torna indietro

Sulla “svolta” governista di Rifondazione Comunista

di Philipp Fleischmann

Già alla fine di settembre la direzione del Prc ha deciso di andare verso “un’alleanza programmatica che si candidi al governo del paese”. Dopo la riunione dell’ opposizione parlamentare il 9 novembre a Roma si vede chiaramente cosa Bertinotti ha in mente con questa iniziativa.

“Doveva essere una manifestazione contro la finanziaria, si è trasformato in una sorta di Gran Consiglio dell’opposizione” scrive “il Secolo XIX” (10 nov). E Bertinotti dice già che “non avremmo difficoltà ad indicare un’eventuale delegazione da inviare al governo”.

La nuova linea di Rc, completamente contraria ai sensi dell’ultimo congresso, va verso un accordo con l’Ulivo. Il documento approvato dal Comitato Politico Nazionale non parla dell’ esperienze con gli ultimi governi del cosidetto centrosinistra che hanno fatto grandissimi tagli al welfare. Non osserva le ragioni per le quali Berlusconi ha vinto le ultime elezioni, cioè la delusione di gran parte dei lavoratori rispetto all’Ulivo. E non si parla neanche dell’ esperienze di Rc stessa che ha lasciato, troppo tardi, il governo dell’Ulivo negli anni novanta.

Il documento parla solo del bisogno di criticare “le incertezze e le timidezze che parte del centro sinistra manifesta sullo scontro sociale e il tema dell’attacco alla previdenza pubblica”, nascondendo che l’Ulivo si presenta come la forza che potrebbe “riformare” l’economia meglio di Berlusconi, ovvero fare le controriforme neoliberali più velocemente, con meno resistenza.

Questa scelta scandalosa di Bertinotti è accompagnata di un’analisi incomprensibile parlando della “grande influenza che il movimento ha suscitato anche dentro settori” della “sinistra moderata” Mentre i movimenti sindacali e giovanili sono veramente in una fase di crescita delle forze, non si può osservare un influenza alle forze dell’Ulivo. Il documento non può fare nessun esempio. Al contrario, nonostante il grande movimento contro la guerra, anche il CPN osserva “l’orientamento di un parte consistente delle forze del centro sinistra che si sta verso l’approvazione della prosecuzione dell’occupazione militare dell’Iraq e della presenza di contingenti militari del nostro paese”. Ma questo non fa cambiare strada alla maggioranza del Prc, una strada che è stato scelta come risposta completamente inadeguata alla pressione di gran parte dei lavoratori e dei giovani verso una sinistra forte che può contestare Berlusconi.

Privo di un programma indipendente di classe, e così privo di una prospettiva per unire la classe sotto la sua bandiera, la leadership Prc ha scelto la logica borghese di tentare ad infilarsi nella “sinistra” liberale.

Tanti militanti, fuori e dentro il partito, sono delusi di questa scelta.

Un nuovo governo del centrosinistra con l’appoggio, e forse anche il sostegno o la partecipazione, di Rifondazione vedrebbe nuovamente Rifondazione mettere la firma a nuovi attacchi alla classe lavoratrice, con conseguenze disastrose, non solo in termini di perdita di consensi per Rifondazione stessa, ma anche per la completa disillusione verso qualsiasi partito dei larghi strati di coloro che comunque continuano ad avere Rifondazione come centro di gravità, oltre a lasciare politicamente scoperte le lotte sociali in corso,tra le quali bisognerà anche citare quelle che, dove non è presente negli organi di governo locale, Rifondazione, bene o male appoggia, contro le politiche locali di tagli allo stato sociale dei Ds.

Quante lodi, quante aspettative, quante speranze nel “movimento dei movimenti”! Anche nelle tesi approvate dall’ultimo congresso di Rifondazione, che avrebbero dovuto fissare la linea politica fino al prossimo congresso. Nelle quali si parlava di tutto, meno che di un nuovo accordo con il centrosinistra.

Il “movimento dei movimenti” nonché la spontaneità popolare in genere, non sono di per sé in grado di guidare un cambio radicale nell’attuale sistema, come l’esperienza storica dimostra. Senza un cambio nell’attuale sistema qualsiasi conquista ottenuta dai lavoratori con le proprie lotte è perennemente in pericolo inoltre l’inadeguatezza dell’attuale sistema è provata dalla povertà, dallo sfruttamento, dalla miseria diffusa nelle masse lavoratrici .

L’esperienza storica dimostra la necessità di un partito per organizzare e guidare le lotte. Per questo c’è bisogno di un’analisi della società esistente. Se il CPN scrive che “La ricetta di politica economica e sociale” del governo che ripete in versione “estremizzata” la ricetta neoliberista e che con questa “fallisce anche sul terreno più classico dell’economia” che si legge dalla recessione economica, l’impoverimento di massa e così via, proponendo un accordo con l’Ulivo al suo posto, sta creando illusioni in un capitalismo moderato, gestito dal “centrosinistra” senza crisi, che è impossibile. Riducendo la critica al “neoliberalismo”, la leadership evita criticare il capitalismo che ci ha portato questa ideologia, e così evita anche lo scopo di sviluppare un’alternativa al capitalismo.

E’ necessario per un partito comunista avere un chiaro programma marxista che ponga al centro la nazionalizzazione delle principali imprese, che dominano l’economia, sotto il democratico controllo e l’amministrazione dei lavoratori, se vuole guidare un cambiamento socialista nella società. La costante assenza di questo, sta facendo perdere a Rifondazione la possibilità di radunare sotto la propria bandiera la maggioranza della classe lavoratrice, unica forza in grado di farlo.

inizio