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Italia
Un nuovo autunno caldo
Il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea si è aperto con l’ormai famosa “gaffe” con il deputato del parlamento europeo Shultz candidato da Berlusconi a rivestire il ruolo di “Kapo” di un lager in un prossimo film. La domanda : “Fu vera gaffe?” si pone in quanto, il famoso episodio non solo si inserisce perfettamente nel quadro dei rapporti Italia- Europa, ma, come alcuni dicono, è coerente ad una strategia politica che Berlusconi potrebbe adottare sul medio termine.
Lotta per il Socialismo, Agosto 2003
Tuttavia, questo episodio ha avuto conseguenze più gravi,come ricaduta negativa di immagine, di quanto egli potesse immaginare. Nonostante il sostegno ricevuto da alcuni esponenti della sua coalizione, questo episodio marca un nuovo periodo di contrasti nella coalizione di governo, come anche nella classe dirigente. Dietro l’apparente approccio di noncuranza “maquillage” dei problemi seri tenuto da Berlusconi (si veda ad es. le misure “una tantum” che costellano gli interventi economici come l’ultimo DPEF) c’è una crescente crisi economica, politica e sociale in Italia.
La situazione economica italiana è caratterizzata da una contrazione del pil, fino al punto che, dopo 2 trimestri consecutivi di diminuzione dello stesso, tecnicamente la situazione è di “recessione”. Allo stesso tempo, a causa dell’introduzione dell’euro, la borghesia italiana non puo’ attuare quelle misure, tradizionali in Italia, di svalutazione monetaria che, se da un lato ridavano competitività alle esportazioni, costituivano di per sé un attacco agli standard di vita dei lavoratori.
Il tasso d’inflazione rimane alto (2,7% a Giugno secondo l’Istat, dato che comunque altre fonti ritengano sottostimato), ed è inoltre circa di un punto percentuale superiore alla crescita dei salari. Questo differenzia la situazione italiana da altRe crisi europee.
Berlusconi non è riuscito a portare a termine la distruzione dell’ art. 18 (almeno non frontalmente, come illustreremo più avanti) ne’, fino ad ora è riuscito a realizzare le tante riforme promesse ai suoi consimili. Ma ha più volte destato la rabbia (espressa anche in un gran numero di ore di sciopero) della classe lavoratrice. Qual è stata fin’ora l’originalità del suo contributo politico al dominio da parte della sua stessa classe? La precarizzazione del lavoro è stata iniziata dal centrosinistra con il famigerato “pacchetto Treu”, senza l’ondata di scioperi che ha contrassegnato il governo Berlusconi. Le pensioni, hanno già visto una riforma che è in corso di attuazione. Adesso lo stesso compito agita le tormentate anime populiste della maggioranza, ancor prima di vedere proposte concrete sul tavolo… ma, senza contare le pressioni d’oltre frontiera per una riforma del settore, il tempo passa, la situazione economica si aggrava, e la Confindustria dà segni d’ impazienza come gli applausi di D’Amato all’incontro milanese dei Ds.
E’ necessario fare qualcosa. Il sostegno della borghesia italiana (per quanto divisa in frazioni contrastanti) non e’ un’investitura divina del tipo “tu sei sacerdote per sempre...” . Con la recente liberalizzazione della “cessione di rami d’azienda” si tenta un’aggiramento dell’art18. Non c’è più la confidenza per un attacco frontale. La classe operaia ha dato grandi prove della sua combattività quando Berlusconi proponeva di cancellarlo . E’ arrivata fino al punto di passare all’offensiva. Siamo arrivati a un referendum nel quale l’astenzionismo “fisiologico” dell’attuale situazione italiana, dovuto alla disillusione di larghi settori della classe operaia sugli strumenti della democrazia borghese, è stato l’ultima ancora di salvezza di Berlusconi che lo ha unito ad una posizione di astenzionismo “militante".
Per far uscire dalla trappola in cui si sente presa la borghesia italiana, Berlusconi deve fare qualcosa.
Perchè non giocare la carta del nazionalismo, venendo incontro a sentimenti diffusi nella maggioranza, e magari giocando d’anticipo rispetto ad An che si sta ponendo come un rispettabile partito borghese, forse destinato a diventare predominante?
