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12 Aprile 2003

Via le truppe Usa, Britanniche e Australiane dall' Iraq e dal Golfo Persico!

No all'imperialismo degli Stati Uniti!

Per un mondo socialista senza guerra e terrore!

La guerra contro l'Iraq è oramai nella sua fase finale. Ma il nuovo ruolo coloniale dell'Iraq è appena iniziato. L'occupazione dell'Iraq da parte della più grande potenza imperialista del mondo provocherà sentimenti di grande ostilità, non solo in Iraq ma in tutto il mondo arabo. Una volta recuperate le proprie forze, dopo la devastante esperienza delle ultime tre settimane, il popolo iracheno comincerà a ribellarsi contro l'occupazione delle forze armate straniere.

I costi di questo attacco brutale sono altissimi. Questa guerra è costata moltissimo in termini di vite umane, ma ha anche costi economici e sociali. Sono state distrutte case ed edifici pubblici con la conseguente perdita di posti di lavoro.

In verità, questa guerra non è stata nulla di più che una criminale invasione imperialista per il controllo del petrolio. Fin dai primi giorni della guerra è stato evidente che le previsioni degli strateghi del Pentagono di una guerra facile si erano dimostrate sbagliate. L'accoglienza alle truppe anglo-americane non è stata quella prevista da Bush e il numero di morti tra le file americane e inglesi è stato maggiore di quello previsto.

Massiccia opposizione alla guerra

Mai prima di adesso coloro che ci governano erano entrati in guerra nonostante l'enorme opposizione internazionale. Il movimento contro la guerra è stato magnifico. Ha scosso i governi del mondo e ha lasciato George Bush col solo appoggio di pochi primi ministri i cui elettorati sono inequivocabilmente contro questa guerra - come Blair, Aznar, e Berlusconi. La forza dell'opinione pubblica che si è opposta a questa guerra e ai piani imperialistici degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e che era nettamente contraria a un conflitto senza l'avallo delle Nazioni Unite è riuscita a ritardare per settimane il bombardamento a tappeto su Bagdad. Tuttavia, non è riuscita a fermare la guerra.

Questa premeditata prova di forza contro l'Iraq è stata concepita da George Bush come una guerra non per la democrazia e i diritti umani, ma per gli interessi economici e strategici dell' imperialismo USA, specialmente delle compagnie petrolifere. Una volta cominciata la guerra, il ritiro delle truppe in un qualsiasi momento del conflitto, avrebbe significato per l'imperialismo americano un colpo devastante al proprio prestigio. È stata certamente una guerra per il petrolio, ma è anche diventata una guerra portata avanti da Bush per riaffermare il dominio degli USA nel mondo.

Oggi questo comprende lo scontro con i capi di governo della Francia, della Germania e persino della Russia, in risposta ai movimenti di massa in quei paesi, ma anche per i loro propri interessi capitalistici e giochi di potere. In queste circostanze, prima che la conquista fosse stata assicurata, l'unico modo per fermare la guerra era di costruire un movimento così potente che gli interessi di Bush e della classe capitalista americana sarebbero stati mesi a rischio.

Berlusconi

La massiccia opposizione alla guerra in Italia ha legato le mani a Berlusconi. L'opposizione del Papa alla guerra ha dimostrato che anche all'interno della coalizione di Berlusconi c'è una maggioranza contraria alla guerra. Egli vorrebbe essere "il miglior amico dell'America", ma poi teme le reazioni della classe lavoratrice italiana. Berlusconi ha cercato di tenere un piede in due scarpe. Da una parte ha dichiarato di essere per la pace perché sa bene che l'intero paese sarebbe stato contro di lui, ma allo stesso tempo dà supporto logistico alla macchina militare USA, permettendo inoltre ai militari americani di lanciare attacchi diretti dalle basi in Italia, malgrado il fatto che il voto del parlamento italiano non lo consenta . Ora è felice di accettare la richiesta, da parte dei suoi amici di Washington, di fornire contingenti di Carabinieri per missioni di 'peace-keeping' nel nuovo regime coloniale!

