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29 Marzo 2003

No alla guerra in Irak

Le manifestazioni di protesta per la pace in Italia

La gigantesca (circa 3 milioni di persone) manifestazione del 15 Febbraio a Roma si caratterizzava anche per una notevole presenza sindacale. Gli attacchi da parte della destra a questa manifestazione non si fecero attendere.

Il giorno dopo, ‘Libero’ titolava, "Quanti amici ha Saddam", ‘Il Giornale’ scriveva: "I pacifisti sfilano, Bagdad fa festa" mentre la ‘Padania’, "Una marcia per la pace…che ha aiutato la guerra ".

Il primo voto sulla guerra, pochi giorni dopo (dove veniva messo ai voti il fragile accordo di Bruxelles del 17/2) vedeva, oltre alla (purtroppo) scontata vittoria della maggioranza, la presentazione di 2 distinte mozioni da parte dell'Ulivo e di Rc e il voto da parte della sinistra dell' Ulivo (Verdi, PdCi, sinistra Ds), anche alla mozione di Rc, più incisiva e chiara. E' un' ipotesi comune, che solo la completa mancanza di legittimità, anche dal punto di vista dell' Onu, di questa guerra, abbia evitato, per il momento, la definitiva scissione nei Ds, sulla guerra, e conseguentemente dell' Ulivo.

Il venerdì successivo, dopo lo sciopero generale di 4 h della Cgil, vedeva nel tardo pomeriggio le prime azioni semi-spontanee di "disubbidienza civile ", nel caso specifico il blocco della linea ferroviaria, contro un treno carico di materiale bellico destinato al Golfo Persico, partito dalla base Usa di Ederle, (vicino Vicenza), e diretto alla base di Camp Darby (presso Pisa). Questo treno, era il primo di una serie di treni, con lo stesso carico, e con la stessa destinazione.

Centinaia di manifestanti tentarono di bloccare prima, la stazione di Grisignano di Zocco, presso Vicenza, poi quella di Padova Campo di Marte, per riuscire poi, con un blocco alla stazione di Monselice, a far tornare indietro il primo convoglio. Un ulteriore blocco effettuato alla stazione di Bologna S. Donato e tenuto dagli attivisti del Bologna Social Forum, si rivelava così per il momento superfluo. Questo fù l'episodio d'inizio di quella fase di azioni.

Senza tornare con la memoria ai blocchi ferroviari messi in atto, pressoche negli stessi luoghi, allo scoppiare della prima guerra mondiale, dobbiamo citare come precedente il blocco ferroviario messo in atto da pacifisti presso Trento, il 12 Febbraio 1991, durante la prima guerra del Golfo, contro un treno carico di cingolati proveniente dalla Germania. Anche la magistratura fu costretta a assolvere gli autori del gesto in quanto "avevano agito in stato di necessità".

La protesta si svolse in modo semi-spontaneo, nonostante il ruolo di primo piano avuto dai cosiddetti "disobbedienti".

La Filt-Cgil (sezione trasporti della Cgil), fu costretta a manifestare la sua contrarietà a quei treni, date le ragioni di sicurezza per la struttura ferroviaria. Le successive dichiarazioni di Casarini (leader dei disobbedienti) chiariscano comunque che fù la pressione dal basso, da parte degli iscritti Cgil, a determinare l' atteggiamento di sostegno alla protesta da parte della Cgil: "Cofferati ed Epifani sono ormai superati dai loro stessi iscritti. Sono infatti i ferrovieri, gli iscritti ai loro sindacati che ci appoggiano, ci aiutano e ci forniscano le informazioni sui piani di viaggio dei treni carichi di armi americane" (l'Unità 24/2/2003). I portuali livornesi (infatti è da Livorno che questo materiale doveva imbarcarsi), dichiararono subito la loro determinazione a non caricare queste armi. Intanto il Sulta (sindacato di base del settore aereo) denunciava l'uso militare degli scali civili.

Il treno bloccato a Monselice riuscì comunque a giungere a Camp Darby il giorno successivo. Un successivo treno incontrò diversi blocchi e dovette deviare dal suo percorso programmato, senza però riuscire a evitare le proteste. La polizia sgomberò violentemente il blocco della stazione di Verona, e dovette dichiarare "off Limits " la stazione di Pisa. I manifestanti comunque effettuarono numerosi presidi.

La destra invocò la magistratura. Fini dichiarò che "in nome della pace si dà vita a comportamenti eversivi". I Ds appoggiarono nel complesso la protesta, nonostante l'ex presidente della camera Violante affermasse "capisco i blocchi, ma non li condivido " e che anche l'ex premier D'Alema rilasciasse dichiarazioni simili.

