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6 settembre 2006

Libano:

Può l’ONU portare la pace?

Solo la classe operaia internazionale può mettere fine ai conflitti

Peter Taaffe, Socialist Party (CWI), 6 settembre 2006.

Dopo tutta una serie di zuffe, una forza dell’ONU è stata messa insieme per fare da "cuscinetto" nel corridoio di venti miglia che corrono tra il confine israeliano-libanese e le rive del fiume Litani. Molta gente vedrà in tutto ciò con una punta di sollievo dopo che la carneficina inflitta al Libano sembra giunta al termine. La speranza è che ora una guerra Israele e Libano diventi impossibile e che una  catastrofe di dimensioni ancora maggiori nel Libano sia stata evitata.

Comunque, il popolo libanese, nell’"accogliere" il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, non sembra condividere queste illusioni. Annan, è stato accolto dalle proteste degli infuriati residenti di Beirut delle devastate periferie meridionali di Beirut, delusi, secondo quanto dice il londinese The Guardian "dall’apparente passività dimostrata dall’ONU di fronte agli effetti delle distruzioni prodotte da 34 giorni di guerra tra Hezbollah e Israele".

Una forza ONU (UNIFIL) era già presente prima della guerra ma ciò non ha impedito che la macchina di morte d’Israele di entrare in azione.

In un famigerato incidente, 18 libanesi di un villaggio del sud del Libano sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano. Le vittime avevano chiesto rifugio in una base ONU, rifugio che è stato rifiutato da un comandante ONU preoccupato che potessi ripetersi l’incidente del 1996 quando 100 persone furono uccise, durante un raid israeliano contro Hezbollah, all’interno della base ONU.

Un abitante della zona occidentale di Beirut ha sintetizzato così l’atteggiamento generale nei confronti dell’ONU: "Non è brava gente. Non abbiamo fiducia in loro. Non hanno aiutato le popolazioni civili del sud del paese. Sono degli strumenti nelle mani degli americani".

Comunque, esistono ancora delle illusioni sia in Gran Bretagna come un po’ dovunque, in particolare tra i giovani e i lavoratori idealisti, che vedono nell’ONU e nelle sue agenzie come "una soluzione ai problemi delle guerre e dei conflitti, della povertà e del disastro ambientale. Ma il termine di Nazioni Unite come del resto quello di "comunità internazionale" è improprio.

In realtà, l’ONU riunisce le nazioni capitaliste, in particolari le più potenti, che sono poi "disunite" specialmente quando i loro interessi fondamentali sono tirati in ballo. Quindi l’idea che l’ONU possa essere "democratizzato", è un po’ come chiedere alla Confindustria di essere democratizzata per permettere ai lavoratori di avere voce nella sua gestione.

Inefficacia

Le origini e la storia dell’ONU, come della sua antisegnana "Lega delle Nazioni" prima della Seconda Guerra mondiale. La Lega delle Nazioni scrisse Trotsky "non è un organizzazione di ‘pace’ ma un’organizzazione della violenza di una minoranza imperialista sulla schiacciante minoranza dell’umanità". Nel 1928 il patto the Kellogg-Briand che dichiarava tra l’altro la guerra fuorilegge, fu firmato anche dalle potenze poi belligeranti nella Seconda Guerra mondiale. L’ONU ha giocato un ruolo anche durante la "guerra fredda", un conflitto in cui il principale imperialismo, gli USA, e i suoi alleati, da una parte, rappresentanti il capitalismo, e i regimi stalinisti della Russia e dell’Europa Orientale (burocraticamente pianificati ma con regimi monopartitici autoritari), dall’altra. Quando lo considerano necessario però gli USA condussero una guerra imperialista sotto le bandiere dell’ONU come nel caso della Corea.

In altre occasioni, essi proclamarono il loro diritto "unilaterale" a intervenire militarmente, come nel caso del Vietnam. Nel migliore dei casi l’ONU è stato il luogo in cui hanno trovato componimento conflitti di secondaria importanza.

Ma con l’avvento del regime di George W. Bush e dei suo complotto neoconservatore per la supremazia mondiale, la sola superpotenza mondiale ha fatto ricorso a una politica unilaterale e "preventiva". Questa nuda affermazione degli interessi americani, che ha combinato l’emarginazione e deliberatamente trascurato le "istituzioni internazionali" capitaliste, li ha condotto ad entrare in rotta di collisione con il capitalismo europeo. Quando gli Usa non hanno trovato il necessario sostegno per il loro premeditato attacco all’Iraq, non hanno esitato a infischiarsene dell’ONU e a organizzare le cosiddetta "coalizione volontaria" ora trasformatasi in coalizione "riluttante".

Con la sovrapposizione ora della catastrofe libanese a quella irachena, per non parlare del più grande disastro naturale nazionale della storia americana, l’uragano Katrina, Bush è stato costretto a rilasciare il pedale dell’acceleratore. Egli sostiene ora una posizione "pragmatica" verso l’ONU, spingendo Annan e sezioni del capitalismo europeo a intervenire per salvarlo dal pantano in cui si è cacciato.

