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Intervista ad una insegnante della scuola pubblica

intervista ad Anna, insegnante delle scuole elementari che ci parla della situazione e del futuro della scuola pubblica in Italia.

Sono un'insegnante della scuola elementare. Ho iniziato nel 1978 nella Scuola dell'Infanzia dopo aver vinto un concorso pubblico .

Insieme a me furono assunte diverse insegnanti giovani e qualificate che avevano superato una selezione piuttosto dura .

In seguito sono passata nella Scuola Primaria dove attualmente insegno da 12 anni.

La scuola italiana ha visto diverse riforme piuttosto frammentarie dagli anni '60 in poi, c'è stata una riforma della scuola Media, un'altra della suola Primaria del ministro Falcucci e diverse sperimentazioni che hanno interessato strutture organizzative dalla scuola dell'infanzia alla scuola superiore.I vari governi democristiani hanno cercato di ‘modernizzare’ la scuola italiana con un riformismo di stampo cattolico .

Un aspetto di significativa emancipazione di tutto il sistema scolastico comunque è stata l'istituzione degli "organi collegiali" nei primi anni ' '70 in seguito al perido di lotte sociali del 1968.

Gli "organi collegiali" prevedono la partecipazione attraverso elezioni democratiche all'organizzazione didattica delle scuole pubbliche di tutte le componenti della scuola (insegnanti, genitori, studenti e capi d'istituto).La legge sull'"Autonomia" in vigore dalla fine degli anni '90 ha dato alla scuola pubblica la possibilità di gestione amministrativa e didattica aumentando il coinvolgimento della gente nella gestione degli istituti.

Questo modello legislativo spiega in parte la nascita dei "coordinamenti in difesa della scuola pubblica" composti appunto da associazioni di genitori , insegnanti e sindacati, che sono nati in diverse città per contrastare la legge Moratti.

I sindacati spinti dalle contraddizioni della riforma, dai coordinamenti e dai vari comitati hanno dovuto accogliere la protesta, schierarsi decisamente con gli insegnanti e gli studenti e contrastare con diverse forme di lotta e scioperi la legge Moratti (fra scioperi di categoria quelli del pubblico impiego e quelli specifici per la scuola i lavoratori della scuola hanno aderito dal 2002 ad oggi a circa 4 ,5 scioperi ogni anno) .

Tuttavia tra i sindacati ci sono state alcune differenze nel portare avanti la protesta . Il sindacalismo di base (COBAS ecc..) ha avuto un atteggiamento più militante e presente con i lavoratori, la CGIL come grande sindacato confederale è stata maggiormente efficace, la CISL e lo SNALS si sono invece orientati con diverse sfumature verso il governo di destra e sono scaduti in atteggiamenti corporativi.

Bisogna dire che la legge Moratti va in direzione di una liberalizzazione del sistema dell'istruzione e di una conseguente dipendenza della scuola pubblica dalla logica di mercato; infatti di pari passo al risparmio che si è ottenuto con l'applicazione della legge (con i tagli agli organici e all'orario acolastico) sono aumentati i finanziamenti alle scuole private.

E chiaro che in questo modo solo le famiglie con certe possibilità economiche possono garantire ai propri figli un'istruzione adeguata e quindi dargli buone prospettive per la loro posizione futura nel lavoro e nella società.

Nella campagna elettorale che ha preceduto le ultime elezioni i partiti dell'UNIONE hanno dichiarato di accogliere l'obiettivo dei sindacati di abrogare la legge Moratti e la legge 30.

Resta da verificare quante delle promesse fatte in campagna elettorale il governo di sinistra manterrà.

Certamente l'unica garanzia che i lavoratori hanno di veder rispettati i propri diritti è quella di agire in prima persona,come hanno dimostrato i lavoratori della scuola che, con i sindacati, i comitati in difesa della scuola pubblica e gli scioperi sono riusciti nonstante la legge Moratti del 2003 e il governo Berlusconi a mantenere comunque un buon standard di efficienza della scuola pubblica in Italia, il Tempo pieno nella scuola primaria, l'orario minimo di 30 ore, gli insegnanti e il personale tecnico necessari.

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