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Elezioni Europee

Bilancio della sconfitta dei governi borghesi !

Le Elezioni europee di giugno hanno sancito la sconfitta di Blair, Schröder Berlusconi, Chirac,Verhofstadt e compagnia. La debole partecipazione dell'elettorato (in media il 42%) ed il successo delle formazioni che resistono contro il progetto di Unione Europea (UE) o delle organizzazioni apertamente populiste la dice lunga sull'infatuazione degli elettori per l'UE.

di Philipp Fleischmann

Quando Berlusconi andrà alla prossima riunione europea per discutere della Costituzione, avrà la possibilità di condividere insieme agli altri capi di governo il problema della sconfitta elettorale.

Blair, Schröder, Chirac, Berlusconi, Persson, Verhofstadt, e Ahern sono uniti nella sconfitta. Neanche i capi di stato dei dieci nuovi paesi dell’Europa centrale e dell’est possono essere contenti. La minima parte della popolazione che è andata a votare in questi paesi ha eletto un ampio arco di deputati euroscettici al parlamento europeo.

Le elezioni europee del 2004 saranno ricordate come quelle elezioni nelle quali i governi europei in carica, e l’idea stessa di Unione Europea, siano state “calpestate” dai risultati elettorali. C’è un abisso tra i dirigenti europei e la popolazione, abisso che va via via ampliandosi e che si alimenta della rabbia contro il declino delle condizioni di vita, contro la disoccupazione e contro i politici disonesti che lavorano solo per le loro tasche.

I socialdemocratici in Germania (la SPD), guidati da Gerhard Schröder, hanno ottenuto la percentuale più bassa dal 1932, attestandosi intorno al 21,5%. Lo SPD tentava di ricordare ai tedeschi la sua presa di posizione contro la guerra in Iraq, ma questa mossa non ha distolto l’attenzione dei lavoratori dalle responsabilità del partito per aver applicato la più brutale politica di controriforme sociali ed economiche dai tempi della seconda guerra mondiale. I padroni in Germania premono per ottenere salari più bassi e una settimana di lavoro più lunga. La SPD ha avuto la funzione di partner volontaria in questi attacchi contro i livelli di vita dei lavoratori e dei poveri, ma è stata ripagata con una sconfitta elettorale dopo l’altra, da quando è tornata al governo nel settembre 2002 (con una maggioranza risicata).

Le conseguenze della guerra in Iraq

In Gran Bretagna le elezioni europee sono state indette contemporaneamente alle elezioni locali e a quelle per la “Greater London Assembly”, l’assemblea dell’area di Londra. Il Labour Party (Partito Laburista) di Blair ha pagato caro il suo appoggio alla guerra in Iraq e il malcontento verso la politica interna adottata che ha portato alla privatizzazione della sanità, ha promosso una politica di moderazione salariale e la scomposizione dei servizi pubblici. Nel voto locale il Labour Party ha ottenuto il terzo posto dopo i Conservatori e i LiberalDemocratici. Alle elezioni europee i Laburisti sono scesi al 22%, il livello più basso ottenuto da questo partito in un’elezione nazionale dal 1918. I Conservatori non hanno fatto molto di più, confermando quindi che si trattava di una rivolta degli elettori contro tutti i dirigenti politici; hanno ottenuto il 28% - il voto più basso per i “tories” dalla fine del ‘800.

Allora, chi ha vinto? I grandi vincitori sono stati “gli altri” – un gruppo di piccoli partiti, tra i quali spicca il partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP),che è riuscito ad attrarre la gran parte del voto di protesta. L’UKIP, guidato da celebrità come Robert Kilroy Silk – un ex-parlamentare laburista, che diventò in seguito presentatore di un talk-show fino a quando non fu licenziato per aver fatto dei commenti razzisti in un articolo su un giornale – ha raggiunto il 16,7%. L’UKIP ha quadruplicalo i suoi seggi in parlamento da 3 a 12.Questo partito non ha ne membri ne sezioni in tutta la Gran Bretagna. Anche se “Respect”, la formazione guidata dall’ex-laburista George Galloway e il Socialist Worker’s Party (SWP), ha ricevuto dei risultati rispettabili in qualche area, sostanzialmente non è riuscita a “sfondare”. Respect, guidata dall’ SWP, ha pensato che abbassando il contenuto di classe del suo programma e presentando i “pensieri fortemente religiosi” di Galloway avrebbe potuto ottenere dei seggi attraendo le circoscrizioni islamiche che si sono opposte alla guerra. In Scozia, il partito socialista scozzese (SSP) è finito al settimo posto dopo l’UKIP ed i Verdi.

Le opportunità perse

In Francia l’Unione per un Movimento Popolare (UMP) di Chirac, che è al governo, ha subito la seconda sconfitta elettorale in meno di tre mesi. Le proteste contro la riforma del welfare e delle pensioni hanno portato l’UMP a meno del 17% dei voti. In Francia, come in Italia, in Portogallo e nei Paesi Bassi, i partiti socialdemocratici hanno raccolto i voti di protesta perché sono visti come i partiti più grandi d’opposizione. In Italia, Berlusconi ha perso molti voti, ma sono stati i suoi partner di coalizione ad aver mantenuto e in alcuni casi ottenuto più voti. Questi “voti di protesta” guadagnati dai partiti socialdemocratici tradizionali non devono trarre in inganno, questi voti non ci dicono che i lavoratori hanno fiducia in questi partiti o sono convinti dai loro programmi bensì perché vengono visti come i principali partiti di opposizione. Non vuol dire neanche che vedremo in futuro giovani che aderiranno a questi partiti.

