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5 June 2004

Venezuela

Una nuova fase nella rivoluzione

La minaccia dei cospiratori di destra

Tony Saunois cwi

L’agitazione sociale e politica che ha scosso il Venezuela dall’elezione a Presidente, nel 1999, del radical-popolare di sinistra ed ex ufficiale dell’esercito Hugo Chávez, è entrata adesso in una fase nuova e critica. Chávez ha chiamato alle armi la popolazione ed ha chiesto la creazione di una "milizia popolare". Per la prima volta ha anche attaccato direttamente il capitalismo ed ha dichiarato che la "rivoluzione bolivara è entrata in una nuova fase anti-imperialistica".

Nello stesso tempo 7.000 lavoratori della Siderúrgica del Orinoco (Sidor) - la più grande acciaieria dell’America Latina – hanno scioperato per oltre un mese, chiedendo la nazionalizzazione dell’impianto.

Questo spostamento a sinistra di Chávez viene sulla scia dell’arresto di più di 130 paramilitari colombiani in Venezuela in seguito alla scoperta di un altro complotto per deporlo e forse per assassinarlo. La minaccia di una controrivoluzione e la massiccia pressione delle classi lavoratrici affinché il Governo prenda, hanno spinto Chávez a sinistra. È probabile che questo riveli un’occasione critica per la rivoluzione venezuelana.

La necessità per le classi lavoratrici di abbracciare le idee del Socialismo e di sconfiggere il capitalismo portando avanti una rivoluzione socialista, si pone ora urgentemente. La creazione di un partito socialista rivoluzionario di massa che lotti per questo è essenziale per portare avanti la rivoluzione socialista e per sconfiggere in modo decisivo la minaccia della reazione.

L’imperialismo USA e le classi dominanti venezuelane, fino ad ora hanno tentato di deporre il governo di Chávez in due occasioni. Furono sconfitti entrambe le volte dai movimenti di massa, dall’intervento delle classi lavoratrici e dagli ufficiali e dai soldati dell’Esercito.

La prima volta un movimento di massa spontaneo, le plebi urbane e gli ufficiali ed i soldati sconfissero un tentativo di colpo di stato nell’Aprile del 2002. Dopo essere stato arrestato e rimosso dalla presidenza, Chávez venne liberato dalla sua prigione e reinstallato nella sua carica dal movimento di massa dei lavoratori.

La seconda volta, la “serrata” dei boss, che durò dal Dicembre del 2002 al Gennaio del 2003, fu alla fine spezzata dalla resistenza determinata delle classi lavoratrici.

Durante tutto il periodo del governo di Chávez le classi dominanti hanno perseguito una politica di sabotaggio economico e politico. Iniziò una fuga di capitali e le elite ricche portarono le loro ricchezze fuori dal paese. La sola “serrata” ebbe un costo stimato di 40 miliardi di dollari USA di ricavi dalle vendite petrolifere persi.

La “serrata” fu seguita da un tentativo dell’opposizione di destra di raccogliere le due milioni e quattrocentomila firme necessarie per costringere Chávez a rassegnare le dimissioni e indire una nuova elezione presidenziale. Questa campagna – che si sta ancora combattendo in ambito giudiziario – fu ridotta a proporzioni quasi farsesche. Inizialmente la destra affermo di aver raccolto tre milioni e ottocentomila nomi. In seguito uno dei loro portavoce corresse questo dato e disse che di fatto erano solo due milioni e ottocentomila firme. Quindi ritardarono la verifica delle firme per 20 giorni.

A quel punto affermarono di averne tre milioni e quattrocentomila, ma concedendo che era possibile un margine di errore del 10%. La lista dei nomi includeva persone che erano già morte, alcuni anche più di un decennio prima! La credibilità di questa campagna ricevette un ulteriore colpo quando un giornalista rese pubblica la registrazione di una conversazione telefonica fra uno dei leader dell’opposizione e suo padre che era a Parigi. Durante la conversazione si diceva che la campagna aveva raccolto solo un milione e novecentomila firme. La veridicità della registrazione venne accettata dalla destra, ma il giornalista venne denunciato e portato in tribunale per aver divulgato la registrazione sui quotidiani e alla televisione!

Le squadre della morte dell’estrema destra

È in questo contesto che venne denunciato l’ultimo tentativo controrivoluzionario che coinvolge forze paramilitari colombiane. Sebbene i dettagli rimangano poco chiari, è stato stabilito che più di 130 Colombiani sono entrati in Venezuela si stavano addestrando all’uso delle armi in un ranch a poca distanza da Caracas. Il ranch appartiene a Robert Alonso, un Cubano anti-Castrista, uno dei leader dell’opposizione venezuelana.

