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Rifondazione Comunista

Verso il VI Congresso del Prc

Per una Rifondazione Comunista con un programma marxista e di classe.

Il testo che presentiamo rappresenta il nostro contributo al dibattito precongressuale apertosi sulle pagine di Liberazione nella rubrica “Tribuna sulle 15 tesi”. A discapito del titolo dato a questo dibattito il nostro articoli ad oggi (30 Ottobre 2004) non è stato ancora pubblicato sul quotidiano del PRC. Questo mostra ancora una volta come venga “censurata” per così dire la partecipazione democratica di alcune aree,correnti o frazioni (non abbiamo paura di essere tacciati di frazionismo, anzi!) al dibattito all’interno del Partito.

La versione ridotta (i documenti per essere pubblicati non dovevano superare le 5000 parole!) è stata inviata al numero di Fax della redazione di Liberazione il giorno 21 Ottobre 2004, mentre giornalmente sono state inviate email da parte dei nostri compagni con il testo che leggete qui sotto, ma senza nessuna risposta!

Ancora una volta la questione della democrazia interna deve essere uno dei punti centrali del prossimo Congresso del Partito.

L’Italia é il paese in cui le proteste contro la globalizzazione e contro la Guerra del nuovo secolo sono state le piú imponenti e con una grande partecipazione, ad esempio il 15 Febbraio 2003 di circa 3 milioni di persone. E’ anche la casa di una grande rete di Social Forum locali, tra tutti quello di Genova che ha organizzato la settimana di proteste contro il summit del G8 nel Luglio 2001. Fu allora che il volto brutale e reazionario dello Stato italiano si è rivelato al mondo – nell’uccisione di un giovane manifestante, Carlo Giuliani; nel sanguinoso pestaggio alla scuola Diaz; nelle torture, di stampo fascista, di coloro che sono stati arrestati dalla polizia nella caserma di Bolzaneto. Il primo Social Forum Europeo si è tenuto in Italia, a Firenze nel 2002 ed è sfociato in una partecipatissima manifestazione contro la guerra con due milioni di persone.

Allo stesso tempo, si sono avute un’ondata di manifestazioni dei lavoratori, compresi scioperi generali contro gli attacchi neoliberisti del governo Berlusconi e la piú grande manifestazione avvenuta in Europa in difesa dei diritti dei lavoratori – la manifestazione di tre milioni di lavoratori nel Marzo del 2002 a Roma.

Si sono avuti drammatici scioperi anche quest’anno, ma l’ “Autunno caldo" italiano al momento non sembra arrivare. Una delle ragioni di questo è il fallimento dei dirigenti dei tre principali sindacati CGIL CISL UIL nel non aver fatto appello per un decisivo sciopero generale o per una seria contro offensiva.

L’Ulivo

L’opposizione dell’Ulivo, di nuovo sotto la leadership del dimissionario presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, ha fallito nel catalizzare il malcontento di massa e nel chiedere le dimissioni di Berlusconi e della sua cricca. Ha guadagnato voti alle elezioni di quest’anno, ma le sue percentuali sono state alterate duramente dal voto popolare.

I partiti alla sinistra dell’Ulivo hanno guadagnato voti. Tra loro il nostro partito, il PRC. L’attuale dirigenza purtroppo sta lavorando per una alleanza programmatica e di governo con i partiti capitalisti dell’Ulivo e molti lavoratori guardano con ottimismo a questa unità anti-Berlusconi.

Ma sono state le politiche neoliberiste iniziate dai precedenti governi dell’Ulivo – che ha colpito le condizioni di vita dei lavoratori e le prospettive di lavoro – che gli hanno fatto perdere popolarità ed hanno permesso a Berlusconi di vincere nel 2001. Ora, la dirigenza del PRC, vuole dare il suo appoggio ad un nuovo governo dell’Ulivo, che non fará nulla di diverso dalla volta scorsa.

Già alcuni dirigenti del centro-sinistra come Piero Fassino dei DS e Francesco Rutelli della Margherita hanno chiaramente detto che sostengono la “riforma” delle pensioni e che non hanno intenzione di fermare il processo di privatizzazione e deregulation.

La Guerra in Iraq

Per quanto riguarda il tema della fine dell’occupazione imperialista in Iraq, alcuni dei dirigenti del centro-sinistra hanno fatto un passo indietro rispetto al voto unanime fatto al tempo delle rivelazioni sulle torture del carcere di Abu Ghraib, per il ritiro immediato delle truppe dall’Iraq. Anche Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione (e presidente del nuovo Partito della Sinistra Europea fondato lo scorso Maggio) ha abbandonato questa richiesta quando le due volontarie italiane sono state catturate in Iraq. Invece di far fare un passo avanti alla campagna per il ritiro delle truppe italiane ha rassicurato Berlusconi del suo appoggio per una posizione di unità nazionale su quest' argomento.