La Francia è un esempio particolare; nell’ultimo decennio la classe operaia francese si è opposta fortemente nelle piazze e con il voto alla politica neo-liberale sia di centro-destra che di centro-sinistra. Ma l’alleanza tra LO e LCR, partiti che dichiarano di fare riferimento al trotzkismo, ha subito una seria battuta d’arresto. Il loro risultato è stato solo del 3,3% ed hanno perso tutti e cinque i loro seggi nel parlamento europeo.LO/LCR non parlava neanche dell’idea di costruire un nuovo partito dei lavoratori come alternativa socialista ai partiti pro-capitalisti. È stato lasciato come un punto da affrontare dopo le elezioni, ma nel frattempo è stata persa un’altra opportunità per costruire un tale partito.

C’è bisogno di una attiva campagna e di un piano di azione per la formazione di un nuovo partito dei lavoratori. Solo due anni fa i voti di LO e LCR insieme raggiungevano il 10,4% nella prima tornata delle elezioni presidenziali francesi. Nel gennaio 2004 i sondaggi indicavano che il 9% della popolazione francese votava per LO/LCR e che il 22% di coloro che non avevano mai votato per la sinistra radicale avrebbe pensato seriamente a farlo.

Sotto l’attacco neoliberale del nuovo governo di destra era tale la radicalizzazione, che si era creato un terreno favorevole per la formazione di un nuovo partito dei lavoratori.

Queste opportunità, comunque, sono limitate nel tempo. È un avvertimento per partiti come ad esempio il Blocco di Sinistra in Portogallo, che dimostra come le vittorie elettorali si possono perdere quando non si prendono le iniziative necessarie per sfruttare le opportunità politiche che si hanno di fronte.

Un’ Europa dei lavoratori!

È stato fatto molto per far aumentare l’apatia degli elettori e generalmente la tendenza che si riscontra è di un calo nella partecipazione alle elezioni sia europee che nazionali in quasi tutti i paesi del continente. Nei dieci nuovi paesi dell’UE, dell’Europa centrale ed orientale solo il 28,7% degli aventi diritto è andato a votare, ed è un chiaro segno dell’ulteriore disillusione nei confronti dell’UE e delle sue politiche che ha permesso ad alcuni rappresentanti dei partiti euro-scettici e populisti di guadagnare dei seggi a Bruxelles e a Strasburgo.

In Polonia due partiti anti-UE, il Partito dell’Autodifesa e la Lega delle Famiglie polacche hanno ottenuto insieme il 29%. Nella Repubblica Ceca il Partito Comunista, ex-stalinista, ha guadagnato il 20%, spingendo i socialdemocratici, che sono al governo, al terzo posto. In Slovacchia lo Smer un partito populista di sinistra, ha preso il 16,9%.

La partecipazione media si è abbassata alla cifra record del 42,2%, molto più bassa del 49,4% delle elezioni Europee di cinque anni fa. Però, nel passaggio dall’apatia all’antipatia, la partecipazione si è alzata del 15% in Gran Britagna, del 9% nei Paesi Bassi, e del 3% in Italia.

Specialmente in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi il voto riflette la rabbia contro la partecipazione di questi governi alla guerra in Iraq e la rabbia verso la politica interna dai governi di questi paesi contro la classe operaia.

Il governo di destra del primo ministro olandese Balkenende ha attaccato quasi su tutto: la cassa per i disoccupati e quella per i disabili, la sanità, l’educazione, il trasporto pubblico, il sostegno all’affitto ed adesso anche le pensioni. Queste azioni severe hanno fatto calare lo stipendio medio reale dei lavoratori dell’ 1,25% in un anno e la disoccupazione cresce di 14.000 unità ogni mese.

In questo paese, il Partito Socialista (nel quale i sostenitori del CIL/CWI si battono per un programma socialista), un partito alla sinistra del PVDA, il Partito olandese del Lavoro, ha ottenuto il 7%. Insieme al 7,4% della Sinistra verde, ed il 7,3% del nuovo partito anti-corruzione “Europa trasparente” di Van Buitenen, rappresenta un segnale importante dello sviluppo politico in quel paese.

Questo è solo un esempio di un processo che si ripete in altri paesi europei.La diffidenza verso i partiti operai tradizionali è lampante, una parte dei voti di protesta sono andati a delle forze piuttosto piccole con una base nella classe operaia e che si trovano alla sinistra dei partiti socialdemocratici.

Ma questi non sono solo gli unici a vincere, anche alcune forze populiste ed in alcuni casi razziste hanno ottenuto un discreto successo sfruttando la rabbia della gente contro i politici pro-capitalisti e le loro politiche. È un avvertimento agli altri partiti di sinistra che hanno ottenuto dei buoni risultati come il Blocco di Sinistra in Portogallo e la stessa Rifondazione Comunista in Italia è positivo in se, ma bisogna andare più lontano, sviluppando una fase nella quale settori importanti della classe operaia si impegnino attivamente nei movimenti di lotta per difendere le conquiste sociali del passato e ottenerne delle nuove con un programma per la trasformazione socialista della società. I primi passi su questa strada possono essere fatti ricostruendo le organizzazioni esistenti o costruendo nuove formazioni politiche come strumenti della lotta di classe che siano capaci di attrarre ampi settori di lavoratori e giovani alle idee marxiste.Le alleanze politiche, come dimostrato in Francia da quella tra LO e la LCR che ha ottenuto delle percentuali minime, non sono sufficienti.

Dobbiamo batterci per una Europa dei lavoratori fondata sull’unità dei lavoratori, in lotta e nel socialismo.

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