Fra gli arrestati ci sono ben noti membri di lunga data delle AUC (Forze autonome di autodifesa), una squadra della morte dei paramilitari colombiani dell’estrema destra. Implicato nel complotto c’è l’ex Presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez. In una recente intervista radiofonica in Colombia, Pérez disse che bisognava sbarazzarsi con la forza di Chávez perché bisognava riconoscere che non era possibile farlo pacificamente.

Sembra che il piano dei golpisti fosse di attaccare una base militare per procurarsi le armi per una forza di maggiori dimensione che sarebbe dovuta arrivare in seguito dalla Colombia. Alcuni rapporti poi menzionano di un piano per impadronirsi di aerei militari con cui bombardare il palazzo presidenziale Miraflores. Altri rapporti indicano che doveva essere organizzata una campagna di attentati per provocare una maggiore instabilità e per giustificare il rovesciamento di Chávez.

Tutto questo insieme ad un aumento della tensione tra la Colombia e il Venezuela. Il Governo colombiano ha recentemente ottenuto più di 40 carri AMX30 dal Governo spagnolo. La Colombia è anche il maggior beneficiario degli aiuti militari americani dopo Israele, in seguito all’attuazione del “Piano Colombia”, iniziato da Clinton, che pone la Colombia al centro del teatro di operazioni dell’imperialismo USA nell’America Latina. Inevitabilmente sia il Governo colombiano sia quello americano hanno negato qualsiasi coinvolgimento nelle recenti operazioni paramilitari.

Sebbene non si possa escludere che questa fosse una “operazione freelance” orchestrata autonomamente da un gruppo di destra, l’imperialismo USA, le classi dominanti venezuelane e il Governo colombiano di destra di Uribe vogliono Chávez fuori dai piedi. Appena una settimana prima della scoperta di questa operazione, il Senato della Colombia aveva approvato una risoluzione contro Chávez. Il regime di Bush appoggiò sia il tentativo di colpo di stato nell’Aprile del 2002 sia la “serrata” nel 2003/2004. Il candidato del Partito Democratico per le Presidenziali, John Kerry, ha attaccato Chávez accusandolo di “non essere democratico”. È possibile che sia l’imperialismo USA sia le classi dominanti della Colombia e del Venezuela stiano ora sperando di rimuovere Chávez usando forze “per procura” dalla Colombia che lavorino in collusione con l’opposizione di estrema destra del Venezuela.

Il Venezuela è il quinto fra I maggiori produttori internazionali di petrolio e uno dei maggiori fornitori di petrolio degli Stati Uniti. La crisi nel Medio Oriente emfatizza la necessità per l’imperialismo USA di avere quello che è considerato un “sicuro” e “amico” regime in Venezuela. L’imperialismo USA paventa che le classi lavoratrici e il movimento di massa che si è sviluppato in Venezuela, possano spingere Chávez ad attaccare gli interessi USA più di quanto non abbia fatto fino ad ora. Gli eventi recenti indicano che le paure dell’imperialismo USA sono più che giustificate.

Chávez è sempre stato una spina nel fianco dell’imperialismo USA. Egli ha appoggiato un incremento del prezzo del petrolio ed ha attaccato la politica estera statunitense, specialmente in relazione all’Iraq. Nel proprio paese ha introdotto alcune importanti riforme in favore delle classi lavoratrici e delle parti più povere della società, ha attaccato la corrotta elite politica ed eliminato alcuni dei loro privilegi.

Tre milioni di acri di terra sono stati distribuiti alle cooperative contadine. La riforma dell’istruzione ha inserito tre milioni di persone nell’educazione primaria e secondaria. Per la prima volta le Università si sono aperte alle classi lavoratrici e sono state aperte 3.200 nuove scuole. Un milione persone sono già state “tirate fuori” dall’analfabetismo, con l’obiettivo di raggiungere la cifra di un milione e mezzo entro quest’estate. Milioni di persone stanno ricevendo per la prima volta assistenza sanitaria di base - un milione nella sola Caracas – attraverso il programma “Plan Barrios Adentro”. Questo ha comportato l’impiego di 3.500 dottori cubani che sono stati mandate nelle aree più povere - comprese le aree rurali che non avevano mai avuto accesso all’assistenza medica.

Queste riforme sono state contrastate dall’opposizione di estrema destra. Chávez e il suo governo hanno l’appoggio entusiastico ed irresistibile delle masse delle classi lavoratrici e dei più oppressi. È visto da milioni di persone delle parti più povere della società come colui che rappresenta i loro interessi. Il risultato è che egli è odiato dalle classi dominanti.