Una volta liberate le “Due Simona”, Bertinotti ha tentato di riconquistare le sue credenziali di sinistra con un nuovo appello al ritiro delle truppe, aggiungendo che nuove truppe potrebbero andare in Iraq sulla base di una conferenza di pace che coinvolga la “resistenza” irachena.

Invece avrebbe dovuto dare il suo ampio appoggio alla costruzione di sindacati indipendenti e partiti dei lavoratori in Iraq e per la sostituzione delle truppe straniere d' occupazione con milizie unitarie sotto il democratico controllo di tutti i gruppi etnici e nazionali del paese.

Non é solo in politica estera che la dirigenza del PRC sta fallendo nel proporre un programma rivoluzionario.

In relazione alle crisi alla Fiat, alla Parmalat e all’Alitalia – le imprese ammiraglie dell’economia italiana - il partito e il suo quotidiano (Liberazione) non hanno condotto una campagna per la proprietà pubblica (con compensazioni e/o indennizzi solo sulla base di comprovati bisogni) e il controllo attraverso comitati democraticamente eletti dei lavoratori e dei consumatori.

Bertinotti ha dichiarato qualche tempo fa, che il problema dell’economia italiana non è causato dalla proprietà privata e dallo sfruttamento capitalista, ma dall’evasione fiscale !. La soluzione? Assumere 10.000 esattori in piú per fare in modo che i ricchi paghino.

La maggioranza dei Giovani Comunisti, che ti aspetteresti fossero piú radicali e anti-capitalisti, sembrano convinti attraverso le Banche Etiche e il consumo di prodotti “Equi e solidali” sia sufficiente a porre fine allo sfruttamento del mondo neo-coloniale.

Il Partito della Sinistra Europea, é stato costituito senza nessuna discussione all’interno del PRC e comprende tutti quei partiti con pochi riferimenti al comunismo rivoluzionario o al socialismo – il PDS in Germania, il PCF in Francia – e i quali hanno partecipato a governi nazionali e locali appoggiando politiche neoliberiste e contro i lavoratori!

Il passo indietro del PRC

Molto ci si aspettava dal PRC – in Italia, in Europa e ovunque. Era una “piccolo partito di massa” che nacque dal PCI-PDS, rifiutando gli argomenti predominanti negli anni ’90, ossia che il sistema capitalista è l’unico modo di organizzare la società, accettati invece da quasi tutte le socialdemocrazie.

Il PRC negli anni ha saputo conquistare un ampio appoggio tra gli studenti e tra i lavoratori. Un partito come il PRC, avrebbe dovuto spiegare a coloro che chiedevano e chiedono “Più unità” la sua totale opposizione ad un nuovo governo dell’Ulivo, denunciando in tutti i modi le idee di “nuova concertazione” e “nuovo patto sociale” di Luca C. di Montezemolo, il nuovo dirigente di Confindustria. Montezemolo è il condottiero della Fiat e molto vicino alla Margherita,risulta chiaro che guardi all’Ulivo come scelta preferita della sua classe sociale!

Il PRC deve abbandonare la politica di collaborazione di classe con i partiti che rappresentano gli interessi della borghesia, L’Ulivo. Se la necessaria svolta non fosse fatta al piú presto, magari proprio attraverso il prossimo congresso del Partito, ci sarà un ulteriore esodo dal partito. Molte regioni hanno visto un sostanziale calo degli iscritti. L’annuale manifestazione di Roma del Prc, tenutasi il 26 Settembre scorso, è stata la meno partecipata rispetto agli anni passati. Bertinotti ha usato la parola socialismo solo una volta, ma come punto di arrivo e non come una serie d'idee e strategie per il successo delle lotte dei lavoratori e dei giovani.

Mutando il sua carattere originario, il PRC corre il pericolo di perdere il suo potenziale ruolo di forza anti-capitalista. Questo sarebbe un duro colpo per l’intero movimento operaio internazionale.

Gli ultimi tre anni di mobilitazioni di massa in Italia, contro Berlusconi e il sistema capitalista – nostrano e internazionale – potevano essere un terreno fertile per la crescita esponenziale del nostro partito. Il PRC avrebbe dovuto puntare a conquistare l’appoggio tra i lavoratori e i movimenti anti-globalizzazione e contro la guerra proponendo una vera politica comunista come unica strada per risolvere i problemi immediati e di lungo periodo. Avrebbe dovuto lanciare la parola d’ordine di un governo di rappresentanti eletti dai lavoratori e dai giovani che sono stati protagonisti in questi anni degli scioperi generali delle proteste di massa.