Dal 24/2 furono usati i freni d'emergenza dei normali treni al fine di intasare la rete ferroviaria e quindi procurare ritardi. E' da notare, che, contrariamente a quello che in genere succede durante gli scioperi ferroviari, generalmente gli utenti dei treni, dimostrarono sostegno, o quantomeno comprensione, per la protesta. I ferrovieri di Verona si rifiutarono di movimentare i treni carichi di materiale bellico. Nuovi presidi vennero effettuati a Padova, Reggio Emilia, a Firenze, a Empoli, a Fornovo e anche in altre località.

Il giorno dopo mentre a Firenze una quarantina di disubbidienti occupava per breve tempo la sede regionale di Trenitalia, e mentre un gruppo più nutrito contestava il ministro Lunardi, invadendo la stazione di Dolo (presso Padova), anche contro il progetto dell' "alta velocità", scattavano le prime segnalazioni alle procure per "interruzione di pubblico servizio".

Il 26 /2 fù la giornata nazionale di mobilitazione sul tema, con una manifestazione a Pisa che fece scendere in piazza circa 15. 000 persone. Nello stesso giorno un nuovo presidio alla stazione di Verona, vedeva scontri tra polizia e manifestanti. Altri presidi venivano effettuati a Bologna e in altre località. A Brescia, dei dimostranti occuparono l'ufficio materiale rotabile.

Il 27 febbraio vide una grande manifestazione a Livorno, con i leader della Cgil, dei portuali decisi allo sciopero. Alla stazione di Verona ci furono scontri sempre più violenti tra manifestanti e polizia. Ma va detto che in generale, in queta fase di proteste, la polizia si è dimostrata più cauta nell' attaccare i manifestanti che in altre occasioni. Anche nel sud Italia qualcosa cominciava a muoversi: un gruppo di disobbedienti occupò (a Napoli) la nave che fà la linea Napoli - Catania perchè trasportava anche materiale militare. Lo sbarco del materiale suddetto fù ritardato da proteste il giorno successivo a Catania, quando la nave giunse infine lì.

Il 5 Marzo in coincidenza con la giornata di digiuno per la pace indetta dal Papa, si tennero, in quasi tutte le città italiane, fiaccolate e manifestazioni. Pochi giorni dopo, il sud Italia si rese protagonista di nuovi episodi: a Battipaglia un convoglio ferroviario carico di carri armati (questa volta italiani) venne fermato dai disobbedienti (7 marzo). Lo stesso convoglio, verrà poi ulteriormente ostacolato prima del suo arrivo al poligono militare di Ponte Nebbia (Puglia).

L' 8 Marzo si svolse una grande manifestazione di fronte alla base di Camp Darby, che vide anche una simbolica invasione (di poche decine di metri oltre la recinzione della base) da parte dei manifestanti. Ma nonostante che il proclamato sciopero dei portuali livornesi fosse stato sostenuto da tutti i portuali italiani che scesero in sciopero per un ora in segno di solidarietà. Il 12 marzo, con un bliz notturno, e sotto un' imponente schieramento di polizia che non esitò a usare la forza contro gli accorsi manifestanti, i militari, e il personale civile della base di Camp Darby, caricarono sulle navi per il Golfo il contenuto dei famosi treni.

Lo sciopero europeo contro la guerra del 14 marzo ebbe un sufficiente successo, malgrado l'esigua durata ne diminuisse agli occhi di molti il senzo. Il 16 Marzo la Cgil proclamò una manifestazione a Milano, contro la guerra che vide scendere in piazza 700. 000 persone. Purtroppo Milano, la sera dopo, assisteva al barbaro assassinio di un militante di un centro sociale ad opera di un gruppetto di fascisti. La vigilia della guerra fu vissuta, con manifestazioni come la fiaccolata di Firenze, sui 3 ponti del centro della città distrutti durante la 2 guerra mondiale.

Dopo l'avvenuta iscrizione, da parte di Bush, dell' Italia, nell'elenco delle nazioni sostenenti la guerra, il parlamento italiano, il19 marzo ha ufficialmente concesso agli Usa, l'uso delle basi, e dello spazio aereo. Nonostante le dimostrazioni contrarie a ciò, che si sono svolte anche in contemporanea ad esso. Nel voto parlamentare si sono viste defezioni nelle file della maggioranza, mentre una mozione contraia è stata presentata unitariamente da Ulivo e Rc.

Allo scoppio della guerra, i tre maggiori sindacati italiani risposero con uno sciopero immediato di 2h, che in molti casi fu esteso a 4 o più ore. I Cobas, con altri sindacati di base, proclamarono uno sciopero immmediato di 8h, anche se, alcuni casi furono effettuate solo le 2 h congiunte di sciopero. Numerosi furono quelli che parteciparono ai cortei di questi scioperi. Manifestazioni semi -spontanee, blocchi stradali e ferroviarii, occupazioni di scuole, ebbero luogo comunque in tutta Italia.

Ma la protesta non si fermò. . . . .

Fabrizio Cucchi, Firenze, 25 marzo 2003

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