Alla fine anche queste concessioni sono un modo per giustificare la guerra. Con questi atteggiamenti, Berlusconi e il governo, si "sporcano le mani di sangue". Berlusconi mette sempre gli interessi del grande business americano ed italiano prima di ciò che vuole il popolo italiano. Solo una vera sfida al ruolo di Berlusconi può eliminare il coinvolgimento italiano nelle politiche imperialiste.

Come possiamo sfidare l'imperialismo degli USA?

I movimenti di massa possono giocare un ruolo primario nel far deragliare i piani di Bush e Co. Anche adesso che la guerra sta giungendo al suo drammatico epilogo, possiamo impedirgli di continuare ad intraprendere la sua cosiddetta "guerra contro il terrorismo" che è in realtà una campagna che usa la brutale forza militare per rivendicare il dominio del capitalismo USA sul globo. Se viene data loro carta bianca, Bush e compagni non si fermeranno dopo questa guerra. Questo è dimostrato da quanto scritto da Rumsfeld sull'11 Settembre. Mentre il mondo vacillava per lo shock, quando le Twin Towers crollarono, Rumsfeld scrisse: "Giudica se non sia abbastanza buono colpire S. H [Saddam Hussein] nello stesso tempo. Non solo O. B. L. [Osama Bin Laden]. Vai giù duro. Spazza via tutto. Che le cose siano collegate o no."

Il movimento contro la guerra in Vietnam giocò un ruolo deteminante nel costringere gli Usa a ritirarsi. L'attuale movimento contro la guerra è più grande di ogni precedente, compreso quello contro la guerra del Vietnam. Anche se non è riuscito a fermare la guerra, che è stata per varie ragioni breve, questo movimento di massa è riuscito a giocare un ruolo decisivo nel modificare i piani di Rumsfeld e compagni ad "andare giù duro".

Sciopero

Le grandissime manifestazioni in tutto il mondo e, in modo particolare, gli scioperi contro la guerra che sono stati fatti, ci indicano la crescente rabbia contro le guerre di interesse capitalistico e si ha la netta impressione che le azioni dei movimenti di massa potranno produrre effetti nel corso della storia. L'Italia, fin dai giorni immediatamente successivi alla manifestazione del 15 Febbraio, ha visto un gran numero di forme di protesta contro la guerra imperialista. Il blocco delle ferrovie e delle basi Usa e gli scioperi nei porti hanno dato un esempio meraviglioso. In tutta Europa l'interruzione dal lavoro a mezzogiorno di venerdì 14 Marzo ha rappresentato uno sciopero politico internazionale senza precedenti.

La chiamata allo sciopero da parte di Cgil, Cisl e Uil, all'inizio del conflitto, è stato il risultato di pressioni venute dal basso. Guglielmo Epifani, capo della Cgil, disse: "Quando cadranno le prime bombe, questo Paese si fermerà e i lavoratori uniti diranno no alla guerra". Queste parole riflettevano l'ostilità di massa contro questa guerra e contro l'appoggio dato all' imperialismo americano dal governo Berlusconi. Lo sciopero ebbe, in tutta Italia uno straordinario successo. Esso fu inoltre accompagnato da una miriade di manifestazioni, di blocchi stradali ferroviari, e dall'occupazione di molte scuole, università ecc..

Moltissime altre iniziative ebbero luogo anche nei giorni successivi. Lo sciopero generale di 8 ore del 2 Aprile (proclamato dai sindacati di base, e sostenuto da alcuni anche nella stessa Cgil) ebbe uno straordinario successo. Un milione di lavoratori aderirono allo sciopero e in 300.000 manifestarono in 30 città.

E' necessario organizzare assemblee in ogni luogo di lavoro dove le questioni correlate con la guerra possano ancora essere discusse e dove sia possibile discutere su come costruire un movimento che vuole cambiare la società. Si devono preparare volantini e dichiarazioni scritte che colleghino la lotta contro il neo-imperialismo di Bush, Blair e Berlusconi con la lotta continua contro le politiche economiche e sociali dell'attuale governo.