Del resto, la posizione adottata da Berlusconi nei recenti contrasti tra gli opposti imperialismi anglo-americani e franco-tedeschi, è nota... Il Cavaliere ambisce ad essere il piu’ volenteroso tra i volenterosi tirapiedi degli interessi Usa. Non bastava il contingente militare in Afghanistan... è una cosa comune,molti stati l’hanno inviata. Ci voleva qualcosa che segnasse una comunansa d’interessi “speciale” …cosa poteva essere meglio dei “migliaia di morti per sedersi al tavolo della pace”?
Fin dall’ inizio, non tutti nella stessa borghesia italiana, sono stati degli appassionati dell’Ue. E Berlusconi non è mai stato dei più ardenti. Qualche tempo fa, non si è fatto scrupoli di cacciare un ministro degli esteri sostenuto dagli amanti della bandiera con il cerchio di stelle. E i contrasti di famiglia tra le diverse anime del capitalismo italiano non si fermano qui.
Nuove “precarizzazioni”
Il decreto attuativo della famigerata “riforma Biagi” (la cosi’ chiamata legge 30) porta nel campo della realtà italiana tipologie contrattuali finora inedite. Dai primi di Settembre saranno introdotte un gran numero di nuove tipologie contrattuali tra le quali il cosiddetto “job on call” (lavoro a chiamata), dove i lavoratori saranno sempre a disposizione dell’azienda, con un minimo tempo di preavviso, e con solo un minimo di ore retribuite garantite, il cosiddetto “job sharing” (lavoro ripartito), dove avremo un singolo posto di lavoro ripartito tra due lavoratori, l’affitto di squadre (staff leasing), ovvero la possibilità di noleggiare intere squadre di lavoratori etc. I vecchi “co. co. co. ” saranno (nella maggior parte dei casi) trasformati in “lavoratori a progetto” teoricamente ancora più legati ad uno specifico progetto lavorativo ed a un determinato periodo di tempo. Ma in molti casi diverranno “liberi professionisti” con relative partita iva.
Il mercato del lavoro già alquanto liberalizzato dalle precedenti leggi, arriverà fino alla creazione di vere e proprie “borse del lavoro”, oltre a vedere una pressoche completa liberalizzazione dei servizi di collocamento ai quali verranno chiamati anche i sindacati, oltre a praticamente tutti coloro che ne vorranno ricavare un utile.
Uno sciopero generale di 2 h è già stato proclamato e confermato da parte della Cgil, contro questa “legge 30”, per il prossimo autunno, proseguendo così l’ormai usuale disastrosa tattica di scioperi posti a lunga distanza dal momento in cui vengono proclamati e di durata inadeguata.
Il contratto dei metalmeccanici e la crisi Fiat
Purtroppo dobbiamo notare che ci sono abitudini anche peggiori, e che non sempre le novità sono positive. La piattaforma della Fiom per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici si poteva definire decente…Un aumento salariale quasi adeguato, la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato dopo un certo periodo di tempo, agevolazioni per la formazione, una qualche consultazione dei lavoratori sulla piattaforma rivendicativa... Non ci si poteva lamentare troppo. Ma dopo scioperi e manifestazioni, Fim e Uilm hanno firmato un nuovo accordo separato con la Federmeccanica. Un “patto scellerato” di portata ridotta. Ormai e’ un abitudine…E quanta fatica è costato alla base della Cgil far perdere (o almeno diminuire) l’abitudine alla “firma ad ogni costo”!
Ma dopo una mobilitazione di un certo successo contro questo nuovo accordo separato qual è stata la tattica scelta dalla Fiom?Il trasformare la battaglia per il contratto nazionale in una moltitudine di piccole battaglie per i contratti aziendali,frantumando le forze della classe operaia...
Ma, nonostante ciò, il successo ottenuto in quasi 100 fabbriche in poco tempo, unito alla pressione dal basso dei propri membri, che continua a rimanere alta, porterà a nuove mobilitazioni unite, a livello nazionale in autunno.
La rovina della Fiat prosegue, malgrado isolati segnali di segno contrario. E continua allo stesso tempo, la mancanza di qualsiasi proposta da parte della proprietà. Mancando le idee,si prosegue con le forbici,forse sperando che il rimanente sia tagliato a misura dei desideri della General Motors che non pare interessata a una maggiore partecipazione nella sartoria italiana. Circa 2500 nuovi tagli sono nell’agenda del prossimo Settembre.
