torna indietro

Teoria marxista

L'economia al servizio dei profitti o dei bisogni?

Contro la dittatura del mercato

Le 225 più grandi fortune del mondo rappresentano una ricchezza che corrisponde al reddito annuo del 47% della popolazione mondiale! Il divario tra ricchi e poveri non diminuisce. Il rapporto tra paesi ricchi e paesi poveri era di 11 a 1 nel 1913 e di 74 a 1 nel 1997. Ma non è solo il divario tra paesi ricchi e paesi poveri che si è approfondito, anche quello di ogni paese, per esempio negli USA, la ricchezza di una ricca minoranza (l’1%) supera quella del dei più poveri (il 90% della popolazione). Nel 1980, i padroni guadagnavano in media 42 volte in più dei loro salariati, oggi guadagnano 425 volte in più. Secondo i capitalisti ed i loro portavoci con il pretesto che le persone sono diverse tra loro si dovrebbe imparare a convivere con questa situazione. Difatti, secondo loro, ci sono persone serie che non si lamentano e cercano di progredire socialmente, e gli altri; quindi in poche parole i poveri sarebbero gli unici responsabili della loro situazione.

Le differenze tra le persone esistono ma non possono giustificare il divario crescente tra ricchi e poveri. Da quando esiste la divisione della società in classi, c'è sempre stato lo sfruttamento, ma quindi bisogna accettarlo? Senza le insurrezioni contro gli oppressori, la società non si sarebbe mai evoluta.

Il fatto è che con l'avvento del capitalismo il divario tra ricchi e poveri è cresciuto in modo esponenziale. Crediamo che ciò sia la conseguenza del modo come la società e la produzione siano organizzate.

Sovrapproduzione

La società capitalista è fondata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione (fabbriche, macchine, attrezzature ecc.), la divisione del lavoro (separazione dei compiti) e l'esistenza di un grande numero di persone che non possiedono nessun mezzo di produzione ma hanno solo la loro forza lavoro. La produzione è fatta in funzione del profitto e non dei bisogni. Il profitto proviene dalla parte non pagata di lavoro ai lavoratori. Risultato: i lavoratori non riescono a comprare tutto ciò che hanno prodotto. La borghesia più dei lavoratori ha certo i mezzi per comprare, ma non è abbastanza numerosa per poter assorbire tutta la produzione.

Inoltre i capitalisti sono in concorrenza gli uni con gli altri. Essi cercano di accaparrarsi una fetta più grande del mercato. Essi tentano di ridurre i costi di produzione sfruttando di più i lavoratori. Questo può avvenire con l'installazione di macchine più moderne, aumentando la divisione del lavoro, aumentando la flessibilità, riducendo gli stipendi o aumentando il tempo di lavoro. O in modo più semplice tutti i capitalisti tentano di aumentare al massimo la produzione senza tenere conto dei bisogni reali. Questo è un metodo di produzione molto caotico che provoca regolarmente delle crisi di sovrapproduzione di cui la più recente è stata quella del Sud-est asiatico nel 1997.

Oggi, soprattutto attraverso le multinazionali, la borghesia prova ugualmente a pianificare la produzione ma in modo molto irrazionale. Le crisi di sovrapproduzione si traducono piuttosto in una distruzione della capacità di produzione. Così, prima che si manifesti la recessione, numerose imprese si preparano licenziando personale.

Guerre

La concorrenza ha superato da tempo le frontiere nazionali. Un piccolo numero di capitalisti si è diviso il mondo. Alcune potenti holding, alcuni grandi finanzieri e grandi società dettano la politica di numerosi governi. Viviamo, per utilizzare le parole di Lenin, nell'epoca dell'imperialismo, stadio supremo del capitalismo. La globalizzazione è il sistema politico di distruzione sociale di questa nostra epoca.

Imperialismo significa guerra. Nei periodi di crisi, la borghesia nazionale più debole prova a proteggere i suoi mercati. Allo stesso modo nel periodo di mondializzazione, per difendere i propri interessi ogni capitalista si trincera dietro uno Stato nazionale, o in casi eccezionali come il colosso britannico-olandese Shell (il discorso si estende a tutte le multinazionali) in diversi paesi.

Quando il protezionismo non è più sufficiente o quando gli interessi della borghesia sono veramente minacciati, una guerra commerciale può trasformarsi in conflitto armato. La guerra è il prolungamento della politica con altri mezzi. Gli imperialisti preferiscono condurre queste guerre per dare una soluzione alle crisi.

Disumano

Il capitalismo è un sistema perennemente in crisi. Tutto deve fare posto al profitto. È il primo sistema sociale dove le crisi non sono dovute alla mancanza di prodotti ma al surplus. Dal punto di vista dell'umanità questo è completamente illogico. Per affrontare la concorrenza, i capitalisti sono obbligati "a migliorare" senza arrestare la produzione, ad investire nelle macchine. Questo esige un enorme capitale. I piccoli sono inevitabilmente schiacciati e sempre più persone non possiedono di più della loro forza lavoro.

