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19 ottobre 2006

Pakistan:

Balakot, un anno dopo il devastante terremoto

I sopravvissuti finite nel dimenticatoio

Azam Janjuah, attivista "Campagna per un’organizzazione sindacale", Islamabad, 19 ottobre 2006

Il tempo sembra si sia fermato a Balakot, una delle più pittoresche città completamente distrutta dal terremoto che si è abbattuto sul Pakistan e il Kashmir l’8 ottobre 2005 In quasi tutte le altre zone devastate dal terremoto, che ha ucciso oltre 100.000 persone, il lavoro di ricostruzione e gli sfori di ogni tipo per ricostruire una qualche forma di esistenza sono evidenti. A Balakot, invece sembra che in un anno non sia successo nulla. La gente vive ancora in logore tende o in qualche tipo di caverne costruite mttendo insieme qualche pezzo di macerie. Le lezioni scolastiche si tengono in tende dove spesso mancano lavagne, sedie e altri mezzi fondamentali. Gi ospedali improvvisati funzionano principalmente grazie a qualche gruppo religioso e qualche ONG, le bancarelle commerciali sistemate ai bordi delle strade sono state messe in piedi da rifugiati afgani. Riaz Hussain, un contadino del luogo esprime la propria rabbia con queste parole: " Siamo finiti nel dimenticatoio. Ognuno è lasciato a se stesso e non sa cosa succederà domani. Anche il lavoro di ricostruzione si è fermato" dice indicando sacchi abbandonati di cemento e piccolo pile di mattoni a dimostrazione del fatto che i lavoro di ricostruzione siano sospesi.

Con una scelat deliberata e senza precedenti nella storia del paese, il governo pakistano ha deciso di rimuovere Balakot dalla cartina geografica. Al suo posto verrà costruita una nuova città. Molto probabilmente a Bakrial, una zona a 20 chilometri di distanza da Balakot. Si tratta di un luogo ancora oggi lunare dove si possono trovare solo colline rocciose: tuttavia il governo continua ad insistere sulla costruzione di una nuova città che sarà disegnata somigliando in tutto per tutto a Islamabad e che dovrebbe essere fornita di nuove case, canalizzazione e acqua potabile. I sismologi hanno affermato che Balakot si trova in una zona troppo soggetta ai sismi e che è pericoloso viverci. La decisione di spostare una popolazione di 35.000 abitanti fu presa nell’aprile 2006. comunque trovandosi a 200 chilometri da Islamabad la gente di Balakot non ha ancora idea di cosa stiano progettando alle loro spalle. Un abitante di Balakot dice: "Ho sentito dire che ci porteranno da qualche altra parte. I funzionari del governo vanno e vengono ma non sembrano avere idea di dove saremo sistemati, nè quando e neppure come." Intorno a lui si estende una desolata spianta di macerie"; anch’egli si sente abbandonato e si chiede "Ci dovremo spostare, ci dicono. Ma dove vivremo fino ad allora?"

Mentre prevale la confusione, si diffonde anche la rabbia tra la gente di Balakot: rabbia perché l’esercito e le agenzie umanitarie se ne sono andate, per la mancanza di medicine, e rabbia per l’impossibilità di poter scegliere il proprio futuro.

Attualmente si dice che il lavoro di costruzione di nuove infrastrutture nella nuova città durerà almeno 5 anni. La gente è costretta a vivere in tende e in rifugi provvisori per altri anni a venire. C’è un’assoluta mancanza di acqua nella zona. Questa era una cittadina che viveva di turismo e che turismo ora non ne ha più. L’inverno che viene porterà altri problemi e altra miseria a gente che già soffre di povertà, disoccupazione e fame.

 

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