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Motovario: come soffocare una lotta

Pubblichiamo questa lettera inviataci dal compagno William Natali ex delegato FIOM . Quanto scritto dal compagno è un esempio lampante di come si muove la burocrazia sindacale, che avvia le lotte non garantendo neanche l'appoggio e il sostegno della struttura sindacale lasciando poi soli i delegati e i militanti che vogliono perseguire la linea che la FIOM aveva dettato per ottenere il "pre-contratto" (strategia fallita e contestata anche da chi vi scrive), mentre ora dicono di lottare per i contratti integrativi in parole povere quando hanno visto che si avvicinava la possibilità di un accordo: scaricano i lavoratori. La linea avventurista dei dirigenti della FIOM ci riconduce alla discussione sul ruolo dei dirigenti sindacali riformisti, alla democrazia interna al sindacato stesso. Cosa proponiamo allora ai compagni delegati che si trovano o si troveranno nelle situazioni descritte da William Natali? Proponiamo di unirisi insieme a noi in una battaglia per riprenderci il sindacato dal basso.Una battaglia che ha come obbiettivi : il diritto ad una vera democrazia interna - elezioni,diritto di revoca dei funzionari che non rispettano il mandato dei lavoratori , che i funzionari non ricevano un salario superiore ad un lavoratore medio in modo tale che non si allontanino dai lavoratori che rappresentano e non inizino a condurre uno stile di vita o a fare il "lavoro sporco" dei e per i padroni.

E' su queste basi che noi di LOTTA lottiamo all'interno dei sindacati. Unitevi a noi!

Questa storia accade alla Motovario, azienda modenese di circa 550 dipendenti, leader nelle produzioni di variatori, motovariatori, motori elettrici.

La nuova Rsu si insedia nel mese di ottobre, l’80% dei lavoratori ha scelto la Fiom, ma nonostante la schiacciante vittoria, il patto di solidarietà tra sindacati ha portato la Fim a ruota con solo un delegato in meno. La Fiom poteva avere due delegati in più, ma la segreteria non ha voluto recriminare, forse per sudditanza nei confronti di un’unità che non esiste più nei fatti.

I primi di novembre la Rsu a maggioranza decide di iniziare la lotta per il precontratto e si propone ai lavoratori il referendum. Non si sono voluti accordi bidone, si è scelta la strada naturale, una strada precisa, LA LOTTA!

265 votanti, il risultato è il seguente: 255 favorevoli al percorso Rsu, 10 contrari.

Il 17 novembre sono partite le iniziative. 32 ore di sciopero in un mese hanno messo l’azienda con le spalle al muro. PICCHETTI, PRESIDI, MANIFESTAZIONI assieme a compagni operai di altre aziende.

Il 70% dei lavoratori e lavoratrici quotidianamente sono venuti fuori dai cancelli, ARTICOLANDO tutte le ore di sciopero. Ma la FIOM dov’era? Quasi in maniera autonoma abbiamo organizzato gli scioperi, e QUESTO COMINCIAVA A DARE FASTIDIO.

I primi di dicembre, durante uno sciopero, siamo venuti a sapere per bocca di un capo reparto che la proprietà si era incontrata con i segretari di Fim e Fiom. Una cena che è servita per incanalare un discorso di accordo aziendale bypassando la strada del precontratto. Il tutto tenuto nascosto ai delegati, che, nel frattempo, con l’appoggio dei lavoratori percorrevano la strada del precontratto. Vedendo la contraddizione tra lotta alla base e disponibilità ad un’intesa bidone ai vertici, l’azienda, sentendosi in una posizione di forza, inizia la repressione: si mette in discussione il diritto di sciopero e si mandano in cassa integrazione 4/5 della Rsu e 50 lavoratori, militanti e partecipi in prima linea alla protesta.

Abbiamo contato 18 azioni antisindacali da parte della proprietà, pressione sui capireparto e conseguente manovra di questi sui lavoratori per dissuaderli dal partecipare alle lotte; riunioni durante l’orario di lavoro con i lavoratori per dire che la Rsu vuole rovinare lo stato di quiete, fino allo spostamento in reparti confino di lavoratori e lavoratrici.

Tra essi 5 impiegati che hanno scioperato dall’inizio alla fine; tutti e 5 in cassa, mentre i colleghi hanno lavorato 3 sabati a 8 ore e due domeniche mattina per sopperirvi.

Oltre a non far niente sull’attività antisindacale, la segreteria Fiom non ha nemmeno cercato di respingere la richiesta di cassa integrazione.

Come se ciò non bastasse l’azienda, spalleggiata da ex delegati Fim, e lavoratori filo-aziendali, hanno inscenato una raccolta firme per delegittimare e cancellare la Rsu.

Immaginiamo il clima in azienda al momento dei fatti: l’assenza dei delegati Fiom messi in cassa integrazione, la mancanza delle “seconde linee” di iscritti, e uno stato di terrore provocato da una cassaintegrazione che non prevede nemmeno ANTICIPI, RATEI E ROTAZIONE hanno indotto molti a firmare.

Quello che è assurdo è che la segreteria Fiom ha deciso di “scaricare” i propri delegati, limitandosi a pure dichiarazioni di facciata sulla stampa locale, invece di organizzare una campagna a difesa della Rsu Fiom.

Non contenti, siamo venuti a sapere sempre dalla stampa locale che il nostro Segretario aveva già messo in bacheca le nostre dimissioni, dovute alla pseudo raccolta firme (nessuno ha ancora visto le firme) senza che la Rsu si fosse formalmente dimessa.

Perché è avvenuto questo? Forse non è gradita una Rsu capace di relazionarsi bene con i lavoratori, programmando chirurgicamente ore di sciopero estremamente dannose per l’azienda, e costruisce un rapporto di forza non gestibile da vertici sindacali ancora malati di concertazione.

Lo sbaglio è stato forse alzare il livello dello scontro? Ma quando si ha la forza è giusto sottrarvisi? Io non credo, e con la coscienza pulita cercherò di rientrare in fabbrica, cercherò di capire che futuro mi aspetta e cercherò di RESISTERE. Questa è la Fiom di Modena, quinto territorio metalmeccanico d’Italia e primo nel non tutelare i propri delegati, è ora che i lavoratori sappiano tutto, senza se e senza ma.

Natali William ex delegato Fiom Motovario

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