Ma le mobilitazioni dei lavoratori, che negli ultimi tempi hanno visto una ripresa, collegandosi anche alle lotte sul nuovo contratto, possono contare su una recente vittoria morale. Il tribunale di Milano ha deciso il reintegro nel posto di lavoro di circa 1000 lavoratori per i quali la passione della proprietà per la potatura degli uomini è stata più forte del rispetto per gli altari della legge. Nessun dubbio sulla portata esclusivamente morale della vittoria del ricorso presentato da alcuni sindacati. Ma spesso il fattore morale è quello decisivo.
E' necessario dire in che modo dovrebbero lavorare i sindacati. La situazione richiederebbe scioperi di durata più ampia e da effettuarsi al più presto possibile dopo un attacco ai lavoratori. Le lotte sindacali su temi specifici devono legarsi insieme alla più generale lotta per un cambio radicale nell’attuale sistema.
I guai del Cavaliere
Le motivazioni della sentenza di condanna per Previti hanno innescato nuovi attacchi alla magistratura fino alla proposta di una commissione d’ inchiesta. Molti, nella stessa maggioranza di governo, la ritengono fuori luogo. Il ridicolo di cui si e’ ricoperto il Cavaliere di fronte alla stampa internazionale per la sua premura di salvaguardare innanzitutto i propri interessi privati, è ormai giunto a dimensioni sufficienti per tutti. Nessun bisogno di ulteriori rivelazioni su quali siano le priorità di Berlusconi. Anche le classi medie hanno, anche recentemente, dimostrato la loro contrarietà agli attacchi alla magistratura e alla libertà di opinione.
Lo spettro del comunismo, che si aggira in Europa fin dai tempi di Marx, è particolarmente presente nei deliri del Cavaliere, fino ad assumere forme ridicole e francamente imbarazzanti per la stessa borghesia. Ma la situazione, lontano dall’essere ridicola, è drammatica.
Gli interventi di riforma della carriera dei magistrati, gli attacchi al Csm, sono mirati a facilitare il controllo da parte del potere politico sul potere giudiziario. Inoltre la libertà di opinione in Italia è già messa in discussione dal concentramento nelle mani di Berlusconi di gran parte dei mass media. Le nuove leggi approvate dalla maggioranza della Casa delle libertà sanciscano e consacrano con l’olio della legalità il monopolio del Cavaliere.
Anche il conflitto d’ interessi è stato regolamentato…consacrando il diritto di Berlusconi a perseguire i propri interessi privati dall’alto della sua carica istituzionale.
Attacchi ai migranti
La ben nota xenofobia della Lega Nord ha visto, recentemente, episodi che, assolutamente tutti, speravano di non vedere. Si è giunti fino alla richiesta dell’uso delle armi della marina militare contro le imbarcazioni dei migranti nel canale di Sicilia.
Su questo tema, comunque in fondo c’è un’unità di vedute nella maggioranza, e anche a livello europeo le idee del governo italiano rischiano di trovare un terreno fertile per peggiorare ulteriormente la condizione dei migranti.
Le classi dominanti vogliono far prendere i migranti come capro espiatorio per il peggioramento delle condizioni di vita delle masse, dovuto in realtà all’attuale sistema economico. I veri responsabili rimangano coperti, e, nello stesso tempo, si divide la classe operaia. Inoltre, essendo illegali, e quindi clandestini, i migranti possono cosi’ fornire manodopera senza diritti facilmente gestibile e ricattabile.
Ma l’uso della marina militare in operazioni di affondamento non giova a nessuno.
L’appartenenza alla “coalizione dei volenterosi” contro il terrorismo non ha del resto scoraggiato il governo da trattative poco chiare sul tema dei migranti con uno degli stati nella lista nera di Bush, come la Libia.
L’opposizione parlamentare
I Ds hanno ormai (e da un bel pezzo) tutte le carte in regola per porsi come il partito più conforme agli interessi della classe dominante, o almeno come quello più conforme agli interessi di frazioni della stessa. La linea politica del partito è da molto tempo puramente liberista. Inoltre, le aree all’interno del partito, che erano portatrici di un qualche dissenzo alle linee politiche della corrente di maggioranza, non solo hanno di per se perso di importanza col passare del tempo, ma sono state anche zittite dalle tradizioni staliniste dei Ds. Inoltre la Quercia continua ad avere un ruolo egemone nella coalizione dell’Ulivo.