Tuttavia Chávez non si è ancora intrapreso alcuna mossa per eliminare il capitalismo. Il Governo non ha ancora nazionalizzato alcun settore dell’economia. Chávez e la “rivoluzione bolivara” che lui stesso ha invocato, fino ad ora ha soltanto posto la questione di una “più umana forma di capitalismo” ed ha mosso i primi passi verso una “pulizia” della corruzione e dei favoritismi con i quali le elite dominanti hanno governato il Venezuela.

Ma anche questo ha attizzato l’odio e la collera delle classi dominanti. Il fallimento di andare oltre e in modo più deciso per sconfiggere il capitalismo ha avuto come risultato una certa posizione di stallo nella lotta di classe nel periodo recente. La reazione non è riuscita a trionfare e non è stata abbastanza forte per rovesciare il Governo.

Nello stesso tempo, tuttavia, la rivoluzione non ha preso le necessarie misure per rovesciare il capitalismo ed incominciare a costruire il Socialismo.

Impasse

Questo ha portato ad una impasse che potrebbe continuare per un po’ di tempo. Questo, tuttavia, non può continuare indefinitamente. O la Rivoluzione assesta un colpo decisivo al capitalismo o la reazione trionferà. Sfortunatamente Chávez non ha posto la questione della presa della conduzione della società e dell’inizio della costruzione del Socialismo da parte delle classi lavoratrici.

Il fallimento di Chávez di adottare questo programma pone una grande minaccia alla Rivoluzione. Quando venne reinstallato alla presidenza dalle masse, dopo il fallito colpo di stato della destra nel 2002, Chávez fece l’errore di tentare di placare le classi dominanti e di trovare un accordo con loro, invece di scagliare un colpo decisivo contro di loro. Facendo questo Chávez diede loro il tempo di prepararsi di nuovo per rovesciare il suo regime ed infliggere una sanguinosa sconfitta alla classe dei lavoratori.

L’attuale impasse ha indubbiamente fatto perdere a Chávez una parte del consenso della classe media. Egli venne eletto con più del 60% dei voti. La crisi economica comporta che, nonostante alcune riforme siano state completate, ci sia ancora una enorme disoccupazione. L’inflazione è balzata al 30% e comincia ad erodere I risparmi della classe media. Il 70% della popolazione oggi vive sotto la soglia della povertà. Nei primi tre anni del governo di Chávez, il PIL è calato di un incredibile 47%. Molto di questo è da imputare alla “serrata” dei boss,alla fuga dei capitali all’estero e agli altri atti di sabotaggio economico. Le conseguenze sociali di questa crisi, però, hanno parzialmente eroso l’appoggio al governo di Chávez. Inizialmente Chávez ebbe l’appoggio di una significante parte della classe media. Rimanendo all’interno della struttura del capitalismo e non agendo in modo deciso per uscirne e di conseguenza non essendo capace di risolverne I problemi, Chávez adesso ha perso l’appoggio di parti significanti della classe media che in origine l’aveva appoggiato.

Il recente rincaro del prezzo del petrolio, unito alla fine della “serrata”, ha incrementato le entrate del Governo e gli ha dato un maggiore spazio di manovra. Il rapporto di Maggio della Banca Centrale del Venezuela indica una crescita dell’economia del 29.8% nel primo quarto del 2004, comparato allo stesso periodo del 2003. In altri termini, Il collasso causato dalla “serrata” è stato ora superato. Le altre attività economiche collegate col petrolio sono cresciute del 72.5%. Lo stipendio minimo è cresciuto del 30% entro il primo Maggio.

Questo, tuttavia, non riduce la minaccia della reazione, come hanno illustrato gli avvenimenti recenti. La crisi nel Medio Oriente, specialmente in Iraq, ha aumentato la necessità per l’imperialismo USA di avere un “paio di mani sicure” che guidino le faccende a Caracas.

Messo di fronte al nuovo tentativo della reazione di rovesciare il suo regime ed alla crescente pressione delle masse, Chávez sembra essersi mosso in una direzione più radicalmente di sinistra. Spinto dalla minaccia della contro-rivoluzione – che questa volta non si sarebbe solo limitata ad imprigionarlo, se fosse in grado di sferrare un altro colpo e fosse sicura di vincere.

