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Elezioni presidenziali USA

6 Novembre 2004

La vittoria di Bush provocherà una grande opposizione

di Peter Taaffe, Socialist Party,CWI Inghilterra e Galles

C’è un profondo malcontento in tutto il mondo per la vittoria di Bush nelle elezioni americane. Questo, tuttavia, non giustifica il trarre conclusioni pessimistiche per il futuro o offendere il popolo americano, come ha fatto il Daily Mirror: “Come possono 59 milioni di persone rimanere mute e votare per questo?”.

Simili conclusioni vennero fatte anche al tempo delle elezioni in Gran Bretagna nel 1992 quando John Major inaspettatamente andò al governo, nonostante la Thatcher venne cacciata dal suo incarico e la sua Poll Tax venne sconfitta dai lavoratori. Sei mesi dopo la ri-elezione di Major venne il “Mercoledì nero” e il crollo del Meccanismo di cambio europeo (ERM) che segnò il destino dei Conservatori, dal quale non si riebbero più.

Il Presidente USA Nixon riuscì ad ottenere un secondo mandato ma fu cacciato a causa dello scandalo Watergate e la rivolta di massa del popolo americano contro il governo falso e corrotto. Allo stesso modo, Lyndon Johnson fu costretto a dimettersi ,dalla rivolta contro la Guerra in Vietnam , prima che potesse iniziare il suo secondo mandato.

La storia non si ripete esattamente allo stesso modo ma quello che dimostrano questi esempi è che le elezioni, come i marxisti hanno spiegato molte volte, riflettono l’umore in un dato momento e non un’ immagine statica. Questa immagine può essere scossa da grossi eventi.

Polarizzazione

Il primo mandato di Bush ha polarizzato la società USA in modo maggiore rispetto agli ultimi 30 anni. Questo si è potuto veder riflesso nell’affluenza che è stata più dell’8% rispetto al 2000, la percentuale più alta sin dagli anni ’60; il 51% ha votato per Bush ed il 48% per Kerry. Ma questo non è un quadro completo; Greg Palast un giornalista americano, ha dimostrato che circa 2 milioni di voti in favore di Kerry sono stati gestiti da funzionari influenzati dai Repubblicani. Ciononostante, resta il fatto che, a scapito degli orrori in Iraq e una situazione economica disastrosa, che non si vedeva dai tempi di Hoover negli anni ’30, Bush è ritornato in sella.

Milioni di persone, in particolare i giovani e l’88% degli afro-americani, hanno votato per Kerry. I loro voti sono stati, tuttavia, cancellati dai milioni di voti degli altri e specialmente dai milioni di voti confluiti su Bush da parte dei cristiani evangelici (che non votarono nella scorsa elezione del 2000) che lo vedevano come “difensore dei valori tradizionali americani”. Mobilitati da 300 mila “truppe d’assalto” dell’eminenza grigia di Bush, Karl Rove, hanno risposto alla campagna in favore dei “valori tradizionali” e alcuni di loro anche alla vile campagna contro il diritto della donna di scegliere, contro i diritti dei gay e contro la ricerca sulle cellule staminali.

Bizzarrie

Il bizzarro, e medievale, linguaggio di questo settore del Partito Repubblicano è riassunto dal Senatore Tom Coburn, che ha promesso una elezione per “proibire l’aborto e condannare quei dottori che lo praticano”. [Daily Mirror] Questo ha posto la domanda: Come mai, in una società industriale avanzata, milioni di persone negli USA, come in ogni altro posto, possono aggrapparsi a precetti “morali” fuori moda fondati su una religione fondamentalista come quella evangelica?

Molti di coloro che hanno votato per Bush, compreso un piccolo ma crescente settore di afro-americani, nei fatti hanno votato per il loro oppressori, i grossi capitalisti che finanziano e appoggiano Bush contro i loro stessi interessi economici. Ci sono molte ragioni storiche e culturali, compresa la spinta verso il mantenimento di qualche “sicurezza” sottoforma della famiglia e la chiesa in mondo dove regna incertezza, tumulti e ribellioni. L’appoggio per i loro stessi peggiori nemici, tuttavia è molto debole e verrà scosso dai grandi eventi che incombono negli USA e internazionalmente.

C’è di più, in queste elezioni. Al popolo americano non è stata concessa una vera possibilità di scelta. Il candidato del Partito Democratico, Kerry, con il repentino cambio di posizioni non ha creato una vera fiducia intorno a se. Dapprima egli votò per la guerra in Iraq, subito dopo votò contro i finanziamenti per sostenerla. Quando venne sfidato disse e fece di peggio: “Io ho votato davvero per gli 87 miliardi di dollari prima di votare contro.”

Povertà

Nei suoi discorsi, Kerry non ha mai detto nulla sull’aumento della povertà, dei milioni di posti di lavoro persi durante il governo di Bush, lo stato vergognoso del sistema sanitario statunitense, ecc. , ma ha concentrato il suo discorso sulla Guerra del Vietnam. Ha parlato della “classe media” e dei “ceti meno abbienti” ma mai della classe lavoratrice, dei suoi bisogni e dei suoi interessi, nonostante il fatto che i dirigenti sindacali abbiano versato milioni di dollari nella macchina elettorale di Kerry.