Nonostante tutto, Rifondazione continua ad essere un’importante centro di gravitazione politica per la maggioranza dei lavoratori politicamente coscienti. La situazione all’ interno di Rc appare in piena evoluzione, specialmente con la recente ricerca da parte di Bertinotti di un nuovo accordo di programma(e forse anche di governo) con il centrosinistra. Fortunatamente, Bertinotti non è esente da critiche all’ interno del suo stesso partito. Alcuni portatori delle critiche suddette hanno iniziato ad organizzarsi, con tessere ed altri strumenti che li renderebbero ipoteticamente pronti per uscire da Rifondazione.
Bertinotti non ha mai avuto una sua propria linea politica. Ma ha sempre tentato di seguire la novità del momento. Con risultati non esaltanti. E, nel caso più recente, rimanendo spiazzato, quando la novità più esaltata è entrata in un momento di pausa, forse entrando nella fase discendente della sua parabola.
Quante lodi, quante aspettative, quante speranze nel “movimento dei movimenti”! Anche nelle tesi approvate dall’ultimo congresso di Rifondazione, che avrebbero dovuto fissare la linea politica fino al prossimo congresso. Nelle quali si parlava di tutto, meno che di un nuovo accordo con il centrosinistra.
Questa è la ragione per cui alcuni degli scettici rispetto alla leadership di Bertinotti, stanno raccogliendo le firme per un nuovo, e straordinario congresso del partito dal quale si aspettano una sconfitta della linea dell’attuale leadership. In caso di insuccesso, ai suddetti scettici, probabilmente non rimarrebbe altra strada che scindere la propria da quella di Bertinotti. Con risultati in ogni caso dubbi.
Del resto, nelle ultime elezioni locali abbiamo visto, in molti casi, il centrosinistra stesso non gradire l’alleanza con Rifondazione. Gli scarsi risultati ottenuti in questi hanno fatto porre a Bertinotti la giusta domanda di un cambiamento necessario nella linea politica. Ma la risposta di Bertinotti è stata quella sbagliata.
Un nuovo governo del centrosinistra con l’appoggio, e forse anche il sostegno o la partecipazione, di Rifondazione vedrebbe nuovamente Rifondazione mettere la firma a nuovi attacchi alla classe lavoratrice, con conseguenze disastrose, non solo in termini di perdita di consensi per Rifondazione stessa, ma anche per la completa disillusione verso qualsiasi partito dei larghi strati di coloro che comunque continuano ad avere Rifondazione come centro di gravità, oltre a lasciare politicamente scoperte le lotte sociali in corso,tra le quali bisognerà anche citare quelle che, dove non è presente negli organi di governo locale, Rifondazione, bene o male appoggia, contro le politiche locali di tagli allo stato sociale dei Ds.
C'è una grande pressione per rimuovere Berlusconi nelle masse. E questa continuerà e si intensificherà nei prossimi mesi. Di questa si deve tenere conto.
Finora la critica di Rc al centrosinistra non è stata sufficiente. Sarebbe necessario per Rc, prepararsi a stare in minoranza e a educare le avanguardie a parlare con le masse.
Il “movimento dei movimenti” nonché la spontaneità popolare in genere, non sono di per sé in grado di guidare un cambio radicale nell’attuale sistema, come l’esperienza storica dimostra. Senza un cambio nell’attuale sistema qualsiasi conquista ottenuta dai lavoratori con le proprie lotte è perennemente in pericolo inoltre l’inadeguatezza dell’attuale sistema è provata dalla povertà, dallo sfruttamento, dalla miseria diffusa nelle masse lavoratrici .
L’esperienza storica dimostra la necessità di un partito per organizzare e guidare le lotte.
E’necessario per un partito avere un chiaro programma che ponga al centro la nazionalizzazione delle principali imprese,che dominano l’economia, sotto il democratico controllo e l’amministrazione dei lavoratori, se vuole guidare un cambiamento radicale nella società. La costante assenza di questo, ha fatto perdere a Rifondazione la possibilità di radunare sotto la propria bandiera la maggioranza della classe lavoratrice, unica forza in grado di effettuarlo.