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UN NUOVO ANNO DI LOTTE

Editoriale Gennaio/Febbraio 2003

La situazione italiana è caratterizzata da una crescente crisi economica, si veda ad esempio l a crescita dell' inflazione, c'è stato un grande dibattito nei primi giorni di quest'anno sull'entita della crescita dei prezzi, ma in ogni caso tutti quelli che vivono in Italia ne hanno sentito sulla propria pelle gli effetti. L'inizio di questo 2003 vede gli scontri tra le classi in Italia farsi sempre più intensi, in un contesto europeo che vede l' accentuarsi quasi ovunque degli stessi.

Il fronte delle lotte che, per le sue dimensioni, e per la vastità delle sue ripercussioni, oltrechè per motivi storici, può essere considerato, come il principale, è senza dubbio quello della Fiat.

E' necessario anche ricordare che la crisi Fiat, non può essere considerata come un problema esclusivamente italiano, data, per es. l'estensione ormai sovrannazionale del gruppo, senza che qui si affronti, se non di sfuggita, la più ampia tematica della necessaria internazionalizzazione delle lotte che del resto è stata già posta, sia pure in modo incompleto, con lo sciopero europeo dei lavoratori del gruppo dello scorso 16 dicembre.

Sarebbe arduo ripercorrere ogni singola iniziativa di lotta che, particolarmente negli ultimi 2 mesi, ha visto protagonisti gli operai del gruppo Fiat, e in particolare quelli delle fabbriche più colpite dal cosiddetto progetto di ristrutturazione del gruppo, iniziative che si sono svolte con blocchi stradali e ferroviari, scioperi e presidi, e in cui gli operai in lotta sono stati spesso sostenuti dalla solidarietà degli altri componenti della classe operaia e da ampi strati della cittadinanza. E' stato particolarmente significativo a questo proposito, lo sciopero che ha coinvolto l'intera città di Torino, storica culla della Fiat (13/12).

Ma, dato l' alto tasso di disoccupazione della zona, Termini Imerese, lo stabilimento siciliano della Fiat, è quello dove probabilmente le lotte operaie sono segnate dalla maggiore combattività. Dobbiamo ricordare, oltre alle altre iniziative di lotta, la restituzione dei certificati elettorali al prefetto, segno della profonda sfiducia degli operai nell'attuale sistema. Lì, come anche nelle altre fabbriche, iniziative di lotta, e il proseguire dei presidi, hanno avuto luogo anche durante le festività natalizie.

Nessuna proposta seria alla crisi Fiat, e' stata avanzata dal governo Berlusconi che, inoltre ha ripetutamente provocato gli operai in lotta (come per es. con l'esortazione al lavoro in nero dei cassintegrati). Berlusconi, comunque, sembra essere dietro molti giochi di potere, di cui lo scontro sul cambio del vertice Fiat della settimana del 9 dicembre, in cui i 4 istituti di credito maggiori creditori,spalleggiati e preceduti dal governatore della Banca d' Italia, Fazio, si schierarono apertamente contro l'ascesa al vertice della Fiat, di un uomo di Berlusconi, è probabilmente solo la punta dell' iceberg. Ora abbiamo l' ipotesi dell' intervento nella proprietà Fiat di R. Colaninno, e l'ipotesi Gnutti, entrambi uomini vicini al premier.

La recente morte di Giovanni Agnelli, sembrerebbe simbolica della fine di un'epoca per la Fiat, concordando molte delle ipotesi sul suo futuro nel così soprannominato "spezzatino".Ma ipotesi di questo genere, in ogni modo,non costituiscano una soluzione, (e in genere nemmeno chiedono di esserlo) per gli operai in lotta. Solo la nazionalizzazione lo è. L' unica forza politica che propone ciò, Rc, purtroppo lo fa in termini troppo generici (se dobbiamo formulare un'ipotesi benevola che non consideri il sospetto che Rc non voglia in realtà niente altro che un' intervento simil- keneysiano). Solo il controllo democratico da parte della classe lavoratrice della Fiat (e delle altre fabbriche ) può rappresentare la via d'uscita alla presente situazione.Tutto il settore metalmeccanico, sta attraversando la discussione su un rinnovo contrattuale che vede il sorgere di alcuni elementi di novità, che hanno origine nell' enorme pressione della base sui vertici della Fiom, e che potrebbero costituire un buon segnale per gli sviluppi futuri. Nel seguito del giornale ne riparleremo. Alcuni commentatori hanno visto nello sciopero dei metalmeccanici del luglio 2001, in seguito, come si ricorderà ad un accordo separato," l'overture "alle successive lotte , e, nei successivi sviluppi delle lotte del settore metalmeccanico, importanti passi avanti. Oggi Fiom, Uilm e Fim presentano piattaforme separate. Andremo verso un altro accordo separato?

Ma non e' solo il settore metalmeccanico ad essere in lotta . Ad es. le lotte nel pubblico settore hanno visto lo sciopero dei sindacati di base e in seguito quello dei confederali (13/12), oltre alle dimissioni dei rettori delle università (e a tutte le lotte studentesche), e allo sciopero dei trasporti pubblici locali , del 16/12, che , insieme ad altre rivendicazioni, ha portato avanti anche quella basilare della difesa del diritto di sciopero, il cui esercizio, particolarmente in quel settore (si veda a questo proposito il processo di Trieste a degli scioperanti accusati di "interruzione di pubblico servizio "), è particolarmente osteggiato .

