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Democrazia partecipativa o democrazia operaia?

Oggi sono sempre di più le persone che hanno la consapevolezza che la nostre società non siano delle reali democrazie.

Ciò non vuol dire che le democrazie parlamentari siano meglio dei regimi dittatoriali. Molti diritti democratici sono stati guadagnati grazie alle lotte dei lavoratori : diritto di espressione, di organizzazione, di sciopero... Ma nella società capitalista chi detiene il potere economico detiene anche quello politico.

di M.T.Di Francesco

Allora come possiamo dire di essere in una democrazia se la popolazione non ha diritto di esprimersi per prendere decisioni che le riguardano? Alcuni, soprattutto molti dirigenti di Rifondazione nella loro ricerca di "qualcosa di nuovo" ,vedono nella “democrazia partecipativa” una risposta a tutto questo.

Il Social Forum Mondiale (SFM) si è tenuto per la prima volta nella città di Porto Alegre in Brasile. Questo non a caso. Il sindaco PT di Porto Alegre ha introdotto il cosiddetto «bilancio participativo». È la popolazione che decide, attraverso i comitati di quartiere, delle spese comunali tra i differenti dipartimenti dunque: la rete stradale, l'insegnamento, la polizia, le case popolari ecc.

Numerosi militanti anti-globalizzazione (capitalista) hanno visto in questo strumento,apparentemente, un'alternativa alla democrazia che conosciamo. Ma l’assurdo è che la popolazione non è in grado di intervenire sullo sviluppo globale del bilancio comunale. Questo è fissato dagli eletti sulla base di ricette fiscali e di sovvenzioni da parte del governo regionale o federale. In poche parole il “bilancio partecipato” non basta a soddisfare tutti i bisogni, la popolazione è costretta a scegliere. Per esempio, tra l’illuminazione di una strada o l'assunzione di una maestra. Il “bilancio partecipativo” non mette in discussione la proprietà privata dei mezzi di produzione che è il corollario della democrazia borghese. È la democrazia dei proprietari di imprese e di beni mobiliari, immobiliari e fondiari dunque.

Si dimentica spesso che la democrazia borghese, sotto la sua forma originaria più pura escludeva dal diritto di voto gli operai e le donne. Il suffragio universale è un'alterazione di questo modello originario che è stato imposto dalla lotta del movimento operaio. Dal momento che i lavoratori potevano votare, il personale politico della borghesia doveva trovare nuovi artifici per fare passare gli interessi della minoranza sfruttatrice come se fosse l'interesse generale.

Ma gli occhi dei lavoratori finiscono per aprirsi prima o poi. Oggi, i politici si dedicano ad un rilancio «di iniziative cittadine» per «riconciliare il cittadino e la politica». Sono solo tentativi di mantenere ancora in vita il “morto” : la democrazia borghese. I suoi difensori vogliono ancora continuare a dirci che è «il sistema migliore rispetto a tutti gli altri»?

Il movimento operaio non ha scosso solamente le fondamenta della democrazia borghese. Ha generato anche una forma di democrazia più autentica. Questa “democrazia operaia” ha visto la luce per la prima volta nel 1870 all'epoca della Comune di Parigi. Gli operai insorti eleggevano i loro rappresentanti che erano revocabili in qualsiasi momento. Non guadagnavano più dello stipendio medio di un operaio. Gli eletti non si trinceravano dietro la sedicente separazione dei poteri, ma erano responsabili dell'esecuzione e del rispetto delle decisioni che prendevano.

La Comune prese una serie di misure in favore della classe operaia e delle classi medie, non esitando ad operare delle profonde incursioni nel regime della proprietà privata. La proprietà collettiva dei mezzi di produzione è il corollario della democrazia operaia. La Comune sarà schiacciata nel sangue l’ anno seguente. Il secolo seguente vedrà la sua esperienza ripresa e generalizzata dai consigli operai. I consigli operai prenderanno il potere in Russia in 1917. L'arretratezza del paese e l'isolamento della rivoluzione provocherà il soffocamento della democrazia operaia da parte della burocrazia stalinista. Consigli operai apparirono in numerosi paesi lungo tutto il XX secolo ma furono ridotti all'impotenza a causa della mancanza di un partito rivoluzionario capace di orientarli verso la presa del potere. Ogni volta il regime borghese ristabiliva la sua autorità, spesso con una controrivoluzione violenta.

La democrazia operaia resta il solo regime nella storia che ha permesso alla maggioranza della popolazione di auto-governarsi. Presto o tardi spezzerà le catene della democrazia borghese e del regime di proprietà che rappresenta.

Per avere una reale democrazia, i marxisti hanno sempre propagandato che occorre una democrazia operaia e non burocratica. Trotsky definisce la democrazia operaia come " una democrazia sostanziale e non formale”. L'assemblea, le discussioni, le conferenze, i congressi, le elezioni non sono in fin dei conti rappresentano la forma che serve ad elaborare ed esprimere il pensiero e la volontà delle masse. . Una reale avanzata democratica può avvenire solo se la popolazione direttamente elabora le decisioni politiche, economiche e sociali. Ciò implica la rottura con il sistema capitalismo. Finché esisterà il dominio della proprietà privata, la democrazia potrà avere solamente un carattere limitato.

Solo nel socialismo si avrà la vera democrazia operaia che verrà diretta , grazie ai consigli locali, regionali, nazionali ed internazionali dei delegati votati dalle assemblee e che saranno ogni momento revocabili dagli elettori.

Le imprese saranno sotto il controllo dei lavoratori che collaboreranno in cooperazione con gli organismi preposti alla pianificazione economica.

Non ci sarà democrazia operaia fino a quando non ci sarà l'abolizione della proprietà privata, questo significa fino a quando i mezzi di produzione non apparterranno alla collettività e non ad un pugno di capitalisti che cercano di aumentare il loro potere per far aumentare i loro profitti.

LOTTA per il socialismo

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