Centinaia di migliaia scesero nelle strade il 17 maggio contro l’intervento colombiano. Chávez chiamò alle armi la popolazione ed chiese la creazione di una "milizia popolare". Il 14 di Maggio, Chávez chiese “l'esproprio di ogni edificio, proprietà o installazione dove ci siano prove che i gruppi paramilitari vi si siano addestrati”. Egli criticò anche il fatto che"... dopo la Guerra fredda molti della sinistra smisero di parlare di capitalismo, sostituendo il termine con neo-liberalismo. Entrambi I termini si riferiscono allo stesso impero assassino, perverso e laido". Sfortunatamente Chávez non ha ancora innalzato la necessità del Socialismo come alternative al capitalismo e si è vincolato alle Nazioni Unite affinché provvedano per una “soluzione” del conflitto nel Medio Oriente. Senza mettere in guardia dell’appoggio al capitalismo del nuovo governo “socialista” spagnolo, Chávez ha semplicemente dato il benvenuto alla recente elezione di Zapatero in Ispagna.

Il 17 di Maggio, dopo aver annunciate che il Consiglio della Difesa Nazionale era riunito in seduta permanente, Chávez dichiarò che nelle prossime settimane avrebbe: "cominciato a dare direttive e linee guida. Faccio appello alI’appoggio dei Consigli locali, dei movimenti sociali, delle correnti popolari. Uomini e donne, che non sono nella riserva, ma che sono pronti, in un modo differente, a diventare soldati, senza passare attraverso le caserme, a ricevere un addestramento militare e ad organizzarsi militarmente per la difesa del paese".

Questo appello generale deve essere trasformato in realtà dalla classe lavoratrice e dai movimenti di massa. La rivoluzione venezuelana non ha bisogno di amici che applaudano semplicemente passi radicali e discorsi. Quello di cui ha bisogno è una genuina solidarietà dei lavoratori internazionali e un programma socialista rivoluzionario che attinga dalle esperienze internazionali collettive della classe lavorativa. Un programma socialista rivoluzionario e uno scambio delle esperienze internazionali della classe dei lavoratori fortificherebbe le masse venezuelane nella lotta per sconfiggere il capitalismo e l’imperialismo.

La chiamata alle armi del popolo fatta da Chávez deve ora concretizzarsi dall’azione indipendente della classe dei lavoratori e dagli ufficiali e dai soldati dell’esercito. In Cile, prima del sanguinoso colpo di stato del 1973, che destituì il governo di sinistra di Allende, la classe dei lavoratori chiese le armi per difendere la rivoluzione. 500.000 marciarono di fronte al Palazzo Presidenziale chiedendo le armi. Alcuni lavoratori avevano armi leggere e squadre di difesa furono formate in alcune fabbriche. I leader risposero che le armi sarebbero state distribuite “al momento opportune”.

Tragicamente, però, anche questo non fu abbastanza. Quando il colpo di stato venne non c’erano armi. I lavoratori andarono nelle fabbriche come aveva chiesto il Governo di Allende, affinché “le trasformassero in fortezze della Rivoluzione”, anziché andare all’offensiva e affrontare la contro-rivoluzione marciando verso il Palazzo Presidenziale. Senza difesa, i lavoratori furono massacrati dai gruppi dell’esercito favorevoli al colpo di stato.

Questa tragica sconfitta è in contrasto con gli eventi durante la Rivoluzione spagnola, nel Luglio del 1936 a Barcelona la classe lavoratrice andò all’offensiva, prese le armi dalle caserme, prese il controllo della città e sconfisse la contro-rivoluzione. La Rivoluzione fu poi perduta durante la guerra civile a causa delle politiche errate seguite dai leader del movimento dei lavoratori.

La milizia dei lavoratori

La classe dei lavoratori del Venezuela e gli ufficiali e I soldati dell’esercito, devono fare I passi necessari per costituire una milizia armata dei lavoratori. I soldati devono eleggere comitati di ufficiali e soldati col compito di distribuire le armi alle squadre di difesa dei lavoratori, che devono essere formate. Questi comitati di soldati devono anche stabilire un sistema per eleggere gli ufficiali e per rimuovere quelli che simpatizzano per le forze favorevoli al colpo di stato della destra. Alcuni ufficiali favorevoli al colpo di stato sono già stati rimossi, ma questo deve essere esteso ed ogni ufficiale deve essere eletto ed essere soggetto ad essere rimosso da un comitato di ufficiali e di soldati.