A questo proposito, dopo le "iniziative personali " dei carabinieri che quest'estate hanno chiesto ad alcune aziende l'elenco degli iscritti ai sindacati, e dopo la minaccia di schedatura contro i partecipanti allo sciopero di 4h, agli inizi di questo luglio, va ricordata la richiesta del ministro Maroni di avere la lista degli scioperanti nei ministeri in occasione del già ricordato sciopero del 13/12.

Da ricordare tra le altre anche le recenti lotte nel trasporto aereo.

Ma il capitolo (o meglio la saga ) delle iniziative repressive di questo governo, si è, in questi ultimi tempi notevolmente ampliato ,anche dal punto di visto delle iniziative di attacco alle libertà di pensiero. dopo che , l'enorme mobilitazione di ampi strati della popolazione costrinse gli organi repressivi dello stato a fare marcia indietro sugli arresti effettuati nella seconda settimana di novembre, quegli stessi organi hanno deciso di proseguire nella persecuzione dei partecipanti alle manifestazioni di Genova del 2001. Ciò mostra l'esigenza di una commissione indipendente di inchiesta formata da membri del Gsf, dai sindacati e da esponenti della comunità locale di Genova per fare finalmente luce sugli avvenimenti delle manifestazioni .

Un altro filone sfruttato per arresti, nei mesi passati è quello delle cosiddette nuove Br. Non intervenendo sulla polemica dell' affiliazione e della continuità o meno di questi fenomeni fra loro e con i vecchi (e, del grado di spontaneità o meno, di questi )ci limiteremmo a ricordare che solo la lotta di massa e non l'azione di individue avanguardie può portare alla fine del capitalismo sulle nostre vite. Nuovi arresti sono stati effettuati anche a questo proposito, e c'è il rischio che fenomeni di questo genere forniscano un pretesto per nuovi attacchi ai sindacati ( vi ricordate gli attacchi su questo tema alla Cgil e le perquisizioni a esponenti del sindacalismo di base , di qualche mese fa?).

Intanto va avanti anche la parallela saga dello scontro governo - magistrati ,con le proteste all' inaugurazione dell' anno giudiziario , con la minaccia di azioni disciplinari contro i magistrati, con i gravi attacchi di Berlusconi dopo il fallimento dei suoi tentativi di sottrarsi alla magistratura ....

Almeno di passaggio dobbiamo ricordare, come causa della rabbia di ampi settori della classe lavoratrice, oltre alle lotte studentesche la finanziaria per il nuovo anno, con i suoi tagli di posti di lavoro particolarmente nella scuola, con il suo non destinare agli ammortizzatori sociali nemmeno i soldi previsti nel mai abbastanza biasimato "patto per l'Italia ", con la svendita del patrimonio immobiliare pubblico , senza considerare nè che la riforma in corso delle aliquote (che diminuiranno di numero ) finirà per favorire i redditi più alti , nè che l'impianto stesso di diminuzione di soldi degli enti locali avrà conseguenze ancora più catastrofiche dopo la probabile attuazione dei (già di per se terribili ) progetti di" devolution". Questi ultimi dovrebbero, tra l'altro, essere considerati nel più generale contesto dei progetti di riforma, premierista o presidenzialista, ma sicuramente autoritaristica dello stato, portati avanti da un parlamento con una maggioranza che trova nell’Ulivo, purtroppo, spesso e volentieri, più un partner che un oppositore. E, come dimenticare, tornando al tema della "Devolution " la responsabilità dell' Ulivo nell' avere portato avanti per un tratto di strada, sia pure in forma più blanda , simili progetti ?

Parlando dei nuovi attacchi di questo governo ai diritti dei lavoratori dobbiamo ricordare anche la liberalizzazione del collocamento.......

L'anno che si apre vedrà sicuramente l'accentuarsi dell' opposizione della classe operaia alla (fin'ora ) progettata nuova guerra nel golfo. Le manifestazioni europee dello scorso 15 Febbraio, probabilmente destinato a venire ricordato come una data storica, dopo la gigantesca manifestazione europea di novembre a Firenze. Nuove iniziative di lotta sul tema Fiat sono all' orizzonte, ed è stato proclamato un nuovo sciopero generale, da parte della Cgil che prosegue nella sua disastrosa tattica di scioperi di 4h, con una divisione tra i settori, che minaccia di fiaccare la determinazione operaia. Questo mostra l' inadeguatezza della burocratica Cgil ad organizzare le lotte dei lavoratori e l'esigenza di comitati di sciopero eletti nei luoghi di lavoro per organizzarle. Il progetto di riforma dell' art. 18, insieme alla riforma delle pensioni, continua ad essere uno degli obbiettivi del governo .

Sul fronte politico ricordiamo di sfuggita le continue divisioni nell' Ulivo, e nei Ds, l'ultima delle quali sul tema referendum sull' art. 18. Quest' ultimo può aiutare ma non costituire l'asse portante della sconfitta di Berlusconi . E' chiaro comunque che un nuovo governo dell' Ulivo, chiunque ne divenisse eventualmente il leader, seguendo i dettami del sistema capitalistico, non potrà soddisfare i bisogni dei lavoratori.

E' necessario quindi un partito della classe operaia che sappia guidare un cambiamento radicale nell' attuale sistema .

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