Allo stesso tempo, il fantasma dell’ 11 Settembre e la paura di una sua ripetizione incombevano su questa elezione. Il Partito Repubblicano – che ha indossato l’abito da partito nazionalista – presentava se stesso come una “calda coperta” che avrebbe impedito ogni ripetizione dell’ 11 Settembre attraverso i suoi discorsi in favore della “guerra al terrorismo internazionale”. Bush tenterà di utilizzare senza scrupoli questo argomento per un programma “come prima più di prima” nell’arena internazionale come in casa.

Ha già dichiarato che il popolo americano gli ha fornito un “capitale”, che intende utilizzare a pieno. La paura è quella, adesso, che si possa verificare un più feroce attacco militare e un peggioramento della guerra in Iraq, così come un nuova “prevenzione” militare contro l’Iran, la Siria e il pericoloso confronto con la Corea del Nord.

Tuttavia Bush deve fare i conti con il fallimento e la sconfitta in Iraq, in una guerra che non può vincere sulla base dell’attuale capacità militare e finanziaria dei soli Stati Uniti. Sta sperimentando un “allargamento imperialista” con una forza militare che non basta a tenere sotto controllo l’intero Iraq e neanche ad avviare nuove avventure militari.

La guerra del Vietnam

La guerra sta inoltre volatilizzando più fondi governativi in modo esponenziale, più che la guerra del Vietnam di oltre 30 anni fa. L’economista William Nordhouse, dell’Università di Yale, ha stimato che, in base alla valuta odierna, la guerra del Vietnam è costata circa 500 miliardi di dollari in otto anni dal 1964, mentre quella in Iraq raggiungerà la metà di quella cifra il prossimo autunno, in pratica solo dopo due anni e mezzo di guerra!

Anche se i neo-conservatori intorno a Bush sperano che le truppe USA restino soltanto fino alle “elezioni” irachene e dopo battano in ritirata. Se venisse intrapresa un strategia “d’uscita” di questo genere, l’Iraq potrebbe implodere – spaccarsi – con massicce ripercussioni nei paesi confinanti.

L’Iran, d’altra parte, ha una popolazione come minimo tre volte più grande dell’Iraq. Bush sogna senza dubbio che una “prevenzione” militare possa condurre al crollo del regime conservatore dei mullah di Tehran. In Iran ci sono indubbiamente grandi illusioni, specialmente tra i giovani, sui livelli di vita americani ed anche sulla “democrazia” USA. Ma come dimostrano gli esempi dell’Iraq, ogni intervento militare potrebbe far rinascere il nazionalismo iraniano, con la maggioranza della popolazione pronta a confrontarsi una forza d’invasione.

La principale opzione militare per gli USA è utilizzare uno dei suoi “amici intimi”, Israele, ad esempio, che bombardò gli impianti nucleari di Saddam nel 1981. Anche se questo è problematico, come ha ammesso Jack Straw, data la situazione in Israele e le esplosive ripercussioni di una azione del genere nella regione del Medio Oriente, in modo particolare tra gli sciiti in Iraq, Libano ecc. Quindi, le sanzioni economiche per indebolire il regime iraniano saranno l’arma prescelta dal regime di Bush.

Corea del Nord

Allo stesso modo, il confronto con la Corea del Nord, che già possiede armi nucleari, è estremamente pericoloso. L’imposizione di sanzioni economiche che portino il regime nord coreano all’instabilità, tuttavia, darebbero luogo ad un esodo di massa verso il Sud. Questo porterebbe al collasso della Corea del Sud, con gli USA costretti ad intervenire.

Tuttavia, il movimento contro la guerra e il movimento operaio mondiale devono vigilare e prepararsi ad opporsi ad un programma di crescenti incursioni militari dell’imperialismo USA. Il primo mandato di Bush ha fatto crescere un movimento di massa contro la guerra di carattere mondiale. Questo non è andato a dormire a causa di un risultato elettorale ma è rimasto in azione, come abbiamo visto in particolare contro la guerra e l’ulteriore bagno di sangue in Iraq.

Negli USA, il programma reazionario di Bush, con la sua vittoria “ordinata da Dio”, probabilmente porterà all’insediamento di giudici molto più conservatori alla Corte Suprema in modo tale che aboliscano le leggi sull’aborto, l’opposizione ai diritti dei gay e a sopprimere la ricerca sulle cellule staminali, che uniti alla parziale privatizzazione della sicurezza sociale e i tentativi di abolire in effetti tutte le tasse per i ricchi e sostituirle con una “imposta” ne conseguirà una esplosione di rabbia superiore ai movimenti contro la guerra degli anni ’60 e contro la guerra in Iraq.

Diversamente dal primo mandato di Bush, questo secondo potrebbe vedere l’emergere di una opposizione di massa ed un crescente movimento giovanile socialista insieme al riemergere della classe operaia USA. Il primo mandato di Bush ha fatto sentire il profumo della reazione; il secondo, se è la frusta della reazione, potrebbe portare ad un movimento che sfiderà non solo il suo regime la vera esistenza dello stesso capitalismo USA.

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