Comunque, anche l’indecoroso scontro su quante truppe esattamente dovevano essere mandate in Libano – la Francia aveva promesso un grande sforzo ma per il momento ha spostato solo 200 soldati – ha mostrato come gli interessi nazionali abbiano la precedenza rispetto a qualsiasi altra considerazione.

La Francia era riluttante a prendere la testa della missione ONU in Libano perché si era precedentemente scontrata con la Siria e Hezbollah in quanto li considerava implicati nell’assassinio dell’ex Presidente del Consiglio libanese, Hariri.

Romano Prodi, il nuovo premier italiano, d’altro canto, ha salutato entusiasticamente la possibilità che le truppe italiane potessero "prendere la testa" delle operazioni in Libano.

Ciò gli garantisce una comoda diversione in salsa "peacekeeping"  di fronte all’opposizione della sinistra italiana alla presenza delle truppe in Afghanistan,e rafforza un po’ per la precaria posizione complessiva del governo Prodi.

Tony Blair è così discreditato in quanto leccapiedi di Bush che non è stato neppure consultato come possibile punto di riferimento per la soluzione dell’imbroglio libanase.

Libano 1982

Tuttavia è impressa della memoria dei libanesi la brutale esperienza della passate esperienze con l’ONU che non impedì la ripresa sanguinosa della guerra. Nel 1982, dopo l’ultima invasione su grande scala del Libano, una forza "multinazionale" fu dislocata in quel martoriato paese. Pochi mesi più tardi, le loro caserme saltarono in aria uccidendo 241 soldati americani e 58 francesi. Si potrà così capire meglio perché la Francia sia così reticente, questa volta, a spedire le proprie truppe.

Le truppe americane non potevano essere dislocate perché, dato il loro ruolo di sostenitori d’Israele, sarebbero state viste come una provocazione da parte dei libanesi. Israele per parte sua ha chiesto espressamente che nel "contingente di pace" non ci siano truppe arabe: si tratta di un’ulteriore conferma che gli interessi nazionali delle classi dominanti d’Israele vengono prima di qualsiasi intenzione pacificatrice.

Ma il Medio Oriente è solo l’ultimo caso di inefficacia delle forze ONU in teatri in cui dei combattimenti sono in corso.

Lo testimonia il catastrofico conflitto etnico nei Balcani. Le forze dell’ONU furono dispiegate solo dopo un periodo di silente e terribile salasso, tuttavia le divisioni etniche e nazionali restano intatte.

Inoltre le forze dell’ONU sono state coinvolte successivamente in casi di corruzione, ma anche di abusi sessuali, rispecchiando così la cancrena sociale dei "paesi civilizzati".

Anche Timor Est ha esemplificato la totale inefficacia dell’ONU quando si deve confrontare con importanti conflitti. I soldati indonesiani e le milizie pro-Jakarta nell’agosto 1999 uccisero come minimo 1500 persone dopo il referendum sull’indipendenza di Timor Est. Malgrado l’ONU avesse individuato i generali che avevano ordinato il massacro, non si è mai giunti al giudizio.

Nel giugno di quest’anno Timor Est si è spaccata ancora con l’esercito e la polizia divise e disintegrate, con le gangs che fanno volteggiare i maceti, i saccheggi, ecc.  . Tutto ciò è avvenuto mentre le truppe dell’ONU pattugliavano le strade.

Un leader dei diritti umani di quel paese ha commentato: "Sono sicuro che alcuni di coloro i quali hanno saccheggiato e dato alle fiamme le case stanno pensando, ‘se no è stato fatto nulla per i crimini del 1999, cosa mai potranno fare contro di me?’"

Qualcuno potrebbe dire che tutti questi esempi certamente dimostrano che "l’ONU è imperfetto" ma deve essere migliorato e messo al servizio dei popoli del mondo. Ma è indiscutibile il fatto che l’ONU è in ultima istanza nelel mani degli USA: "Essi [gli USA] hanno costituito l’ONU perché malgrado tutte le sue inevitabili imperfezioni  serve gli interessi americani" (Philip Stevens, Financial Times, 16/6/06). I finanziamenti americani sono decisivi per tenere in piedi l’ONU e può ritirarli in ogni momento se esso non si conforma a suoi interessi. Ciò è dimostrato dall’indecorosa corsa per ottenere uno dei dieci posti del Consiglio di Sicurezza elettivi. Una ricerca degli economisti di Harvard che hanno dimostrato l’ "importante vantaggio che da il far parte del Consiglio di Sicurezza: i soldi americani" (Financial Times, 31/8/06). Gli aiuti ai paesi del mondo neocoloniale aumentano del 59% quando essi riescono ad essere eletti "perché il loro voto vale qualcosa"!

