torna indietro

Teoria marxista

Il salario,il prezzo, la sovrapproduzione.

In 20 anni il valore dei beni e dei servizi prodotti annualmente in Italia è più che raddoppiato. Tuttavia le statistiche ufficiali dimostrano come è aumentata la povertà nel nostro paese. Le liste di attesa per le cure e per le case popolari non sono state mai così lunghe. Il numero di disoccupati, malgrado le promesse di Berlusconi è cresciuto in questi anni. E’ il capitalismo in sé che crea queste contraddizioni.

Nelle società precapitalistiche la produzione era organizzata principalmente per procurarsi dei beni utili. Il denaro era solamente un mezzo di scambio. Il capitalismo ha fatto in modo che il valore d'uso di un bene diventasse subordinato al suo valore di scambio. I beni sono diventati delle merci: non vengono prodotti per la loro utilità ma per la vendita e per ricavarne più denaro di quanto realmente valgono. Il denaro è diventato il fine, la merce un mezzo.

Le merci contengono un valore d'uso. Questo valore d'uso varia da individuo a individuo, in funzione dei propri bisogni. Sebbene il valore d'uso sia la base per lo scambio - un fumatore acquista delle sigarette per fumarle - questo valore d'uso non può spiegare perché un fumatore paghi tanto quanto un non fumatore. Ugualmente per quelli che acquistano dei profumi. Accanto al valore d'uso esiste dunque un secondo valore della merce: detto valore di scambio.

I valori d'uso possono essere trovati anche in natura senza l'intervento del lavoro umano. L'aria che respiriamo, per esempio. Il valore di scambio è prodotto invece esclusivamente dalla forza lavoro umana in determinate condizioni storiche.

La formazione del prezzo

Il valore di scambio di una merce è determinato dalla quantità media di lavoro necessario per produrla. Parliamo qui di tempo di lavoro medio socialmente necessario. Lavorare più lentamente o con strumenti obsoleti non aggiunge nulla al valore di scambio, si parla allora di tempo di lavoro superfluo. Il grado di istruzione è anche importante. Il lavoro qualificato esige del tempo di lavoro dedicato alla formazione ed è uguale dunque a parecchie unità di lavoro semplice . Il prezzo naturale di una merce è il suo valore di scambio.

La formazione di monopoli e la penuria di merci possono portare momentaneamente al di sotto il prezzo naturale. D'altra parte, un'offerta abbondante di merci può fare abbassare il prezzo al rovescio del prezzo naturale. Ma ciò non spiega perché ad esempio gli stuzzicadenti costano meno di un'automobile.

Plusvalore

Per molto tempo si è pensato che il profitto si realizzasse vendendo a prezzi elevati qualcosa che si era acquistato a buon mercato. Se questo fosse vero, ciascuno venderebbe a prezzi più alti. Ciò che guadagnerebbe allora il venditore di una merce, lo perderebbe in quanto acquirente di un'altra merce. Solo il lavoratore si trova in queste condizioni, perché la sua forza lavoro è l'unica forma di produzione che fornisce più del suo valore di scambio originario. Per le macchine, i palazzi e le materie prime, il capitalista paga al suo fornitore il prezzo corrispondente al valore di scambio necessario per produrre queste merci. Non fa né profitto né perdite. Solo il fornitore ha fatto del profitto.

Il segreto dello sfruttamento capitalista risiede altrove. Il capitalista acquista la forza lavoro come qualsiasi altra merce: e la acquista al valore necessario di riproduzione di questa forza lavoro. Ciò è chiamato: salario. Non acquista il prodotto del lavoro ma un numero di ore di capacità di lavoro. Organizza la produzione in modo tale che il lavoro lo ripaghi il più rapidamente possibile di ciò che è costato il salario del lavoratore. Il tempo restante durante il quale il lavoratore continua a produrre, è fornito gratuitamente dalla forza lavoro del lavoratore. Viene detto così il plusvalore o ancora meglio lavoro non pagato.

Il tasso di sfruttamento

Il rapporto tra i lavori insoluti ed il lavoro pagato determinano il tasso di sfruttamento. I capitalisti provano costantemente ad alzare questo tasso di sfruttamento allungando la durata della giornata lavorativa o installando delle macchine per un più alto rendimento per ridurre il tempo di lavoro necessario (che serve a coprire la “spesa” del salario). Oggi giorno i capitalisti tentano di aumentare il tasso di sfruttamento eliminando i tempi morti (come può essere ad es. il tempo per andare al bagno!) e facendo uso del lavoro interinale quando c'è molto lavoro.

Sovrapproduzione

Poiché i lavoratori forniscono del lavoro gratuito, non potranno mai acquistare tutto ciò che hanno prodotto. Neanche i capitalisti, una piccola minoranza che si restringe sempre più, sono capaci di farlo. Ci si può chiedere in quale misura i capitalisti del resto sono pronti ad acquistare la cianfrusaglia prodotta dalle loro fabbriche. Risultato: un' aumento costante alla sovrapproduzione.

Oggi questa ha raggiunto un punto strutturale. L'applicazione delle scienze e delle tecniche moderne raggiunge i limiti del mercato capitalista che non può più assorbire tutto ciò che viene prodotto. Siamo arrivati a quello che si chiama una depressione: un lungo periodo di crescita economica debole, di stagnazione e di recessioni periodiche caratterizzata da una disoccupazione strutturale elevata.

La borghesia prova a respingere la crisi convincendo i lavoratori, le imprese e lo stato ad acquistare a credito. Ciò provoca un aumento dei debiti, ma può strangolare totalmente l'economia. La borghesia agisce dunque nello stesso modo di un tossicodipendente: si “fa” una overdose di credito.

Il tasso di profitto

Il capitalista non è interessato solo al tasso di sfruttamento ma anche per al rapporto tra il lavoro non pagato e la totalità di ciò che è stato investito in capitale. Si chiama così il tasso di profitto o la quantità di profitto per unità di capitale investito. Questo tende costantemente ad abbassarsi, e in pratica significa che bisogna investire sempre più capitali per mantenere alti i profitti. La concorrenza obbliga il capitalista all’utilizzo di macchinari sempre più ad alto rendimento che costano sempre più cari e che devono essere ammortizzati il più rapidamente possibile. È per questo che i padroni organizzano il lavoro in turni e in lavoro continuato. I loro investimenti devono essere utilizzati 24 ore su 24. La domanda crescente di capitali da investire si ottiene a scapito delle spese per la forza lavoro, unica sorgente di plusvalore.

La borghesia prova a ristabilire il tasso di profitto aumentando il tasso di sfruttamento. Ciò ha per conseguenza la riduzione del potere d’acquisto. Risultato: i progressi scientifici e tecnologici non si manifestano nella società capitalista in più benessere, ma attraverso la disoccupazione e l'indebolimento del mercato. Il tasso di profitto è talmente basso che la speculazione in borsa spesso dà più risultati.

La crisi è strutturale. Ogni tentativo di soluzione si scontra contro i limiti del capitalismo. Non chiediamo di prolungare l'agonia di questo sistema, ma chiediamo di poter soddisfare i bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie.

Ci battiamo per una equa divisione del lavoro disponibile tra tutti e per un orario di lavoro di 35 ore settimanali a parità di salario, perché non vogliamo indebolire il nostro potere di acquisto,perché c'è già sufficientemente lavoro salariato non pagato. Vogliamo dedicare una parte del nostro lavoro per le cure, l'insegnamento ed i servizi pubblici e non per riempire le casseforti di un pugno di ricchi. Unica soluzione è lottare per una società socialista e democratica.

inizio