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Economia

Il prezzo del petrolio fa tremare l'economia mondiale

Tutti i leader mondiali, stanno mostrando una certa paura per il continuo aumento del prezzo del petrolio. Nelle ultime settimane il prezzo al barile ha superato i 50 dollari alla Borsa di New York, il prezzo più alto mai raggiunto. Solo in quest’anno il prezzo del petrolio è cresciuto del 30%.

La paura dei capitalisti, dei politici e degli economisti è che questo continuo aumento del prezzo, possa fermare la crescita dell’economia mondiale. Con i tassi di interesse in aumento in tutto il mondo, il commercio affronterà nei prossimi mesi maggiori costi. Per la maggioranza delle persone, il primo impatto con la crisi sarà l’aumento del prezzo della benzina e gli aumenti decisi dalle compagnie aeree sul prezzo dei biglietti. Ma quando anche le altre multinazionali decideranno di scaricare i costi sui lavoratori con un aumento generalizzato del costo della vita la maggioranza delle persone avvertirà ben più gravi effetti.

Domanda e offerta

Perché assistiamo ad un tale aumento dei prezzi? Siamo di fronte ad un eccezionale mix di problemi presenti nel mercato del petrolio, sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. Dalla parte della domanda ci sono due fattori principali: la crescita mondiale e l’incredibile espansione economica della Cina. La crescita mondiale ha, più marcatamente negli USA che altrove, prodotto un aumento della richiesta di petrolio. Inoltre le nuove macchine prodotte negli USA richiedono più benzina di prima, e non meno come si potrebbe pensare.

Il bisogno di petrolio della Cina, supera ogni limite; lo sviluppo economico cinese ha aumentato la domanda mondiale di petrolio in un solo anno del 20%. Il problema degli importatori di petrolio è che solo l’Arabia Saudita ha riserve sufficienti da mettere sul mercato.

Per quanto riguarda l’offerta, il problema può essere riassunto in una sola parola: Instabilità.

I paesi “produttori” di petrolio sono tra i più “caldi” del Globo. L’Iraq, a causa dell’invasione americana, ha dovuto ridurre se non fermare le esportazioni fino al momento in cui il caos in quel paese diminuirà…L’Iraq possiede la seconda riserva di petrolio al Mondo. Inoltre gli attacchi legati ad Al-Qaida in Arabia Saudita hanno causato la di diminuzione della produzione in questo Stato.

All’instabilità stanno unendosi anche altri paesi produttori. Il governo russo quest’anno, ha deciso di lanciare un grosso attacco al gigante del petrolio Yucos, minacciando di metterlo in liquidazione se non pagherà tutte le tasse arretrate. Il Venezuela, il più grosso produttore occidentale, vive le alterne vicende del suo Presidente Chàvez. In Nigeria, il più grande produttore africano, si stanno svolgendo scioperi contro l’aumento del prezzo del petrolio per uso domestico (luce,gas e elettricità in Nigeria sono date solo dal petrolio!) Inoltre in Nigeria ci sono anche gravi conflitti etnici.

Aumenti del prezzo del petrolio in tutto il mondo sono l’ultima cosa che si augura il mercato capitalista. L’unica consolazione per i capitalisti è che se i 40 dollari raggiunti nel 1980 dopo la Rivoluzione in Iran fossero misurati con la valuta corrente, allora il prezzo del petrolio a barile sarebbe di 80 dollari !

Per tutta risposta al mercato un ulteriore aumento del prezzo a barile non è molto lontano dall’avverarsi soprattutto se la situazione in Iraq continuerà a peggiorare per l’esercito americano.

Pianificazione socialista

Sempre alla ricerca di profitti a breve termine, il capitalismo ha sfruttato i combustibili fossili non-rinnovabili (petrolio,gas e carbone) non avendo cura dell’impatto ambientale nel lungo periodo. Bruciare i combustibili fossili è la principale causa dell’inquinamento atmosferico e il surriscaldamento del globo, che rappresentano una minaccia se non si inverte questa tendenza. Pensiamo forse che gli speculatori mondiali perdano il sonno per tutto ciò? Oltretutto la grossa finanza, investe delle patetiche cifre per lo sviluppo di fonti energetiche alternative e rinnovabili.

La produzione e la distribuzione dell’energia dovrebbe essere tolta dalle mani degli affaristi e liberata dall’anarchia distruttiva del mercato. Per evitare il disastro economico e ecologico, le risorse come il petrolio e il gas devono essere sviluppati tramite un piano, su scala mondiale. La pianificazione deve essere democratica, sotto il controllo della classe lavoratrice e di tutti gli altri sfruttati, che sono la maggioranza in questa società.

La pianificazione saprebbe bilanciare le necessità economiche con gli effetti ambientali di lungo periodo. Le risorse energetiche alternative e rinnovabili verrebbero sviluppate. Nei paesi poveri si potrebbero stanziare tutte le risorse necessarie ad accelerare il loro sviluppo.

Ovviamente, tutto questo non avverrà nel capitalismo. Questo è il motivo per cui dobbiamo cambiare il sistema, in Italia ed internazionalmente. Abbiamo bisogno urgentemente del socialismo. Abbiamo bisogno di una pianificazione economica socialista sotto il democratico controllo e la gestione dei lavoratori. E cosa c’è di meglio se non partire con la nazionalizzazione delle multinazionali del petrolio e delle banche che giocano d’azzardo con il nostro futuro?

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