La crisi iraniana

Dato la colossale e crescente ostilità nei confronti degli USA a livello mondiale, Bush e l’imperialismo americano ora hanno bisogno di una copertura ONU. Ciò però non altera il carattere di questa istituzione. L’ipocrisia americana, britannica e dei loro alleati diventa del tutto evidente in relazione al conflitto con l’Iran a proposito delle armi atomiche.

Noi siamo contro l’acquisizione del nucleare da parte dell’Iran come di qualsiasi altro paese. Ma l’Iran è circondato da paesi armati fino ai denti con armi nucleari: Israele, che ha minacciato ripetutamente l’Iran, ha cento testate nucleari. Inoltre gli USA aiutano e benedicono l’armamento nucleare di un paese come il Pakistan guidato da un dittatore come Musharraf. La potenza imperialista americana sostiene in particolare l’India, un’altra potenza nucleare.

Il Presidente iraniano, un politico populista ma che non è mai stato un alleato della classe lavoratrice né in Iran né altrove, aveva comunque ragione quando ha recentemente affermato: "Nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che presumibilmente dovrebbe mantenere la pace e la sicurezza nel mondo, gli USa e la Gran Bretagna hanno diritti e riconoscimenti. Se una nazione entra in conflitto con loro o + da loro oppressa, non è possibile far nulla. Le relazioni internazionali hanno raggiunto un punto in cui gli americani e i britannici possono imporre il loro volere su più di 180 paesi del mondo." (The Guardian, 30 agosto 2006).

Come tutte le alter istituzioni del capitalismo mondiale, l’ONU è un’arma nelle mani dei ricchi, sia negli USA che a livello internazionale. Inoltre non esiste alcuna "comunità internazionale" nel senso affermato da Bush e Blair ma solo la "comunità" delle classi dominanti del mondo: in ogni "comunità" capitalitica  ci sono due "nazioni" quella dei ricchi e quella dei poveri.

La povera gente non dovrebbe fare affidamento ai loro padroni o ai capitalisti, così come ai loro governi e partiti per la soluzione dei loro problemi su scala nazionale. E non dovrebbero averlo neppure su scala nazionale.

Viene adottata una doppia contabilità tra questioni nazionali e internazionali anche da alcuni di coloro che si proclamano socialisti o comunque di sinistra, i quali sostengono entusiasticamente l’ONU. Ma i commentatori della stampa capitalistica che sono gente concreta: come l’ex ministro degli esteri conservatore Douglas Hurd, riconoscono che il sole sta tramontando sulla loro amata istituzione: "L’ONU appare qualcosa di meno magico di 50 anni fa" (The Independent).

É necessario che il movimento operaio metta fine alla cialtroneria dell’ONU come strumento di "progresso", un mezzo per evitare guerre e fame. C’è molta gente ben intenzionata e devota che lavora per l’ONU o per le sue agenzie per aiutare I poveri, eliminare le malattie e liberare il pianeta dalla prospettiva ella guerra. Ma i loro sforzi, al di là delle buone intenzioni, sono come svuotare un oceano con un cucchiaino.

Il crescente esercito di poveri, un’espressione tra le più crude del capitalismo neoliberista, lo testimonia. I conflitti, alcuni dei quali tra del tipo più brutale, come la recente carneficina in Libano e Israele dimostra, moltiplica, solo le missioni "di pace" delle truppe ONU. Infatti la crescente necessità di truppe – di cui Darfur è solo l’ultimo esempio – "sovraccarica" di un espressione minacciosa non solo l’azione americana anche quella dell’ONU.

Internazionalismo

Esiste una sola forza che è in grado di mettere fine a questo incubo: la classe lavoratrice internazionale e le sue organizzazioni. Essa rappresenta la più potente "superpotenza" del pianeta, più forte di qualsiasi esercito o governo. Il solo "cuscinetto" che può imporre una soluzione duratura ai problemi del Medio Oriente è la classe lavoratrice, in primo luogo in Libano e in Israele.

Tutte le truppe straniere – che indossino o no il casco blù – dovrebbero andarsene dal Libano. Si lasci decidere al popolo libanese  il popolo destino, anche in termini di collaborazione con i lavoratori isrealiani così come con quelli del Medio Oriente.

Perché la zona "cuscinetto" deve essere realizzata solo sul territorio libanese? E perché non solo sul territorio israeliano? E perché non c’è nessuna zona "cuscinetto" tra Israele e Gaza? La risposta è assai semplice: perché in questo caso è necessario che la classe dominante israeliana abbia mano libera per continuare a terrorizzare e imprigionare i palestinesi di Gaza.

Se comunque il movimento indipendente dei lavoratori d’Israele in collegamento con i lavoratori libanesi e assieme a quella forza potenzialmente ponderosa rappresentata dalla classe operaia del Medio Oriente, le prospettive per un’altro scontro sarebbero bandite una volta per tutte.

Sono la classe operaia e il socialismo internazionalista la risposta ai problemi del Medio Oriente e del mondo e non l’ONU sempre più screditato.

da "The Socialist", settimanale del Socialist Party britannico e del Galles

 

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