Un'altra conseguenza è che l'operaio è spossessato sempre più dell'oggetto che produce. Marx chiamava ciò “alienazione”. L'operaio viene separato dal prodotto finito del suo lavoro, tutto ciò che rende il lavoro interessante gli viene tolto. Non è stupefacente dunque che un alto numero di persone non sia motivato al lavoro in questa società. Il lavoratore non è diventato solamente un prolungamento della macchina, un oggetto monouso , ma è sempre più considerato come una merce.

L'uomo ed il suo ambiente naturale

La concorrenza obbliga il capitalista ad installare sempre più delle macchine “produttive” di cui l'investimento deve essere più rapidamente “ammortizzato”. Occorre sempre più capitale per fare lo stesso profitto dunque. Questo non si ottiene dalle spese del capitalista ma dal sudore, i nervi ed il sangue dei lavoratori che vedono la loro condizione aggravarsi.

Il parossismo di tutto questo è che sotto il capitalismo le innovazioni tecnologiche non conducono a un lavoro meno duro o ad una riduzione dal tempo di lavoro, ma al contrario a più flessibilità e più disoccupazione e alla compressione del salario.Il mondo è al contrario. Non solamente l'uomo ma anche l’ambiente di lavoro e l’ambiente nel quale vive sono sottomessi alla legge del profitto.

Per un'economia socialista pianificata

Abbiamo già detto che il capitalismo è un sistema caotico dove gli investimenti sono decisi dal mercato. Ma sarebbe molto più efficace determinare a monte ciò che è necessario produrre prima di stabilire la natura ed il volume delle produzioni. Il metodo di produzione capitalista che si basa sul profitto, non permette tutto questo.

Il socialismo implica una pianificazione, in modo tale che la produzione corrisponda ai bisogni generali. Per ciò è necessario prendere in considerazione questi ultimi. Con la tecnologia attuale questo compito sarebbe relativamente più facile. Ma indipendentemente dal livello della tecnologia, per un sistema fondato sulla pianificazione economica è assolutamente necessaria la democrazia operaia. Solo i lavoratori che sono produttori e consumatori allo stesso tempo, sono capaci di stabilire quali prodotti sono superflui, quali sono quelli di qualità sufficiente…ecc. Pertanto per un'economia pianificata, la democrazia operaia è indispensabile tanto quanto l'ossigeno per un organismo vivente.

La caricatura stalinista del socialismo ha sostituito la democrazia operaia con un Piano centralizzato. Con un'economia relativamente semplice, questo è ancora fattibile; ma in un'economia moderna dove centinaia di migliaia di prodotti vengono fabbricati, questo è impossibile. In questo caso, la burocrazia stalinista che fungeva da freno allo sviluppo della società in un'economia semplice, diventerebbe un freno assoluto.

Ad ogni livello

Nella pianificazione bisogna partire dai bisogni di tutta la popolazione. Pertanto ciò vuol dire che gli interessi di un'impresa o di un settore possano essere in conflitto con quelli di altri lavoratori. Sotto il capitalismo ciò conduce inevitabilmente ai conflitti. In un sistema socialista fondato sulla partecipazione ciò può essere risolto in modo pacifico.

La pianificazione deve stabilirsi al livello delle imprese e a livello settoriale poiché i lavoratori di un settore sono meglio informati sui loro prodotti e sulla domanda. La presenza di rappresentanti di lavoratori di altri settori e del resto della popolazione garantirebbe di tener conto degli interessi più diversi. La pianificazione deve effettuarsi anche su piano nazionale dai rappresentanti di tutti i settori, ed oggi anche a livello internazionale, per potere coordinare la produzione con il minimo di perdite.

Il socialismo esige un certo grado di sviluppo della produzione. La struttura della produzione attuale potrebbe, senza problemi, offrire a ciascuno delle condizioni di vita migliori. Lo stalinismo, fu la conseguenza dell'isolamento della rivoluzione russa in un paese arretrato.

Che cosa dice la critica borghese?

Sin dalla rivoluzione russa, gli ideologi borghesi hanno riempito pagine e pagine per convincerci che il socialismo non può funzionare. Secondo loro, il socialismo è impossibile perché la natura dell'uomo è fondamentalmente cattiva. Come se la natura umana non fosse condizionata dal sistema. Altro argomento, l'uomo è troppo fannullone per accettare di lavorare senza lo stimolo della competizione. Come se avessimo tutti un nostro pezzo di terreno o una fabbrica! Al contrario,la maggioranza delle persone non ha assolutamente nulla. Il lavoro che facciamo, non lo facciamo perché siamo stimolati dal " frutto " del nostro lavoro, ma perché siamo obbligati, perché dobbiamo ottenere un reddito. In una società socialista, i lavoratori produrranno per la ricchezza collettiva e l'alienazione sarà attenuata dal protagonismo dell'operaio nell'insieme del processo di produzione. Un sistema socialista non ha bisogno di coercizione. La limitazione della libertà, l'usurpazione, lo sfruttamento ed il fatto di rendere il lavoro non attraente, non sono le caratteristiche del socialismo ma quelle del capitalismo. L'assenza di libertà ed il carattere del lavoro sotto il regime stalinista, malgrado il mantenimento di certe basi dell'economia socialista (pianificazione), furono dovute alla soppressione della democrazia operaia.

inizio