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Marxismo

La rivoluzione permanente

Uno degli apporti teorici essenziali di Trotsky, è il concetto marxista della rivoluzione permanente. Si tratta di analizzare come la classe operaia nei paesi dominati e poco sviluppati può effettuare una rivoluzione, e quale tipo di rivoluzione.

All'inizio del ventesimo secolo, la maggior parte dei marxisti si riformisti che rivoluzionari avevano, volontariamente o no, abbandonato questa teoria abbozzata da Marx.Trotsky si interessò presto della questione. Nel 1905 comincia a sviluppare la teoria della rivoluzione permanente nella sua opera " Bilancio e prospettive ". Ma fu durante il suo esilio ad Alma-Ata nel 1928 che scrisse la " Rivoluzione permanente. Per Trotsky, solo la classe operaia dei paesi neocoloniali è capace di guidare il capovolgimento dei regimi monarchici realizzando simultaneamente la sua propria rivoluzione democratica e la rivoluzione socialista. In questo suo lavoro, mette a confronto la sua analisi sull'argomento e quella degli stalinisti.

La visione "a tappe" della rivoluzione

Gli stalinisti a differenza di Trotsky avevano una visione "a tappe" della rivoluzione nei paesi coloniali.

Secondo questa concezione nei paesi dove il metodo di produzione feudale e la monarchia erano ancora in corso, come in Russia nel 1905, la prima rivoluzione doveva essere una rivoluzione di tipo borghese che avrebbe instaurato il capitalismo e regimi " democratici " di tipo parlamentare. In questo quadro, il proletariato ancora in formazione in quanto classe, doveva essere solamente l'alleato dell'ala liberale della borghesia. Il capitalismo così si sarebbe sviluppato nei decenni a seguire e nel frattempo la classe operaia avrebbe potuto creare tranquillamente le sue armi politiche per arrivare alla seconda tappa della rivoluzione: la rivoluzione socialista.

La rivoluzione permanente, per Marx significa una rivoluzione che non accetta nessuna forma di dominio di classe, che non si ferma allo stadio democratico ma passi alle misure socialiste ed alla guerra contro la reazione esterna. La rivoluzione russa rovesciando lo zarismo ed instaurando un Stato socialista è stato l'esempio pratico.

La rivoluzione permanente

L'analisi di Trotsky poggiava sul concetto dello sviluppo diseguale e combinato del capitalismo.

Ossia,sull'idea che lo sviluppo del capitalismo nei paesi coloniali non passa attraverso le tappe dello sviluppo che hanno conosciuto i primi paesi capitalisti (Inghilterra, Francia e USA per esempio). L'imperialismo economico dei paesi dominanti da immediatamente dei caratteri avanzati del capitalismo a questi paesi. Questi caratteri avanzati sono la concentrazione del capitale che genera la creazione delle grandi imprese dove lavora una massa importante di operai; la centralizzazione del capitale, ossia che il capitale è nelle mani di un piccolo numero di capitalisti dei paesi imperialistici. Ma allo stesso tempo, in realtà i paesi dominati dall'imperialismo dei " vecchi " paesi capitalisti vengono mantenuti con tutti i mezzi necessari (economia, colonizzazione, guerra) ad un livello di sviluppo inferiore ai paesi dominanti, spesso in economie agricole.

Ciò conduce alla formazione di una classe operaia, certo minoritaria, ma organizzata già come nei paesi imperialisti e ad una borghesia locale poco evoluta in quanto classe e incapace di realizzare la rivoluzione borghese.

Gli altri aspetti della teoria

Il secondo aspetto della teoria della rivoluzione permanente definisce propriamente la rivoluzione socialista come tale.

Durante la rivoluzione i rapporti sociali si trasformano continuamente attraverso la lotta di classe che continua contro le vecchie classi dominanti. Trotsky dice: " La società non fa che mutare pelle di continuo. Ogni fase della trasformazione deriva direttamente della precedente. Gli avvenimenti che si sviluppano conservano di necessità un carattere politico, in quanto assumono la forma di conflitti tra i vari gruppi della società in trasformazione. Le esplosioni della guerra civile e delle guerre esterne si alternano ai periodi di riforme cosiddette pacifiche. Gli sconvolgimenti nell'economia,nella tecnica, nella scienza, nella famiglia, nei costumi si verificano in un contesto di azioni reciproche tale che la società non può raggiungere una situazione di equilibrio. In ciò consiste il carattere permanente della rivoluzione socialista come tale.” (Trotsky, La Rivoluzione Permanente)

Il terzo aspetto prende in considerazione il carattere necessariamente internazionale della rivoluzione socialista.

“L’internazionalismo non è un principio astratto, bensì il riflesso politico e teorico del carattere internazionale dell’economia, dello sviluppo mondiale delle forze produttive e della estensione mondiale della lotta di classe. La rivoluzione socialista comincia entro i confini nazionali, ma non può restare circoscritta entro questi confini. La rivoluzione proletaria può rimanere entro un quadro nazionale solo come regime provvisorio, anche se questo regime si prolunga, come dimostra l’esempio dell’Unione Sovietica. Tuttavia, nel caso che sussista una dittatura del proletariato isolata, le contraddizioni interne ed esterne aumentano inevitabilmente e allo stesso ritmo dei successi. Se lo Stato proletario continuasse a restare nell’isolamento, finirebbe col soccombere alle proprie contraddizioni. La sua salvezza risiede unicamente nella vittoria del proletariato dei paesi avanzati.”

Questa idea è stata combattuta con forza dagli stalinisti e dalla burocrazia. Poteva mettere in pericolo il loro potere ed i loro privilegi. Alla teoria della rivoluzione permanente la burocrazia stalinista oppose la teoria del "socialismo in un paese solo". Tuttavia dopo 70 anni di caricatura del comunismo l'insuccesso del blocco stalinista è palese. La rivoluzione socialista non può esistere in un solo paese. Se le rivoluzioni si fanno necessariamente in una cornice nazionale, “[…] la rivoluzione socialista al livello nazionale non costituisce un fine in sé, ma è un anello della catena internazionale. La rivoluzione mondiale, nonostante i ripiegamenti e i riflussi temporanei, costituisce un processo permanente.”

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