Non possiamo permettere alla dirigenza guidata da Bertinotti che il nostro partito venga ricondotto e legato mani e piedi a tutte quelle forze e quegli ideali di “concertazione” e collaborazione di classe dai quali si sganciò alla sua nascita. Tutti gli iscritti che non condividono questa prospettiva devono avere il diritto di manifestare il loro dissenso su quanto sta accadendo e unirsi per far rivivere nel nostro partito e nella società le vere tradizioni comuniste e di lotta della classe lavoratrice italiana.

La caduta del Muro di Berlino e l'imborghesimento dei partiti operai tradizionali.

Gli anni '90 portato con sé sotto ogni punto di vista il segno del crollo spettacolare dei regimi stalinisti avvenuti alla fine degli anni '80. Ciò ha segnato la fine di un mondo bipolare dove due sistemi fondamentalmente opposti dominavano il mondo. Da allora, siamo in un periodo di crescente instabilità sul piano economico, politico, sociale e militare.

La vittoria del capitalismo ha aperto la strada al processo di globalizzazione e all'applicazione dei concetti neo-liberali in tutto il mondo. Il risultato più visibile è il divario crescente tra ricchi e poveri su scala mondiale, ivi compreso in seno ai paesi capitalisti avanzati.

La caduta dello stalinismo, allo stesso tempo, ha tolto l'ultimo ostacolo al processo d' imborghesimento dei partiti operai tradizionali (le socialdemocrazie). I programmi di questi partiti sono stati "ripuliti" delle idee socialiste, le correnti di sinistra in seno a questi partiti o sono scomparse o sono state imbavagliate tanto da non avere più nessun ruolo di catalizzatori delle critiche verso questi partiti.

Da allora, i dirigenti si sono preparati ad applicare in modo “leale” la politica neo-liberale, col sostegno dei dirigenti sindacali,che hanno fatto di tutto per isolare o soffocare le lotte. Ciò ha condotto all'ondata di privatizzazioni, allo smantellamento dei diritti dei lavoratori, alla distruzione delle pensioni, alla flessibilità ed alla deregolamentazione.

Il fatto che la socialdemocrazia abbia (durante gli ultimi 25 anni allo stesso modo della borghesia) applicato la politica d' austerità, ha condotto alla situazione attuale, dove parecchie generazioni di lavoratori e di giovani odiano questi partiti. Contrariamente agli anni ‘60, ‘70 e la prima parte degli ‘80, i lavoratori ed i giovani non si dirigono più verso i partiti operai tradizionali per strappare un miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

Al contrario: in ogni lotta la socialdemocrazia e i vecchi partiti stalinisti - nei paesi dove questi ultimi avevano conquistato un'influenza di massa come in Italia il PCI, poi PDS, oggi DS - sono stati (e continuano ad esserlo in gran parte) al fianco dei padroni contro i lavoratori.

Per un'alleanza di classe

Troviamo interessante la “proposta congressuale alternativa e unitaria che superi ogni vecchia collocazione congressuale precedente” alla quale vogliamo portare il nostro contributo, le nostre idee e con la quale vogliamo confrontarci in tutti i modi democratici possibili. Il Polo autonomo di classe anticapitalistico o “alleanza” (come preferiamo chiamarla) non deve significare in primo luogo un ostacolo per il confronto né un contenitore indistinto e non potrebbe essere ancora ovviamente un nuovo partito dei lavoratori. Ed è escluso che una tale alleanza o Polo di classe (per la natura delle molte soggettività alle quali è indirizzato l’appello) lo possa diventare. Pensiamo che debba essere invece il riflesso di ciò che è necessario in questo momento e che serva a dare finalmente un volto alla sinistra. L’unità è in primo luogo unità d’azione. Pensiamo ovviamente di non poter ignorare tutte le lotte di questi anni e del prossimo futuro. Questa “alleanza” potrebbe catalizzare molti di coloro che sono coinvolti nelle lotte sociali aumentando così la sua portata, raggiungendo un pubblico più ampio, gettando le basi per una vera opposizione, così nei consigli comunali, come in parlamento e nelle piazze.

Pensiamo che un'alleanza comune-di organizzazioni e di individui- a sinistra e indipendente dall’Ulivo e comunque dai partiti borghesi sia un passo avanti per i lavoratori e i giovani in lotta per una vita migliore in una società migliore. Una società socialista.

Telefonateci a questi numeri 3332878182, 3493549711, 3201981601

Oppure scrivete una e-mail a

lottaperilsoc@hotmail.com

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