'establishment dell'Unione Europea, con la complicità del governo irlandese (di destra), non ha accettato ciò constringendoci a tornare alle urne. Stanno tentando di terrorizzare la gente a votare a favore, usando il pretesto della crisi economica che attraversa l'Europa ma che è particolarmente dura in Irlanda a causa della speculazione. Ci dicono: "Verrete isolati dall'Europa se voterete contro." "Gli investimenti ne soffriranno" e declamando invece tutto il bene possibile che si beneficierebbe dal voto positivo al Trattato. Queste sono tutte bugie. Noi diciamo che sono le politiche economiche portate avanti dall'Unione Europea come la deregulation, la liberalizzazione e la privatizzazione che hanno aiutato la crisi ad aggravarsi. I capitalisti in Irlanda non vogliono discutere i reali contenuti del Trattato ma sfruttare le paure nei riguardi dell'economia.
Come sta procedendo la Campagna per il No?
Il Socialist Party in Irlanda, che è affiliato al CWI, sta portando avanti una campagna usando manifesti, volantini, incotri e dibattiti pubblici. Focalizza l'attenzione sui diritti dei lavoratori, sulla difesa dei servizi pubblici da ulteriori privatizzazioni e l'opposizione alla militarizzazione e l'espansione dell'industria di armi. Contrapponiamo a tutto questo, l'idea di una Europa democratica negli interessi e gestita dai lavoratori, in altre parole un' Europa Socialista. I promotori del Si hanno maggiori risorse rispetto a noi, stimiamo una differenza di 10 a 1. Ci sono piccole organizzazioni di destra contro il trattato, ma la sinistra sta portando avanti una campagna indipendente. Il Socialist Party coopera insieme ad altri gruppi di sinistra e anti-militaristi, ma allo stesso tempo abbiamo la nostra propio campagna. Gli ultimi sondaggi danno la vittoria al fronte del Si ma c'è ancora tempo e porteremo avanti le nostre ragioni per far votare il maggior numero di persone contro il Trattato. Qualunque sia il risultato, anche se il Trattato di Lisbona dovesse essere ratificato non fermerà la mobilitazione dei lavoratori a lottare contro le politiche neoliberiste. Il punto principale per noi è riuscire a far mobilitare la classe lavoratrice a sconfiggere questo processo in atto e costruire una alternativa socialista di massa.
Quali sono le tue priorità come Parlamentare Europeo dopo l'esito del referendum?
Userò la mia posizione di parlamentare europeo per aiutare i lavoratori a mobilitarsi e tornare a lottare, a supportare qualsiasi loro lotta contro il taglio dei salari, contro il peggioramento delle condizioni di vita, la disoccupazione e contro lo sfacelo dei servizi pubblici. Sarò al loro fianco negli scioperi e nelle lotte, lottando per la solidarietà di classe e per fare in modo che prendano coscienza e si divincolino dalle politiche fallimentari condotte dai dirigenti del movimento