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Per un sindacato combattivo e democratico

Ristrutturazioni, delocalizzazione, licenziamenti

Quali strategie per contrastare i padroni ?

I capitalisti, utilizzano la mano d'opera secondo i loro bisogni. Oggi, il trucco dei padroni, è far lavorare di più. Un economista tedesco ha dichiarato che "Per preservare i posti di lavoro, bisogna lavorare 50 ore alla settimana". E questa estate, in Germania, in Belgio e Francia il ricatto della delocalizzazione o allungamento della settimana lavorativa si è moltiplicato. Attualmente in questi scontri sociali in atto, i rapporti di forza sono in favore dei padroni. Come invertirli in favore dei lavoratori?

Difendere tutti i posti di lavoro: ma come?

Spesso, i lavoratori colpiti da questi attacchi provano a reagire con gli scioperi. Spesso vediamo che i lavoratori si riuniscono in assemblee generali e votano a favore della difesa di tutti i posti di lavoro e degli stabilimenti. Molte volte però le dirigenze aziendali rispondono con licenziamenti in massa e la chiusura degli stabilimenti. In alcuni casi le dirigenze sindacali preferiscono la concertazione piuttosto che la battaglia contro i licenziamenti. Ma si può agire diversamente come dimostrato ad esempio nella lotta dei lavoratori Fiat di Melfi. I lavoratori hanno bisogno di ribaltare i rapporti di forza a loro favore senza aspettare la decisione dei loro dirigenti sindacali. In realtà, le direzioni sindacali pur solidarizzando con le lotte negano di organizzarle e di dare il potere decisionale all'assemblea dei lavoratori, li espropriano dello sciopero e si sostituiscono ad essi. Di fatto, i lavoratori vengono disarmati.

Delle assemblee generali tenute regolarmente permetterebbero a tutti i lavoratori di discutere e decidere quali azioni intraprendere per diffondere la lotta. Presa la decisione, uno sciopero con relativa occupazione della fabbrica permetterebbe di alzare il tiro ed essere pronti a reagire contro le intenzioni delle direzioni aziendali. L'appello alla solidarietà operaia a tutti gli altri lavoratori, permetterebbe di estendere la lotta. I lavoratori possono e devono anche fare appello agli altri settori per sostenerli nelle manifestazioni e per uno sciopero generale di una intera giornata.

In ogni impresa attaccata in questo modo, l'organizzazione di assemblee generali dei lavoratori iscritti e non iscritti ad un sindacato è di primaria importanza, le decisioni di quali rivendicazioni e di quali azioni intraprendere per vincere devono essere discusse e devono essere votate democraticamente. Ogni lotta deve essere sostenuta dai sindacati che devono diffonderla. È un esempio per le altre imprese ed il solo mezzo di ritrovare la fiducia nella lotta. Solo a queste condizioni i lavoratori potranno sviluppare concretamente la solidarietà operaia ed unificare le loro rivendicazioni nell'azione comune.

Combattere le delocalizzazioni

Non contenti di dividere i lavoratori utilizzando la disoccupazione, su scala mondiale i capitalisti mettono in concorrenza i lavoratori del mondo intero.

Licenziare, delocalizzare, subappaltare sono strumenti inerenti al capitalismo. I lavoratori tentano dovunque, tuttavia, di difendere i loro posti di lavoro e la loro esistenza. Nel quadro delle minacce di delocalizzazione, non hanno nulla da guadagnare opponendosi ad un altro lavoratore dell'Europa dell'est o dell'Asia. Già in passato sono state intraprese delle iniziative europee come le manifestazioni contro la disoccupazione. E' stato solo un inizio ma contro l'ampiezza mondiale dell'offensiva padronale, bisogna colpire più forte, entrare in sciopero e rifiutare ogni delocalizzazione. Per garantire questo, l' unica soluzione è l'occupazione delle imprese e i picchetti che impediscano ai padroni di portare via i macchinari. Il mettersi in contatto coi sindacati del paese in cui avverrà la delocalizzazione è anche un mezzo per sviluppare la solidarietà internazionale dei lavoratori.

Organizzare la lotta e estenderla

Per rispondere alle ristrutturazioni ed ai licenziamenti, i lavoratori possono contare solamente su se stessi perché le dirigenze sindacali sono più propense a giocare la carta della "concertazione sociale" piuttosto che costruire la lotta.

Beninteso, la lotta non garantisce di per sè la vittoria, e una vittoria è spesso temporanea ma permette ai lavoratori di battersi, di non gestire individualmente i licenziamenti. Lo scopo principale di una lotta, è l'unione dei lavoratori.

Tuttavia per garantire la vittoria contro questi questi attacchi, occorre più di una giornata di sciopero del settore pubblico e del privato. L'unificazione di tutti i settori contro l'offensiva padronale e governativa porterebbe alla richiesta di rivendicazioni comuni: contro ogni licenziamento, contro i bassi salari e la precarietà, contro i tagli nel settore pubblico e contro le privatizzazioni. Su queste basi, decidendo democraticamente le mobilitazioni in ogni settore uno sciopero generale potrà svilupparsi e fermare questa politica capitalista.

Nelle esperienze di lotta, nell'occupazione delle fabbriche i lavoratori prendono coscienza del loro ruolo centrale nella produzione. In caso di sciopero generale indefinito, la richiesta di ripartire il lavoro tra i lavoratori diventa allora concreta. Si vedrà che una gestione egualitaria, collettiva e democratica è possibile per i lavoratori senza "capi" e padroni, ciò porrebbe immediatamente la richiesta del potere.

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