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Elezioni politiche – una vittoria a metà.

I lavoratori devono intervenire o rischiano di subire duri e bui anni anche con Prodi.

Questo articolo è stato scritto subito dopo l’annuncio della vittoria di Prodi e dell’Unione alle urne – la mattina dell’ 11 aprile. ‘Il caimano’ ha continuato a battere la coda per cambiare il voto e a Bush e a Blair non piace perdere un’amico! Chirac e la Merkel si sono felicitati con Prodi.(Ognuno ha gli amici che si merita!) In Rifondazione Comunista sono già apparse le prime tensioni. C’è bisogno di discutere. C'è bisogno di un'alternativa socialista.

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Alla rabbia e all’indignazione per come Berlusconi ha guidato l’Italia si aggiunge la paura che dalla lunga notte delle elezioni possa uscire ancora una volta vincitore. "Se quel pagliaccio torna al potere sarà una disgrazia per l’italia e non varrà più la pena viverci!" Queste sono le parole di un’ insegnante e madre di due bambini di Roma. Con i voti in equilibrio, era indignata: "Contano i voti dei soldati all’estero che sono controllati alle ambasciate e non contano gli immigrati che vivono e lavorano in Italia, dandogli la loro possibilità di dire no alla destra!"

Gli exit poll del pomeriggio del 10 aprile davano un inarrivabile vantaggio del 5% all’Unione e al suo leader Romano Prodi. Questo doveva essere il colpo di grazia al Cavaliere, il più ricco uomo d’Italia che ha giocato per cinque anni con i diritti dei lavoratori, dei giovani e degli immigrati.

Ma mentre nella notte si aggiornava lo spoglio delle schede la festa del centro sinistra veniva di volta in volta rimandata. Ma finalmente verso le tre del mattino Prodi dichiara: "Abbiamo vinto!". La sua coalizione ha ottenuto la più piccola maggioranza possibile: meno di un decimo dell’uno per cento con soli 25.000 voti in più! Con la riforma elettorale attuata dal governo Berlusconi, chi vince le elezioni ottiene il 55% dei seggi alla camera dei deputati; al senato invece la ripartizione dei seggi avviene su base regionale, e qui il centro sinistra ha finalmente vinto anche se in piccolissima misura.

L’Italia adesso sembra più polarizzata che mai sia su base politica che di classe. L’affluenza alle urne all’84% è stata molto alta, persino per gli standard italiani (molto maggiori rispetto ad esempio all’Inghilterra). Nella ‘rossa’ Bologna si è arrivati al 90%. L’Emilia Romagna e la Toscana, da sempre di sinistra sono accorse in sostegno di Prodi mentre dall’altra parte la Lombardia e il Veneto hanno dato la maggioranza dei voti a Berlusconi. Forza Italia ha perso molti voti, ma i partiti della sinistra non sono riusciti a guadagnare i voti persi grazie all’impopolarità di Berlusconi. Fintantoché i lavoratori e i giovani non prendereanno il loro destino nelle loro mani l’Italia dovrà confrontarsi con un periodo di debolezza e instabilità, e questo probabilmente vorrà dire crisi economica.

-Il Governo Prodi sarà a favore dei grandi imprenditori

L’alleanza di Prodi (che include cattolici, Verdi, ex comunisti e quasi comunisti) ha fallito nell’ottenere il supporto dei lavoratori e dei giovani coinvolti nei vari scioperi di massa contro il governo Berlusconi.

La minima maggioranza per l’Unione è stata causata soprattutto dal fatto che non ha saputo portare avanti politiche contro le privatizzazioni e che in generale facessero pagare agli imprenditori i costi della crisi del loro sistema. Prodi ha, con cognizione di causa, evitato di far promesse ai lavoratori e alle giovani generazioni di studenti e giovani che si sentono abbandonati in un mare di lavoro precario, scarso welfare pubblico e grandi minaccie alle pensioni (non solo quanto sarà la pensione, ma se sarà pensione…). Ora bisognerà trarre le dovute conclusioni sulla debolezza del centro sinistra e seguire l’esempio della Francia, supportando le proprie richieste con scioperi e dimostrazioni.

Gli imprenditori sia italiani che stranieri calcano la mano sul fatto che il governo di centro sinistra non ha abbastanza forza per portare avanti le ‘riforme’ che aveva promesso, compreso la diminuzione del 5% del costo del lavoro e il ‘contratto sociale’ per mantenere stabili i salari (nessun o lieve aumento) e bloccare gli scioperi. L’agenzia di valutazione internazionale Standard and Poor’s ha abbassato le quotazioni dell’Italia appena si sono chiuse le urne.

L’Italia è la settima potenza economica mondiale (la quarta in Europa) ma negli ultimi 5 anni ha avuto la minor crescita di tutti i paesi dell’area Euro. La nostra produttività e la competitività dono in declino e l’inflazione sale. Il tasso di crescita del debito pubblico è oltre ai parametri accettati e abbiamo il terzo disavanzo di bilancio del mondo.

Le 238 pagine del programma dell’unione hanno poco di buono da offrire ai lavoratori e ai giovani in termini di cambi di rotta reali. Rifondazione Comunista, guidata da Bertinotti, che ha incentrato la campagna elettorale sulla frase ‘Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero’ senza mai proporre qualcosa contro al sistema capitalistico e senza mobilitare giovani e lavoratori intorno ad un vero programma comunista.

