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29 Marzo 2003

No alla guerra in Irak

Testo del volantino contro la guerra in Irak, fatto dal gruppo italiano del Comitato per un' Internazionale dei Lavoratori - 'Lotta per il socialismo'. CWI online

No alla guerra per il petrolio!

  • No alla guerra in Irak!
  • No all'imperialismo degli Stati Uniti!
  • Proprietà pubblica e democratica del petrolio e delle industrie dell'energia!
  • Fermare la macchina della guerra - il denaro per una Guerra contro la povertà!
  • Per un mondo socialista senza guerra e terrore!

La cosiddetta "liberazione" degli irakeni è iniziata, adesso con massicci bombardamenti militari. I militari USA vogliono usare dieci volte più bombe di quante ne sganciarono nell' intera prima guerra del Golfo. Si sono preparati ad usare le "moab" (soprannominate "la madre di tutte le bombe") che sono il 40% più potenti delle notoriamente letali "daisy cutters" (taglia margherite).

Il risultato sarà l'inevitabile distruzione di scuole, case e innumerevoli vite. Le agenzie di aiuti internazionali stimano che altri 10 milioni di irakeni saranno destinati a soffrire la fame a causa della guerra. Il Pentagono ha chiamato questa carneficina "tremenda", ma la verità è nulla di più di un omicidio di massa per il controllo del petrolio.

Massiccia opposizione alla guerra

Mai prima di adesso coloro che ci governano erano entrati in guerra nonostante una così massiccia opposizione internazionale. Il movimento contro la guerra è stato magnifico. Ha scosso i governi del mondo e lasciato George Bush col solo appoggio di pochi primi ministri i cui elettorati sono irresistibilmente contro questa guerra-Blair, Aznar, Berlusconi e compagni. Tuttavia questo non ha ancora fermato la guerra.

Questa premeditata prova di forza con l'Iraq è stata concepita da George Bush come una guerra non per la democrazia e i diritti umani, ma per gli interessi economici e strategici dell' imperialismo USA, specialmente delle compagnie petrolifere. Per l'imperialismo americano ritirarsi adesso significherebbe un colpo devastante al suo prestigio. E' certamente una guerra per il petrolio, ma è diventata sempre di più una lotta portata avanti da Bush per riaffermare il dominio degli USA nel mondo.

Oggi questo comprende lo scontro con i capi di governo della Francia, della Germania e persino della Russia, che ha rotto i ranghi da quando a Novembre è passata la risoluzione 1441, in risposta ai movimenti di massa in quei paesi, ma anche per i propri interessi capitalistici e giochi di potere. In queste circostanze il solo modo di fermare la guerra negli Usa sarebbe stato la costruzione di un movimento così potente che gli interessi di Bush e della classe capitalista americana sarebbero stati mesi a riscio dal movimento negli USA.

Berlusconi

La massiccia opposizione alla guerra in Italia ha legato le mani a Berlusconi. L'opposizione del Papa alla guerra significa che anche all' interno della coalizione di Berlusconi c'è una maggioranza contraria alla guerra. Egli vorrebbe essere "il miglior amico dell'America ", ma adesso teme le reazioni della classe lavoratrice italiana. Adesso Berlusconi cerca di tenere i piedi in due scarpe. Da una parte dice che è per la pace perchè sa bene che l' intero paese sarebbe contro di lui, ma allo stesso tempo si prepara a dare supporto logistico alla macchina militare USA, permettendo ai militari americani di lanciare attacchi dalle basi in Italia e fornendo loro benzina e rifornimenti.

Alla fine anche questo è un modo per partecipare alla guerra. Berlusconi e il governo, fornendo rifornimenti e appoggio logistico si "sporcano di sangue " le mani. Alla fine Berlusconi mette sempre gli interessi del big bussiness americano ed italiano prima di ciò che vuole il popolo italiano. Solo una vera sfida al ruolo di Berlusconi può eliminare il coinvolgimento italiano in questa guerra.

Come possiamo fermare Bush?

Questo non significa che il movimento non possa essere vittorioso. Anzi, al contrario. E' il movimento di massa contro la guerra in tutto il mondo che può giocare un ruolo primario nel far deragliare i piani di Bush. Possiamo impedirgli di continuare ad intraprendere la sua cosiddetta "guerra contro il terrorismo" che è in realtà una campagna che usa la brutale forza militare per rivendicare il dominio del capitalismo USA sul globo. Se viene data loro carta bianca, Bush e compagni non si fermeranno dopo questa guerra. Questo è dimostrato da quanto scritto da Rumsfeld sull' 11 Settembre. Mentre il mondo vacillava per lo shock, quando le Twin Towers crollarono, Rumsfeld scrisse: "Giudica se non sia abbastanza buono colpire S.H [Saddam Hussein] nello stesso tempo. Non solo O.B.L. [Osama Bin Laden].Vai giù duro. Spazza via tutto. Che le cose siano collegate o no. "Così come fù il movimento contro la guerra nel Vietnam a giocare il ruolo principale nel costringere gli Usa a riirarsi sarà il presente movimento contro la guerra (già il più grande di ogni precedente movimento contro la guerra, compreso quello del Vietnam ) che potrà fermare i piani di Rumsfeld e compagni ad "andare giù duro".

Sciopero

Le enormi manifestazioni in tutto il mondo e, in modo particolare, gli scioperi contro la guerra che sono già stati fatti, ci indicano il cammino da intraprendere.

