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Israele/Palestina

C'è bisogno di un'alternativa di classe!

Il 15 Maggio, dopo una settimana di combattimenti nella striscia di Gaza, circa 200.000 dimostranti hanno riempito la principale piazza di Tel Aviv e le strade.Il fallimento del referendum voluto da Sharon all’interno del partito del Likud e l’uccisione di 11 soldati israeliani nella striscia di Gaza un paio di giorni dopo, ha portato molte persone le quali non erano politicamente attive da anni a scendere in piazza.

di L.Bortolotti

Sebbene fosse la più grande manifestazione contro l’occupazione sin dall’inizio dell’Intifada,l’umore dominante può essere descritto come disperazione piuttosto che rabbia. I dimostranti hanno avuto la sensazione che a nulla portano le poltiche del governo.In molti , a differenza della maggioranza della popolazione, nutrio ancora delle illusioni nei piani di pace promossi dal gran capitale, come gli accordi di Genève e la Roadmap di Bush. Maavak Sozialisti (Lotta Socialista), la sezione israeliana del CWI, ha spiegato nei suoi volantini distribuiti alla manifestazione che non può esserci nessuna soluzione del conflitto all’iterno del capitalismo. Nessun accordo di “pace” tra le due dirigenze corrotte (Israeliana e Palestinese) può risolvere i veri problemi dei lavoratori Palestinesi e di Israele – la disoccupazione e la povertà.

Nei volantini si faceva appello per un fronte di lotta unito tra i lavoratori di entrambi i paesi contro l’occupazione e i governi guidati dai capitalisti in Israele e Palestina.Nonostante l’enorme numero di persone presenti alla manifestazione venuti da tutto il paese la manifestazione non è riuscita a mobilitare ampi settori di lavoratori e giovani. La principale ragione di questo è che gli organizzatori non hanno saputo legare la lotta contro i bassi salari, la disoccupazione e la politica neoliberale del governo. Un’altra ragione è stata il giustificato antagonismo che la maggioranza dei lavoratori ha contro i cosiddetti partiti di “opposizione” che hanno organizzato la manifestazione. Il Partito Laburista e i politici del nuovo partito socialdemocratico,Yahad, hanno perso l’appoggio della maggioranza dei lavoratori e dei giovani a causa delle politiche neoliberali portate avanti quando erano al governo. La manifestazione ha dimostrato la necessità di un genuino partito operaio che sappia legare le lotte contro l’occupazione ai problemi dei lavoratori, che dimostri che l’unica uscita da un conflitto sanguinoso sia l’abbattimento del sistema capitalista, che è alla radice delle guerre che da decenni insanguinano il Medio Oriente.

Uno o due Stati?

La brutale occupazione dei territori Palestinesi sta continuando,senza che si riesca a scorgere la fine del ciclo di violenza che ne è scaturito. Se le milizie palestinesi ritornassero ad organizzare attacchi terroristici contro i civili israeliani, sarà un tragico errore che non riuscirà a favorire le loro aspirazioni. Loro hanno bisogno di una strategia difensiva ed azioni di offensive che possono conquistare l'appoggio di massa dei palestinesi e che possano difendere gli interessi dei lavoratori palestinesi, mentre allo stesso tempo devono tentare di evitare di allontanare da se la classe lavoratrice israeliana che verrebbe spinta con ciò a sostenere l'uso della ritorsione militare dell'IDF. Con i lavoratori israeliani che che subiscono gli attacchi economici dei loro capitalisti con i ripetuti programmi di tagli, il modo più efficace è invece quello di sostenere la lotta dei lavoratori israeliani contro tutti gli attacchi del loro governo capitalista piuttosto che intraprendere una strategia di terrore che può essere utilizzata dai capitalisti israeliani stessi per dividere ancora di più i lavoratori dei due popoli.L'unico modo per il Palestinesi di sviluppare una vincente strategia militare, ed anche preparare la via per la gestione della loro futura società che possa garantire livelli di vita decenti per tutti, è avviare il processo di costruzione di una organizzazione di massa e democratica che difenda gli interessi dei lavoratori e dei contadini poveri palestinesi. Solo così le decisioni potranno essere prese direttamente dai lavoratori stessi che toglieranno il potere che hanno gli attuali leader, per porlo nelle mani della massa del popolo che potrà così eleggere i propri rappresentanti e renderli pienamente responsabili. È inoltre essenziale che in tale organizzazione si sviluppino le idee socialiste , perché non sarà possibile realizzare un libero stato Palestinese sulla base del capitalismo. Anche in Israele,al giorno d'oggi, dove seppure è più sviluppata l'economia capitalista, il capitalismo è completamente incapace di garantire livelli di vita accettabili per un enorme massa di persone. Sono necessari perciò un Israele socialista, ed una Palestina socialista, perchè il capitalismo venga spazzato via anche da tutti gli altri paesi della regione Medio Orientale creando così una Confederazione Socialista del Medio Oriente. Saranno difesi i diritti democratici delle minoranze di tutti gli stati e il diritto ai profughi di ritornare nei loro villaggi d'origine.Alcuni intellettuali palestinesi, che si scontrano con la realtà del "nuovo muro di sicurezza" che toglie pezzi di terreno palestinesi in modo significativo ed anche con i piani di Sharon per favorire l'annullamento dell'auto-governo dei territori palestinesi, adesso fanno appello per un singolo e secolare stato, democratico dei Palestinesi e degli Ebrei piuttosto che due Stati indipendenti. Ma solo perchè l'andamento demografico è dalla loro parte. Ogni consiglio per un unico stato fa alzare immediatamente una enorme paura - specialmente fra gli israeliani - che si troverebbero nella condizione di minoranza in tale stato e ne soffrirebbero le conseguenze.Sarà impossibile separare i lavoratori israeliani dalla loro classe dominante e conquistarli alle idee socialiste a meno che non venga loro garantito il diritto ad un proprio stato. Hillel Schenker, un redattore del "Paelstine-Israel Journal" ha detto: "Non c'è assolutamente nessun distretto in Israele che possa rispondere ad una lotta internazionale per un unico stato. E… dubito che se ne possa trovare qualcuno anche fra il Palestinesi della West Bank e di Gaza". Anche lo scrittore palestinese, Edward Said che ha difeso l'idea di un unico stato ha ammesso: " Alla domanda di quale è il destino degli ebrei, io sinceramente non so dare risposta ".Le aspirazioni nazionali dei Palestinesi e degli Ebrei israeliani non possono essere soddisfatte all'interno dei confini del capitalismo. Solo sulla base del socialismo, comunque, Palestinesi ed Ebrei saranno liberi di decidere come vogliono vivere, senza essere condizionati da tutti i terribili dolori che causa il capitalismo. Non c'è nessuna alternativa quindi che non sia la costruzione della solidarietà della classe lavoratrice ed il socialismo da ambo le parti, con il relativo riconoscimento del diritto al loro proprio stato per Ebrei israeliani e per i Palestinesi.

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