Se si fossero fatte proposte in questo senso già durante il governo Berlusconi il partito sarebbe potuto crescere. Ma così com’è, con Bertinotti che promette fedeltà a Prodi, sia i voti (intorno al solito 6-7%) sia gli iscritti non sono aumentati. Più del 40% dei membri di Rifondazione erano contrari ad entrare nell’Ulivo insieme a dei partiti apertamente capitalisti.

Un chiaro programma comunista per mandare a casa il governo Berlusconi avrebbe impedito al cavaliere di mantenere il potere così a lungo e persino rischiare un suo ritorno. Il governo Prodi, qualsiasi sia la sua maggioranza, dovrebbe spingere per ripristinare le leggi cambiate da Berlusconi e quindi permettere alla giustizia di completare il suo corso spedendolo in prigione e togliendogli l’illegale monopolio dell’informazione. Rifondazione Comunista dovrebbe spingersi oltre e mobilitare i lavoratori per far pressione affinchè Prodi compia ciò che va fatto. Dovrebbe proclamare delle manifestazioni di piazza contro ogni possibile ritorno di Berlusconi. Questo vuol dire lottare su una chiara base anti-capitalistica con richieste socialiste, rifiutando ogni supporto alle misure contro la classe dei lavoratori da parte del governo Prodi e dei suoi alleati cattolici che inevitabilmente cercheranno di introdurre.

-La caduta di Berlusconi

In una maniera incredibilmente arrogante Berlusconi ha usato la sua maggioranza parlamentare per proteggere se stesso dalla legge e per consolidare il suo monopolio sui media per fermare ogni opposizione alla sua persona. Il cavaliere ha resistito a 6 scioperi generali e numerosissime manifestazioni di piazza, alcune di queste con 2-3 milioni di partecipanti. Ha dimostrato un totale supporto alle invasioni di Afghanistan e Iraq da parte dell’America di Bush, ha spinto per far crollare ogni difesa dei diritti dei lavoratori…

Prima della fine della campagna elettorale Berlusconi ha dimostrato la sua incredibile paura di perdere promettendo 1000 euro per ogni neonato nel 2007, l’abolizione della tassa sulla prima casa e di quella sui rifiuti, ha mandato a casa di buona parte degli italiani un giornale di 160 pagine pieno di adulazioni alla sua persona e al suo partito, si è alleato con chiunque, compresa la nipote del duce, Alessandra Mussolini!

Ha poi accusato i suoi avversari di avere come idoli Stalin, Pol Pot e Mao (tutti dittatori che usando la parola comunismo hanno distrutto i loro stati) ed ha offeso tutti quelli che votano contro di lui chiamandoli ‘coglioni’!

Quando gli exit poll hanno finalmente indicato che Prodi avrebbe vinto sul sito di Repubblica un visitatore ha scritto: "Adesso è stato provato che i ‘coglioni’ sono la parte più importante di un corpo sano, congratulazioni Prodi!"

Berlusconi, dopo essersi inimicato ampie frangie dei lavoratori e degli intellettuali è riuscito ad alienarsi i consensi persino degli industriali. La Confindustria si è ovviamente schierata con Prodi abbandonando Berlusconi, il quale non ha mancato di sottolineare la cosa con una serie di insulti lanciati agli imprenditori durante il loro convegno di marzo. Berlusconi ha fallito nel portare avanti le ‘riforme’ che i capitalisti gli avevano chiesto (e lui aveva promesso) portando l’Italia all’orlo del collasso. I ‘boss’ ora vogliono che il peso della crisi ricada sulle spalle dei lavoratori facendo fare al ‘governo dei lavoratori’ il lavoro sporco.

Anche se Bertinotti si è piegato all’alleanza, non è ancora chiaro se e quanta pressione arriverà dalla base chiedendo di ritirare il supporto al governo di Prodi, anche se questo provocasse la sua caduta. L’ultima volta che hanno governato, il governo dell’Ulivo non ha praticamente mai dovuto subire uno sciopero nonostante le sue politiche fossero contro i lavoratori, di privatizzazione e di tagli allo stato sociale, politiche che hanno spianato la strada al secondo governo Berlusconi. Questa volta ci sono poche speranze tra i lavoratori ed i giovani su quel che Prodi farà. L’economia italiana da un punto di vista capitalistico è allo sbando, e questo significherà molti sacrifici da parte dei lavoratori.

Oggi circa il 50% dei giovani occupati ha un lavoro precario. Probabilmente la vittoria dei lavoratori francesi contro il governo Chirac/Villepin riscalderà gli animi anche qua da noi. Prodi ha promesso che la legge 30, che è la principale causa della precarizzazione del lavoro, verrà rimossa o ritoccata, pare più probabile la seconda ipotesi visto la già manifestata opposizione alla rimozione della legge da parte del centro cattolico del governo Prodi. Per tenere fede alle sue parole dovrà consolidare il suo governo, cosa alquanto ardua. Allo stesso tempo alcuni sindacalisti stanno cercando di fare reintrodurre la ‘scala mobile’, cosa che richiederà tante manifestazioni e lotte contro i datori di lavoro (e forse il governo) per essere approvata. Grandi scontri di classe si profilano all’orizzonte in Italia, e un partito di massa dei lavoratori che lotti su basi veramente socialiste deve emergere.

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