Come sempre gli studenti delle scuole e delle università sono stati, in prima fila nelle marce e nelle manifestazioni di protesta. Hanno portato colore, musica, energia e determinazione nella lotta per fermare la macchina della guerra. Tuttavia sono i milioni di lavoratori che rappresentano la forza più potente della società. Ora è necessario che la lotta sia generalizzata e incanalata verso un movimento politico capace di contrastare le regole del capitale e del grande business, sia in casa sia all'estero. Lavoratori e giovani devono anche unirsi per proteggersi dagli attacchi dei fascisti che sfortunatamente stanno ritornando. Se i leader dei lavoratori nazionali e regionali unificheranno la lotta e indiranno un nuovo sciopero generale di 24 ore, renderanno manifesta la sfida al potere dell' attuale governo.

Fermiamo il governo di Berlusconi, Bossi e Fini!

Una combinazione di nuovi sviluppi giudiziari e la crescente rabbia dei lavoratori, potrebbe far cadere il Cavaliere dalla sella. Anche il 'Wall Street Journal' ha scritto:"Berlusconi si ricordi che nel 1994 uno sciopero generale contribuì alla caduta del suo primo governo. . ."

Ma qual è l'alternativa? Un nuovo governo di centro sinistra (magari includendo anche Rc)? Come l'ultima volta, non prevedrebbe soluzioni a lungo termine ai vari problemi che si prospettano per i lavoratori italiani, chiunque ne divenga il leader.

Rifondazione cerca di guidare le proteste operaie. Per far questo avrebbe bisogno (e ciò gli manca) di un chiaro programma di lotta di classe. In realtà Rc non ha un chiaro programma che ponga al centro la nazionalizzazione di tutte le principali aziende, sotto il democratico controllo, della classe lavoratrice, e dà l'idea di avere in mente solo misure neo-Keynesiane. C'è bisogno di un programma politico che corrisponda alle esigenze della società italiana: lavoro, salario garantito, case, servizi sociali.

Questo significa che si deve lottare per un governo dei lavoratori e dei poveri, sostituendo questo di capitalisti e reazionari, che nazionalizzi sotto il democratico controllo dei lavoratori le maggiori aziende e banche.

Questa è l'unica via d'uscita all'attuale crisi.

La classe operaia deve guardare avanti e mettere tutte le forze in gioco, per battere il Cavaliere, i suoi vassalli, i complici, e il sistema con il quale si arricchiscono.

Lotta per il socialismo

Conflitti ed instabilità sono la norma nel nostro sistema capitalistico che è oggi lacerato da crisi economiche, politiche e sociali. I grandi poteri imperialistici hanno sempre usato le guerre per difendere i profitti delle loro ricche elite. Questo venne riassunto nel 1948 da un "ideatore di piani strategici" americano quando scrisse a proposito degli Stati Uniti: "Noi abbiamo il 50% della ricchezza del mondo, ma solo il 6,3% della popolazione mondiale. In questo frangente il nostro obiettivo nel periodo. . . sarà di continuare a mantenere questa posizione di disparità. Per fare questo dobbiamo dimenticarci di tutti i sentimentalismi. . . dobbiamo smetterla di pensare in termini di diritti umani, di innalzare gli standard di vita e di democratizzazione".

Per sconfiggere definitivamente la fame, la povertà, le rivalità nazionali e i conflitti di classe a livello mondiale, dobbiamo combattere per porre fine al capitalismo.

Questo significa costruire un partito che attivamente si batta per la nazionalizzazione di tutte le maggiori risorse: fabbriche, miniere, porti, banche, negozi e trasporti, sotto il controllo democratico e la direzione dei lavoratori. Un uso programmato democraticamente di tutte queste risorse, questo significa un mondo differente, un mondo socialista, governato per gli interessi della maggioranza dei sei miliardi di persone e non più per il profitto di pochi miliardari.

Non c'è un momento più appropriato per costruire una organizzazione internazionale di lotta socialista. Unisciti a 'Lotta per il socialismo'. Siamo un gruppo di compagni affiliati al Comitato per un'Internazionale dei Lavoratori.

Lotta per il socialismo:- Telefona: Cell. 3337409959/3477932075. e-mail: Lottaperilsoc@hotmail. com

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