L'Italia, come sempre, ha visto alcuni degli scioperi migliori. Il blocco delle ferrovie e delle basi Usa e gli scioperi nei porti hanno dato un esempio meraviglioso. In tutta Europa l'interruzione dal lavoro a mezzogiorno di venerdì 14 Marzo rappresenta uno sciopero politico internazionale senza precedenti. Deve essere visto solo come l'inizio.

Le dichiarazioni dei leader della Cgil, Cisl, e Uil che il paese si deve fermare non appena le prime bombe saranno sganciate, sono il risultato di pressioni venute dal basso. Guglielmo Epifani, capo della Cgil, ha detto:"Quando cadranno le prime bombe, questo Paese si fermerà e i lavoratori uniti dirranno no alla guerra". Queste parole riflettano l'ostilità di massa contro questa guerra e contro l'appoggio dato all' imperialismo americano dal governo Berlusconi. Ma gli appelli dei "sindacati di base" e dei metalmeccanici della Fiom per un nuovo sciopero generale devono essere fatti propri dai lavoratori in tutto il Paese.

Ci vogliono assemblee di massa in ogni luogo di lavoro dove le questioni correlate con la guerra possano essere discusse e si possa decidere fino a che livello innalzare le proteste. Si devono creare Comitati "Stop the War" e si devono preparare volantini e dichiarazioni scritte che colleghino la lotta contro la guerra e la lotta continua contro le politiche economiche e sociali dell' attuale governo.

Gli studenti delle scuole e delle università sono, come sempre in prima fila nelle marce e nelle manifestazioni di protesta. Portano colore, musica, energia e determinazione nella lotta per fermare la macchina della guerra. Tuttavia sono i milioni di lavoratori che rappresentano la forza più potente della società. Lavoratori e giovani devono unirsi per proteggersi dagli attacchi dei fascisti che sfortunatamente stanno ritornando. Se i leader, dei lavoratori nazionali e regionali unificheranno la lotta e indirranno uno sciopero generale di 24 ore, renderanno manifesta la sfida al potere dell' attuale governo.

Fermiamo il governo di Berlusconi, Bossi, Fini!

Una combinazione di nuovi sviluppi giudiziari e la crescente rabbia dei lavoratori, potrebbe far cadere il Cavaliere dalla sella. Anche il 'Wall Street Journal' ha scritto "Berlusconi si ricorda che nel 1994 uno sciopero generale contribuì alla caduta del suo primo governo..."

Ma qual è l' alternativa? Un nuovo governo di centro sinistra (magari includendo anche Rc)? Come l'ultima volta, non prevederebbe soluzioni a lungo termine ai vari problemi che si prospettano per i lavoratori italiani, chiunque ne divenga il leader.

Rifondazione cerca di guidare le proteste operaie e contro la guerra. Per far questo avrebbe bisogno (e ciò gli manca) di un chiaro programma di classe. In realtà Rc non ha un chiaro programma che ponga al centro la nazionalizzazione di tutte le principali aziende, sotto il democratico controllo, della classe lavoratrice, e dà l' idea di avere in mente solo misure neo-Keynesiane. C'è bisogno di un programma politico che corrisponda alle esigenze della società italiana: lavoro, salario garantito, case, servizi sociali.

Questo significa che si deve lottare per un governo dei lavoratori e dei poveri, sostituendo questo di capitalisti e reazionari, che nazionalizzi sotto il democratico controllo dei lavoratori le maggiori aziende e banche.

Questa è l'unica via d'uscita all' attuale crisi.

La classe operaia deve guardare avanti e mettere tutte le forze in gioco, per battere il Cavaliere, i suoi vassalli, e i complici, e il sistema con il quale si arricchiscano.

Lotta per il socialismo

Conflitti ed instabilità sono la norma nel nostro sistema capitalistico che è oggi lacerato da crisi economiche, politiche e sociali. I grandi poteri imperialistici hanno sempre usato le guerre per difendere i profitti delle loro ricche elite. Questo venne riassunto nel 1948 da un "ideatore di piani strategici" americano quando scrisse a proposito degli Stati Uniti: "Noi abbiamo il 50% della ricchezza del mondo, ma solo il 6,3% della popolazione mondiale. In questo frangente il nostro obbiettivo nel periodo... che verrà sarà di continuare a mantenere questa posizione di disparità. Per fare questo dobbiamo dimenticarci di tutti i sentimentalismi... dobbiamo smetterla di pensare in termini di diritti umani, di innalzare gli standard di vita e di democratizzazione".

Per sconfiggere definitivamente la fame, la povertà, le rivalità nazionali e i conflitti di classe a livello mondiale, dobbiamo combattere per porre fine al capitalismo.

Questo significa costruire un partito che attivamente si batta per la nazionalizzazione di tutte le maggiori risorse: fabbriche, miniere, porti, banche, negozi e trasporti, sotto il democratico controllo e la direzione dei lavoratori. Un uso programmato democraticamente di tutte queste risorse, questo significa un mondo differente, un mondo socialista, governato per gli interessi della maggioranza dei sei miliardi di persone e non più per il profitto di pochi miliardari.

Non c'è un momento più appropriato per costruire una organizzazione internazionale di lotta socialista. Unisciti a 'Lotta per il socialismo'. Siamo un gruppo di compagni affiliati al Comitato per un'Internazionale dei Lavoratori.

Lotta per il socialismo (CIL Italia)

Telefona: Cell.3337409959/3477932075. e-mail: Lottaperilsoc@hotmail.com. 21 marzo 2003.

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