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Balcani

Nuove tensioni etniche

Le “soluzioni” imposte dall’alto provocano instabilità

La Macedonia, cosi come il “protettorato ONU” del Kosovo/Kosova (precedentemente parte dello stato serbo), continuano ad essere instabili. Stagnazione economica, disoccupazione elevata, cosi come una rinnovata paura della pulizia etnica, minacciano di rinfocolare i conflitti in questa regione.

In Macedonia, i piani di decentralizzare il potere facenti parte dell’ Accordo di Ohrid stipulato nel 2001 si trovano di fronte ad uno scoglio. La programmata riorganizzazione dei confini regionali e municipali creato degli scompensi. Coloro che si troveranno ad essere una minoranza all’interno del loro stesso villaggio, città o regione, in base ai nuovi piani, hanno paura di diventare una minoranza oppressa o addirittura essere costretti ad emigrare.

I macedoni, che compongono approssimativamente il 65% della popolazione del paese, hanno paura che questa decentralizzazione sia un passo aventi verso la divisione del paese, con le aree occidentali annesse alla vicina Albania. I due maggiori gruppi etnici, albanese e macedone, stanno deliberatamente movendosi verso aree nelle quali costituiscono una maggioranza e dove si sentono al sicuro. Poiché il piano di pace di Ohrid è stato un accordo tra leader politici, sotto la intensa pressione delle potenze imperialiste, molte persone non lo vedono di buon auspicio. Questo e la rabbia per l’atroce situazione economica, vengono sfortunatamente usati da gruppi nazionalisti reazionari di entrambe le comunità per costruirsi una potente base. La riorganizzazione dei confini regionali e municipali sarà posta a referendum il 7 Novembre. L’imperialismo è spaventato dall’instabilità della regione che minaccia l’ espansionismo UE/NATO e l’accesso ai mercati e alle risorse dei Balcani. Eì per questa ragione che i suoi rappresentanti sostengono il governo socialdemocratico e lo spingono a portare avanti le “riforme”. Una sconfitta del governo nel referendum , porterebbe il caos politico e il ritorno della violenza inter-etnica.

Gli albanesi chiedono l’indipendenza

Anche al nord, la situazione nell’ora dimenticata regione del Kosovo/Kosova, è ugualmente precaria. La maggioranza di etnia albanese chiede la piena indipendenza dalla Serbia. Nelle elezioni locali questa parte di popolazione è probabile che voti per i nazionalisti albanesi pensando di ottenere l’indipendenza il più presto possibile. Questi porterebbero le loro richieste di indipendenza nelle discussioni, programmate per il 2005, che in teoria dovrebbero risolvere una volta per tutte la situazione del Kosovo/Kosova. Dopo le violenze etniche dello scorso Marzo, principalmente contro la minoranza serba, proprio i serbi si sentono comprensibilmente più vulnerabili. Inoltre hanno paura di divenire una minoranza oppressa in un futuro stato kosovaro guidato dall’etnia albanese.

Il CWI al tempo dell’intervento della NATO nel Kosovo/Kosova nel 1999 aveva detto,che l’imperialismo sarebbe presto arrivato allo scontro con l’etnia albanese in quanto non era interessato a soddisfare le loro aspirazioni nazionali. Questo si sta dimostrando vero. Ogni tentativo volto a negare e posticipare ancora una volta la piena indipendenza del Kosovo/Kosova dopo il 2005 potrebbe condurre a scontri aperti. La minoranza serba è spinta a boicottare le elezioni kosovare dal Primo Ministro serbo Vojislav Kostunica cosi come dal Patriarca della Chiesa Ortodossa serba. Il Presidente Boris Tadic nel frattempo contraddice questi appelli chiedendo alla minoranza serba di partecipare in massa! L’affluenza della minoranza serba è probabile che si riveli bassa, come risultato di questa confusione, cosi come, certamente, la loro generale opposizione a uno stato kosovaro guidato dalla minoranza albanese. L’ala realista della classe dominante serba accetta con riluttanza di perdere il Kosovo/Kosova. Adesso sono passati al “piano B” : salvare almeno una parte del territorio. Per questo promuovono l’idea di “Zone Serbe Autonome”. Ma questa è soltanto una copertura. Il settore nord del Kosovo/Kosova è a maggioranza serba. Inoltre è ricco di miniere. La classe dominante serba a Belgrado vorrebbe vedere quest’area riannessa allo stato serbo. Questa spartizione potrebbe portare ad un ulteriore pulizia etnica. I serbi nel sud del Kosovo/Kosova verrebbero cacciati cosi come gli albanesi nel nord. I conflitti tra i villaggi e i paesi nelle aree confinanti allontanerebbero ancora di più la soluzione finale del dramma della regione. Azioni di rappresaglia potrebbero verificarsi anche contro l’ etnia albanese, o anche gli altri mussulmani, che vivono in Macedonia cosi come in Serbia-Montenegro. Come dimostrato negli ultimi anni , una soluzione ai conflitti nazionali nei Balcani non calerà dall’alto. I corrotti leaders capitalisti e le istituzioni imperialiste programmano le loro “soluzioni” per soddisfare i loro interessi di classe. I capitalisti vogliono la stabilità nella regione solo per ottenere profitti. Allo stesso tempo, i politici locali si appoggiano ai differenti gruppi etnici e alle nazionalità. Hanno tutto l’interesse a mantenere le popolazioni divise per continuarne lo sfruttamento. Solo un movimento dal basso che unifichi la classe lavoratrice, i contadini poveri e le minoranze oppresse in una lotta per rovesciare il capitalismo ed espellere l’imperialismo fuori dalla regione può condurre ad una soluzione duratura. Per fare in modo di raggiungere la massima unità della classe lavoratrice che superi le divisioni nazionali, etniche e religiose, un movimento del genere deve garantire a tutte le minoranze pieni diritti. Questo significa garantire il diritto a determinare autonomamente le relazioni con gli stati nazionali esistenti, e se deciso democraticamente, anche il diritto alla completa separazione. Una lotta per il socialismo è l’unica via possibile per tutti coloro che vogliono porre fine all’incubo capitalista nei Balcani.

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