Ogni fabbrica, posto di lavoro o città deve organizzare una squadra di difesa. Queste devono essere collegate fra loro e organizzate dal Comitato Bolivaro. Il Comitato Bolivaro deve ingrandirsi fino ad includere i delegate eletti in tutti I posti di lavoro, le organizzazioni delle comunità, l’UNT etc. I delegati eletti devono essere soggetti alla rimozione da parte delle assemblee dei posti di lavoro. Il Comitato Bolivaro deve essere collegato a livello distrettuale, cittadino, regionale e nazionale e stabilire un governo rivoluzionario di lavoratori e contadini.

La creazione di una milizia di lavoratori, sotto il controllo democratico della classe dei lavoratori, rappresenterebbe un grandissimo passo in avanti. D per sé, tuttavia, anche questo passo non garantirebbe la sconfitta della reazione e la vittoria della classe dei lavoratori. Le lezioni della Guerra Civile Spagnola, nel 1936-1939, sono vitali. La classe lavoratrice spagnola venne armata e combatté eroicamente. A causa delle politiche errate dei leader socialisti e comunisti, però, il capitalismo non fu sopraffatto e un governo di lavoratori non venne creato. Il risultato fu che le forze fascista di Franco emersero vittoriose.

La creazione di una milizia di lavoratori in Venezuela deve anche essere collegata alla creazione di un governo di lavoratori e di contadini con un programma socialista rivoluzionario. Le maggiori fabbriche, banche e istituzioni finanziarie, sia nazionali sia multinazionali, devono essere nazionalizzate sotto il controllo e la guida democratica dei lavoratori. Deve anche essere disegnato un piano economico di emergenza.

Un elemento di controllo dei lavoratori è già stato costituito in alcuni posti di lavoro e nella vitale compagnia petrolifera di stato PVDSA. I lavoratori in ogni posto devono prendere possesso dell’andamento quotidiano di ogni fabbrica e posto di lavoro. Questo deve essere collegato ad un sistema di management dei lavoratori democratici su tutta l’economia. I quadri delle compagnie nazionalizzate devono essere costituiti di rappresentanti eletti dei lavoratori dell’industria, del governo dei lavoratori e dell’UNT (Federazione dei Sindacati Bolivara). Tutti questi delegati devo essere soggetti ad immediata revoca e devono ricevere non più dello stipendio di un operaio specializzato. Tutti i funzionari governativi devono essere soggetti allo stesso esame e controllo democratico da parte della classe dei lavoratori.

Le organizzazioni dei lavoratori si sono rafforzate. L’UNT dichiara due milioni di membri raggruppati in 500 sindacati. Questi includono i due maggiori sindacati dei lavoratori petroliferi, Fedepetrol e Sinutrapetrol, il sindacato del settore pubblico Fentrasep ed i sindacati del settore privato alla Firestone, Pirelli, Ford, Polar, and Bigott. I vecchi capi corrotti della federazione dei sindacati, CTV, ha perduto sempre più supporto. Solo il 20% della forza lavoro però è sindacalizzata. L’UNT ha lanciato una campagna per organizzare l’80% della forza lavoro.

L’occupazione di alcuni posti di lavoro e le mobilitazioni di massa puntano verso una più decisa virata a sinistra delle masse, che domandano che la Rivoluzione vada oltre. Significativamente, durante la manifestazione del Primo Maggio di quest’anno, alcuni sindacati, come il sindacato delle arti grafiche, aveva striscioni che proclamavano: "Difendiamo la Patria. No all’invasione USA. Venezuela verso il socialismo."

La svolta a sinistra di Chávez e il movimento di massa possono anche spingere il regime a sferrare un più diretto colpo contro il capitalismo e l’imperialismo, che comprenda la nazionalizzazione di alcune industrie. Se questo accadrà e l’idea del Socialismo emergerà più forte all’interno della Rivoluzione, la lotta in Venezuela avrà indubbiamente più ripercussioni internazionali di quante non ne abbia avute fino ad ore.

Per vincere, il capitalismo deve essere sopraffatto attraverso l’uso di un programma rivoluzionario socialista. Questo deve comprendere un appello alla classe dei lavoratori dell’America Latina e degli USA per avere solidarietà ed appoggio, e per lotte di solidarietà contro ogni tentativo dell’imperialismo di sconfiggere questa Rivoluzione. Un tale appello, nel contesto di una massiccia coscienza anti-imperialista che si è sviluppata come conseguenza della Guerra in Iraq, riceverebbe un massiccio appoggio internazionale - anche fra i lavoratori ed i giovani americani. Un appello alla solidarietà internazionale avrebbe bisogno di essere collegato all’idea di stabilire una federazione democratica socialista dell’America Latina e degli USA. Solo un tale programma può l’imperialismo e le classi dominanti in Venezuela.

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